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Laicittà, turismo irriverente in cerca di libertà negate

Invito a Laicittà, un progetto di Popoff e del collettivo Hierba Mala. Dal sogno di una Roma senza papa a quello di una città senza padroni. Stasera alla Strada e sabato per le vie di Trastevere

di Checchino Antonini

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Milioni di persone vengono qui da lontano e ne calpestano le strade credendo di trovarci l’autenticità di Roma. Altri milioni ci vengono per la movida: qui o altrove è sempre pessimo mojito in bicchieri di plastica, birra calda e tump-tump dei ballabili del III millennio. Molti meno hanno abbastanza soldi per comprarci una casa per poi promuovere petizioni contro la movida e il “degrado”. Altri ne avevano così pochi di soldi che sono dovuti andare via, in altri quartieri. Gentrification, la chiamano, e Trastevere, di questo stiamo parlando, l’ha subìta prima ancora che la sociologa inglese Ruth Glass coniasse il neologismo per descrivere i cambiamenti fisici e sociali di un quartiere di Londra che sono seguiti all’insediamento di un nuovo gruppo sociale di classe media . Prima si chiamava “sacco di Roma”.

Una città è la rappresentazione dei poteri e dei rapporti di forza ma conserva, o nasconde, i segni della ribellione, le resistenze e i sogni delle classi subalterne.

Sabato 14 maggio (appuntamento alle 16 alla salita della Lungara) arriverà a Trastevere la piccola carovana di Laicittà, itinerari nella Roma anticlericale, e proverà a leggere quei segni attraversando lo storico rione sulle tracce di chi ha provato a immaginare una città diversa, un destino diverso da quello scritto dai patti di potere che hanno cementificato la campagna, espropriato i beni comuni, chiuso le botteghe, deportato migliaia di proletari per far posto a vecchi e nuovi ricchi. Incontreremo le orme dei lanari che distruggevano i telai industriali che rubavano loro il lavoro, degli Arditi del Popolo che si ribellavano al fascismo nascente, di Giuditta Tavani Arquati e Giorgiana Masi, la prima uccisa dagli zuavi pontifici, l’altra dalle squadre speciali di “Kossiga”. Era il 12 maggio del ’77 e migliaia di persone sfidarono lo stato d’emergenza (come accade oggi a Parigi) per festeggiare la vittoria referendaria del divorzio.

Sentiremo l’eco di Bob Dylan, ospite del primo Folkstudio, e della bottega del fabbro che inventò i chiodi a quattro punti che bloccarono centinaia di volte i mezzi dell’occupante nazista. Con noi, Giovanna Olivieri (Casa Internazionale delle Donne), il cantautore Giovanni del Grillo, Nicolino Pompa, poeta sghembo, Daniele Miglio, attore, Edda Billi (Presidenta AFFI), Salvatore di Cesare della cooperativa di Autorecupero Vivere 2000 che è riuscita a strappare uno stabile di Piazza Sonnino alla speculazione, e Maurizio Zuccari, giornalista e scrittore.

Laicittà è un progetto di Popoff e del collettivo Hierba Mala che, per questa seconda tappa, hanno coinvolto il centro sociale La Strada e l’associazione Ottavo Colle. Ideata per contrastare la monocultura giubilare, Laicittà insegue il sogno di una Roma senza papa e, per estensione, senza padroni, conflittuale, eretica, capace di memoria e indignazione.

Prima dell’itinerario, stasera alle 18,30, alla Strada, discuteremo di trasformazioni urbane con Tano D’amico, fotogiornalista; Ilaria Beltramme, l’autrice di “101 cose da fare a Roma almeno una volta nella vita”, la sociologa Irene Rinaldi dell’Ottavo Colle; Chicco Funaro, Claudio D’aguanno.

A seguire Menù anticlericale a base di “Piatti lateranensi”.

 

 

 

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