Dopo la visita al confine di Alfano il sindaco firma ordinanza di sgombero, ma i migranti si salvano grazie all’ospitalità di un parroco
Di Rosa Cella
Scaduto il conto alla rovescia ci sono volute ancora 24 ore e poi il governo ha dato la solita prova muscolare: 15 camionette cariche di poliziotti in assetto antisommossa sono andati a sgomberare la riva del torrente Roja da cui ormai quasi tutti i migranti erano andati via. Erano rimati in venti che sono stati prelevati e portati in commissariato.Gli altri hanno trovato riparo presso la parrocchia di Don Francesco a Ventimiglia che con l’aiuto della Caritas si occuperà delle prime urgenze. Sullo sfondo il lavoro di Mons. Antonio Suetta vescovo di Ventimiglia che insieme a volontari e cittadini ieri ha dato un contributo decisivo perché la situazione si risolvesse positivamente.
La scorsa notta è stata molto concitata: era nell’aria che l’ordinanza firmata venerdì mattina dal sindaco di Ventimiglia Enrico Ioculano, sarebbe stata eseguita. Accampati c’erano circa 100 ragazzi aiutati da volontari di Croce rossa, Caritas e NO border, tutti da oltre un anno in prima fila per portare aiuto. I migranti prima hanno raggiunto la foce del torrente per poi trovare ospitalità nella parrocchia di Don Francesco.
Bisogna riavvolgere il nastro di un paio di settimane per capire come si è arrivati fino ad oggi, di nuovo a fronteggiare una situazione che potrebbe precipitare da un momento all’altro. Sabato 7 maggio Angelino Alfano arriva a Ventimiglia e gli basta poco meno di mezzora per trovare la “cura”: chiudere il centro di prima accoglienza messo su e gestito dalla Croce rossa all’interno dei locali della stazione.
Così argomenta: “Vengo qui non per sapere cose che già so, ma per risolvere – dichiarava alla stampa locale – abbiamo piani concreti per affrontare a risolvere questa situazione, siamo qui per dire che abbiamo già inviato 60 poliziotti e altrettanti uomini dell’esercito.”
Chiuso in gran fretta il centro di accoglienza (aperto da oltre un anno) i migranti lì ospitati non sono scomparsi, semplicemente si sono spostati in altre zone della città. Alcuni lungo le rive del fiume Roja. L’operazione non è finita e qualche giorno dopo alcuni migranti che viaggiavano in treno verso Ventimiglia vengono presi e caricati su un aereo cargo destinazione Brindisi.
La situazione è indigesta anche per un uomo di fede come il vescovo di Ventimiglia Mons. Antonio Suetta che subito tuona contro Alfano: “Le ingiustizie che vengono perpetrata ai danni dei migranti e di chi cerca di aiutarli le definirei come una forma di martirio. La situazione è gestita in maniera ipocrita, si vuol fare passare per ‘accoglienza’ politiche di respingimento in centro che spesso non sono di accoglienza ma di detenzione o campi di concentramento”.
Croce Rossa e Caritas denunciano l’aggravarsi della situazione: fra pranzo e cena i pasti erogati aumentano, segno che le politiche messe in atto dal ministro dell’interno non scoraggiano chi è disperatamente alla ricerca di un futuro. Nessuna delle misure alternative promesse da Alfano vengono messa in atto e anche il sistema dei centri Sprar (per l’accoglienza dei richiedenti asilo) non è ancora operativo e in grado di fronteggiare l’emergenza.
Si arriva cosi a giovedì quando improvvisamente il sindaco apre gli occhi e realizza quello che in molti già sapevano: l’emergenza non è stata risolta. Le ore che seguono sono concitate: la procura manda l’igiene per un’ispezione lungo il fiume Roja dove sono accampati oltre 100 migranti che si arrangiano come posso e deliberano che “c’è un problema di igiene, il sindaco deve liberare la zona”. In caso non lo facesse si becca minimo una denuncia.
La situazione precipita, Ioculano, sindaco Pd con una giunta quasi tutta monocolore, non ha altra strada e sputa il rospo e insieme agli 11 consiglieri di maggioranza decidono di autosospendersi: “lo faccio – dichiara – contro la mancata posizione a livello politico da parte degli organi centrali e regionali del Pd e del Governo, per risolvere la questione migranti a Ventimiglia.” La protesta colpisce nel segno e sabato mattina in tutta fretta una delegazione di deputati e consiglieri pd vanno a dare conforto al sindaco.
In prima linea restano Caritas, Croce rossa, Arci, No border, cittadini e volontari a seguire l’evolversi della situazione e fra le tante voci c’è chi dice che forse un punto da dove partire ci sarebbe: Mons. Suetta sta lavorando per allestire un centro a Bordighera, che potrebbe essere già operativo in 24 ore se anche la Croce rossa portasse la cucina da campo che aveva nel centro presso la stazione ora chiuso.
La situazione oggi è ancora dominata dall’incertezza. Nell’attesa, resta il pensiero di chi oggi ha perso la vita tentando la fuga da guerra e miseria: 700 le vittime dopo l’ultimo naufragio nel Mediterraneo – rende noto la Marina Militare e solo ieri sono state 17 le operazioni di soccorso coordinate dalle Capitanerie di Porto, eppure per Renzi “non si può parlare di emergenza”.