La Brexit è un’opportunità per l’Europa dei diritti. Il sogno dell’Europa unita si è da tempo trasformata in un incubo. Siamo oramai uniti solo nella miseria materiale e culturale provocata dall’austerità
L’Europa unita, che molti avevano equiparato a un sogno, si è da tempo trasformata in un incubo. Siamo oramai uniti solo nella miseria materiale e culturale provocata dall’austerità, incapaci di ribellarci anche perché attratti dalle sirene di un nazionalismo sempre più violento, buono solo a dividerci.
In tutto questo, da troppo tempo, le soluzioni avanzate sono diametralmente opposte, ma fatalmente identiche quanto a inadeguatezza. Gli uni vogliono la disintegrazione, uscire da tutto, alimentando così quel clima nazionalista che impedisce di scorgere la trama del demos europeo: presupposto ineliminabile per la costruzione dell’Europa dei diritti. Gli altri chiedono invece più integrazione, ma lo fanno acriticamente, invocando una non meglio definita azione di cambiamento dal suo interno. Senza indicarne le modalità, senza individuare i passaggi indispensabili a impedire che l’Europa resti dispensatrice di incubi.
Le concessioni al Regno Unito per impedire la Brexit fanno parte di quella lunga serie di episodi che hanno distrutto il sogno europeo. Per convincere gli inglesi a restare, si sono accordati privilegi alla city di Londra, ovvero alla capitale europea dell’economia finanziaria, all’origine della crisi che ci sta opprimendo da ben otto anni. Inoltre si è consentito di non estendere lo Stato sociale britannico ai lavoratori europei, con ciò sintetizzando platealmente il progetto a cui Bruxelles lavora senza sosta: costruire l’Europa dei mercati e distruggere l’Europa dei diritti.
La Brexit potrebbe essere la scossa buona a riportare all’ordine del giorno la prospettiva di un reale cambiamento, capace di farci tornare a sognare. Imporrà innanzi tutto di considerare le politiche europee non come un fatto privato dei soli parlamenti, e più spesso dei soli governi, ma come di una vicenda che deve essere restituita al popolo sovrano. E se questo è un rischio per la tenuta dell’Europa, è solo perché essa è attualmente antipopolare, percepita come un catalizzatore di povertà e di guerre tra poveri: se vuole continuare ad esistere deve cambiare.
Ma non è tutto. Il Regno unito è notoriamente la longa manus degli Stati Uniti in Europa, tanto che Obama è sceso personalmente in campo per tentare di prevenire la Brexit, e quindi promuovere il famigerato Ttip: il Trattato per il commercio e gli investimenti tra Europa e Stati Uniti che, se approvato, finirebbe per affossare definitivamente il sogno europeo. Ebbene, anche qui: la Brexit offre una formidabile occasione di rovesciare gli attuali rapporti di forze, al momento favorevoli all’esito auspicato dagli statunitensi.
Insomma, la Brexit potrà scuoterci e riportarci sui binari dell’Europa dei diritti. Oppure rappresenterà l’ennesimo tassello del percorso verso l’Europa dei mercati, che è meglio finisca il prima possibile.