Da un lato la prepotenza e la vendetta della Marcegaglia, uno dei grandi nomi del capitalismo italiano, dall’altro sette operai che resistono al ricatto occupando una palazzina dell’azienda
di Giorgio Cremaschi
Marcegaglia è il nome di una dinastia industriale potente e ricca. La più conosciuta della famiglia è la figlia del fondatore del piccolo impero siderurgico, Emma. Che è stata presidente della Confindustria e ora presiede l’ENI per volontà di Matteo Renzi, amico e sponsor ricambiato del gruppo. Un gruppo forte sui mercati e negli agganci con il palazzo, che ha ora deciso di usare la sua forza contro sette operai. Operai che lavoravano nello stabilimento di Milano, che è stato smantellato, e ai quali ora la Marcegaglia vorrebbe imporre il trasferimento forzato. Nonostante che il gruppo conservi stabilimenti attivi vicino a Milano, ai sette l’azienda ha ordinato di trasferirsi nella provincia di Alessandria. Questo per loro è impossibile, mi hanno raccontato, senza trasferire tutte le famiglie, cambiare casa, accollarsi costi sociali ed economici insostenibili per chi vive di salario operaio. L’azienda sa benissimo tutto questo e proprio per questo ha fatto ai sette una proposta che non potevano che rifiutare. Una deportazione che non è altro che un licenziamento mascherato. Ancora più vile perché la Marcegaglia vuole che siano gli operai stessi ad andarsene, in modo che la sua immagine politica ed industriale non ne sia scalfita.
Ma perché tanto accanimento? Semplice, per vendetta contro sette compagni della FIOM e della CUB che, fino a che lo stabilimento milanese del gruppo è rimasto in piedi, hanno guidato le lotte per il lavoro e per la salute e sicurezza sul lavoro. I padroni tornati padroni, grazie a tutti i governi che li hanno sostenuti fino a quello attuale, hanno oggi lo spirito e la mentalità dei baroni della terra, dei signori delle ferriere di due secoli fa; essi vogliono schiavi e puniscono esemplarmente i ribelli.
Andatevene con una manciata di soldi ha intimato la Marcegaglia. Ma i sette non si sono piegati e , dopo essersi incatenati davanti ai cancelli, sono entrati in una palazzina di uffici aziendali e lì restano.
Da un lato la prepotenza e la vendetta di uno dei grandi nomi del capitalismo italiano, dall’altro sette operai. Lo scontro è totalmente impari, anche perché finora la Marcegaglia è riuscita a fare sì che i mass media (ma non Popoff) tacessero su questo suo vergognoso comportamento. Ma gli operai mi hanno oggi confermato l’intenzione di non arrendersi mai e chiamano a sostenerli nel presidio In via Giovanni Della Casa 12, da dove non si muoveranno finché non avranno giustizia e rispetto. Sosteniamoli, e diciamo grazie per il loro coraggio che aiuta tutti.
Pieno sostegno alla lotta e alla dignità dei lavoratori.