La prefettura di Parigi vieta il corteo previsto per domani contro il jobs act. La Cgt: «Andremo avanti e vedremo come la polizia reagirà» ma intanto comincia a trattare
di Checchino Antonini
Dopo ventiquattro ore di trattative con i sindacati, il dipartimento di polizia ha annunciato il divieto per la manifestazione la loi travail in programma per domani a Parigi. E’ spiegato in una nota della prefettura di Parigi: “In queste circostanze, si ritiene che non c’è altra scelta se non vietare lo svolgimento della manifestazione”. Non accadeva da decenni.
Jean-Claude Mailly, segretario generale di Forza Ouvrière (FO), e Philippe Martinez, segretario generale della Confederazione Generale del Lavoro (CGT), hanno subito chiesto “di essere ricevuti in fretta” dal Ministro dell’Interno Bernard Cazeneuve.
L’intersindacale (CGT, FO, FSU, Solidaire, e i sindacati studenteschi) aveva persistito nel rifiuto “categorico” di “raduno statico” a Place de la Nation, una soluzione auspicata dal governo per occultare l’enorme movimento di massa che da quattro mesi sta bloccando la Francia contro il jobs act in discussione ora al Senato (dove la maggioranza è di destra). I sindacati avevano controproposto un corteo breve tra la Place de la Bastille e Place de la Nation, avevano dato altre proposte alternative ma le autorità di governo sono state irremovibili nell’operazione di trasformare una questione sociale che, stando ai sondaggi, è forte del sostegno di 3 francesi su quattro, in una questione di ordine pubblico secondo un copione che prevede di connettere l’allarme sicurezza determinato dal jihadismo, le violenze ultra a margine degli europei e i fenomeni di riot contro l’etat d’urgence, le limitazioni ai diritti costituzionali in nome della lotta al terrorismo.
L’obiettivo del governo è quello di mantenere l’impianto del testo e arrivare al varo della legge in piena estate mentre la Cgt (il suo leader Martinez s’è appena visto con il ministro del lavoro El Khomri) già sembra abbandonare la pregiudiziale del ritiro della legge, come chiedono i movimenti, per iniziare una reale trattativa.
«Andremo avanti e vedremo come la polizia reagirà», ha detto Karl Ghazi, CGT-Commerce, ai microfoni di Jean-Jacques Bourdin su RMC. «Non dobbiamo permettere che la legge venga emanata a fine agosto o inizio settembre senza alcuna reazione da parte nostra – si legge in un articolo di Denise Sarraute sul sito dell’Npa, il nuovo partito anticapitalista – la nostra preoccupazione immediata è per garantire il successo dei prossimi appuntamenti di giovedi 23 e martedì 28 giugno, e per discutere insieme i modi per trascorrere l’estate e trovarci tutti insieme in strada all’inizio di settembre per difendere i diritti di chi lavora».
«Il governo cerca il dramma», ha detto la deputata ambientalista Cécile Duflot, a margine di una visita a Notre-Dame-des-Landes. Si tratta di un “errore storico” anche per il deputato socialista ribelle Christian Paul, e di una decisione “autoritaria e irresponsabile” per il segretario nazionale del PCF Pierre Laurent. Perfino Marine Le Pen, presidente del Fronte Nazionale, punta l’indice contro il “grave attacco alla democrazia.”
Tra le reazioni in Italia, quella di Paolo Ferrero, leader del Prc: «E’ un episodio gravissimo, che parla di una deriva autoritaria del governo francese e nega una libertà pubblica fondamentale e costituzionale. La nostra piena solidarietà ai compagni e alle compagne francesi, in particolare al PCF».
E’ inutile lottare in casa, dovremmo come presunti appartenenti a una comunità che non si aziona come tale, andare TUTTI a Buxelles rompere i portoni e gettare tutto comprese le persone li presenti dalle finistre, le più importanti dal terrazzo e vaffanculo comunità