Podemos e Izquierda Unida annunciano l’accordo e volano nei sondaggi sulle nuove elezioni del 26 giugno. Nervosismo tra i partiti della crisi, sempre più in crisi
di Enrico Baldin
L’unità fa la forza, si diceva. Stando ai sondaggi potrebbe essere vero, almeno per quel che riguarda la Spagna.
Da quando re Felipe di Borbone ha constatato che non c’era alcuna maggioranza parlamentare possibile inviando gli spagnoli nuovamente alle urne, nella penisola iberica si fa un gran parlare di ingovernabilità. Quella constata in questi mesi e quella prevista come nuovo vecchio scenario per dopo le urne del 26J. Ai blocchi di partenza non pare cambiato un granché, ma una novità – ancora da concretizzarsi – degli ultimi giorni potrebbe mutare (non stravolgere) lo scenario esistente: l’accordo elettorale tra Podemos e Izquierda Unida.
Da un bel po’si susseguivano i contatti: prima delle elezioni del 20 dicembre i due leader delle due formazioni, Pablo Iglesias e Alberto Garzon, si erano incontrati con un nulla di fatto e prima che si avviasse la campagna elettorale si erano incolpati reciprocamente per il mancato accordo. Successivamente in piena corsa il primo ignorò il secondo, mentre il secondo accusò il primo di allontanarsi dai valori della sinistra.
Il voto ha confermato le nette distanze percentuali (Podemos conseguì oltre il quintuplo dei voti di IU), ma da subito ripartì un ragionamento all’interno delle due formazioni, che negli ultimi mesi si sono ritrovate d’accordo nel proporre al PSOE di Pedro Sanchez un accordo di governo di carattere progressista in salsa portoghese che poteva contare sulla maggioranza al Congresso (non al Senato però). Nulla di fatto. Pedro Sanchez, corteggiato anche dall’ex premier del PP Mariano Rajoy, si mostrava ondivago strizzando l’occhio più ai centristi di Ciudadanos che a una eventuale coalizione delle sinistre.
Ma oggi a ragion di logica le cose potrebbero andare diversamente. Stando ai sondaggi più accreditati i due partiti maggiori (PP e PSOE) sarebbero in ulteriore discesa rispetto allo scorso 20 dicembre, a beneficio delle giovani Podemos e Ciudadanos. Oltre tutto l’eventuale accordo tra Podemos, IU ed alcune formazioni territoriali, li porterebbe – stando ai sondaggi – a sorpassare di un paio di punti percentuali il PSOE che sconta il peso dell’insuccesso (per cui Sanchez si è scusato) nella responsabilità affidatagli dal Re e disattesa di formare un Governo. Lo stesso Iglesias, gongolando del possibile sorpasso ai danni dei socialisti, ha detto in una intervista a La Sexta che offrirà a Sanchez il ruolo di vicepremier per un accordo organico di governo. Una “gentile offerta” che antecede una campagna elettorale in cui Iglesias ignorerà il PSOE accreditandosi come vero sfidante del PP di Mariano Rajoy che rimane comunque prima formazione.
L’accordo tra Podemos e IU ormai sembra sempre più vicino alla realtà. Di pochi giorni fa innanzitutto il risultato della consultazione interna condotta da Izquierda Unida tra i suoi iscritti: l’84,5% di essi si sono detti favorevoli all’accordo con Podemos, nonostante non manchino i malumori interni, anche da parte di pezzi da novanta come l’ex leader Gaspar Llazamares. Dall’altra sponda del fiume invece la consultazione tra i militanti si terrà nei prossimi giorni, il 10 e 11 maggio. Pablo Iglesias dal canto suo, è preoccupato di conservare l’immagine “nuovista” della sua formazione, ma non ha fatto mancare la sua benedizione all’accordo, concedendo a Garzon parole a dir poco cordiali: «Con Garzon mi vedo bene a ricostruire questo paese». Nel frattempo nei territori già si erano composte liste comuni per la tornata elettorale del 20 dicembre che erano valse quasi un milione di voti (e 12 deputati) nella sola Comunità autonoma Catalana. Parimenti oggi le due formazioni sono già al lavoro per una lista unitaria in Castilla – La Mancha.
L’accordo delle sinistre però dà già fastidio prima ancora del suo compimento. Dalle parti del PP aleggia un certo nervosismo in questo periodo: i sondaggi lo danno in ulteriore discesa (meno del 27%) rispetto al voto di 5 mesi fa, e Mariano Rajoy è stato messo in discussione da più di qualcuno, tra invocazioni di primarie e generiche attribuzioni di colpe per il tracollo di un partito che nel 2011 vinceva a man bassa con oltre il 44% dei consensi surclassando il PSOE all’epoca guidato da Rubalcaba. Secondo una proiezione se l’accordo tra Podemos e IU si fosse fatto già a dicembre, il PP avrebbe perso 6 deputati in favore della sinistra, e un sondaggio pubblicato oggi da Diario Publico ritiene che gli elettori under 55 premierebbero come primo partito non il PP (preferito dai più anziani) bensì l’eventuale coalizione della sinistra. A questo proposito è risultata piuttosto insolita una provocazione su twitter da parte di un dirigente del PP che ha lanciato a Garzon la nomea di “enterrador di Izquierda Unida” a cui il 30enne deputato di Malaga ha risposto nel suo stile che in un anno ad essere “interrato” sarà il PP.
Neppure dalle parti del PSOE paiono averla presa bene. In una sorta di fallo di reazione pochi giorni fa Pedro Sanchez ha detto che Podemos con questa alleanza si sta rilevando «una formazione della vecchia sinistra comunista». Lo stesso Antonio Hernando, portavoce del comitato elettorale socialista, ha definito Iglesias come «ossessionato dalle poltrone e dai giochi di poltrone». Affermazioni pepate che rientrano nel nervosismo da guerra per la supremazia a sinistra e che non pongono di certo le basi per un accordo dopo le elezioni. E in vista del 26 giugno difficilmente i toni si abbasseranno.