Assoluzine in appello per gli agenti di polizia imputati dell’omicidio preterintenzionale di Domenico Ferrulli. L’accusa aveva chiesto pene comprese tra i 16 mesi e i 7 anni e 8 mesi di carcere
di Checchino Antonini
«E’ una sentenza vergognosa arrivata solo perchè sul banco degli imputati c’erano quattro appartenenti alle forze dell’ordine – dice Domenica, da cinque anni in cerca di verità e giustizia – con questa sentenza perde l’Italia intera, ma noi non ci fermeremo e andremo avanti perché mio padre deve avere giustizia». Parla con le lacrime agli occhi, Domenica Ferrulli, figlia di Michele, il manovale morto nel 2011 per arresto cardiaco mentre veniva ammanettato, dopo la sentenza che ha confermato in appello l’assoluzione per i quattro poliziotti imputati. Sembra proprio l’ennesima volta che lo Stato assolve sé stesso, così pensano gli attivisti di Acad che hanno seguito il processo e, con la stessa Domenica, hanno dato vita recentemente a una delegazione di vittime di abusi in divisa al Parlamento europeo. Per i legali dei quattro agenti, gli avvocati Massimo Pellicciotta e Paolo Siniscalchi, «la verità trionfa sempre e questo era un processo in cui il fatto era prevalente su tutto». I difensori hanno sottolineato come «per fortuna c’era un video che ha fatto giustizia sull’emotività e sulle suggestioni». Il riferimento è a un filmato che ha ripreso la scena dell’arresto ed è stato acquisito agli atti dell’inchiesta e dei processi ma per avere idea su quale sia la ratio di questa sentenza bisognerà attendere le motivazioni con le quali la corte d’Assise d’Appello di Milano ha confermato le assoluzioni dei 4 poliziotti che erano imputati per omicidio preterintenzionale nel processo per la morte di Michele Ferrulli mentre gli uomini delle Volanti lo stavano ammanettando a terra. In primo grado, nel luglio 2014, gli agenti erano stati assolti. Il sostituto pg di Milano aveva chiesto di ribaltare il verdetto di assoluzione di primo grado (decisa il 3 luglio 2014 dal Tribunale) e condannare i poliziotti a pene comprese tra i 16 mesi e i 7 anni e 8 mesi di carcere, distinguendo le responsabilità e le accuse di omicidio preterintenzionale e colposo.
«Rimangono le vergogne di un iter processuale che ha fatto trasformare i manganelli in guanti pur di garantire un meccanismo perfetto che ha portato alla totale impunibilità degli agenti coinvolti – scrive infine Acad, l’associazione contro gli abusi in divisa – Rimangono la rabbia e il dolore dei familiari che andranno avanti fino alla cassazione. Noi, con loro, facciamo appello a tutti e tutte, affinché venga diffusa il più possibile la notizia di questa infame sentenza, perché la richiesta di verità e giustizia sia sempre più unanime e perché non accada mai più».
Poco prima di questa sentenza, sempre a Milano, sono stati assolti per insufficienza di prove i carabinieri accusati di aver pestato violentemente Luciano Isidro Diaz nella caserma di Voghera il 5 aprile del 2009: anche loro assolti, come se nessuno avesse provocato a Luciano la perforazione dei timpani di entrambi gli orecchi, il distacco della retina con la conseguente perdita della funzione visiva di un occhio e la compromissione grave per l’altro. «Non è stato nessuno. Come se Michele non fosse morto. Come se Luciano non fosse invalido a vita».
Ma che articolo è?
Non racconta il fatto, supponendo che lo conosciamo?
Perchè ammanettarono Michele?
Che giornalismo sarebbe, questo?
A parte il fatto che basterebbe cercare su questo sito (o sul web) la mole di articoli su questa storia ma credi che sia necessario capire il motivo di un ammanettamento per capire la morte di un uomo? La domanda è retorica, non mi aspetto e non mi interessa una risposta da una persona come te