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L’ultima Cricca nel Labirinto trasversale della corruzione

Operazione Labirinto: è un giro balordo e sporco non solo di neodemocristiani, ma anche di ascari dalemiani. Il tutto, forse, in salsa di servizi

di Barone di Leutrum

Unknown

Ieri i fari delle cronache sono rimasti accesi sull’operazione Labirinto della Guardia di Finanza su mandato e delega della Procura della Repubblica di Roma. Tutto sembrerebbe ruotare in un giro vorticoso attorno ai due fratelli Pizza, calabresi ma trapiantati da anni a Roma, una sorta di vera e propria Pizzas connection. Pesanti e vari i reati contestati: frode fiscale, pilotaggio di appalti pubblici, corruzione, riciclaggio, truffe… Sono state emesse 24 misure cautelari di cui 12 domiciliari, gli indagati totali sono stati una sessantina di persone. L’attenzione dei media si è incentrata sui Pizza Brothers e sul sodale deputato alfaniano Marotta, campano. L’ordinanza del GIP Guglielmi scrive testualmente “ Pizza Raffaele, detto Lino, partita Iva per ‘pubbliche relazioni’, politicamente gravitante nell’area della Nuova Democrazia Cristiana, grazie alle ‘entrature’ politiche e a forti e risalenti legami stabiliti con persone con ruoli di vertice nell’ambito di enti e società pubbliche (Inps, Inail, Enel, Poste Italiane, Consip, ministero di Giustizia, ministero dell’Istruzione), faceva da ponte tra il mondo imprenditoriale e quello politico istituzionale, svolgendo un’incessante e prezzolata opera di ‘intermediazione’ nell’interesse di imprenditori interessati a partecipare a gare pubbliche, o, comunque, in rapporti con le pubbliche amministrazioni “. Lino Marrotta era considerato un principe nell’ambito dei lobbysti parlamentari e governativi, era famoso (o forse famigerato) per arrivare quasi a qualunque uomo politico ovvero boiardo di stato. Giova ricordare che l’attuale deputato Giuseppe Marotta è stato membro del Consiglio Superiore della Magistratura, dove venne eletto nel 2002 in quota Udc, per passare poi al Pdl per tornare alla fine un anno fa nella formazione di Alfano. Lino Pizza si vantava addirittura al telefono in una conversazione intercettata dalla GDF: “Ho fatto assumere il fratello del ministro Alfano alle Poste, gli ho fatto avere 160mila EURO”. A primo acchito sembrerebbe si tratti di una indagine su orrende corruttele tessute nella galassia neodemocristiana anche nell’ambito di uomini del partitino NCD , già vessato da anni da inchieste e processi che hanno coinvolto una pletora di suoi esponenti. Ma non è solo così e ci sono “intorno” vicende e situazioni strane.

Lo studio della cricca in questione che faceva riferimento a Lino Pizza era ubicato in Roma a san Lorenzo in Lucina, nei pressi del Parlamento, ma Pizza non ha mai sostenuto le spese di affitto, pagate con il danaro delle società gestite oggi da un certo Orsini Alberto e, prima ancora, da Pio Piccini: detta base operativa costituiva un punto di incontro per imprenditori e politici per arrivare alla conclusione dei loro sporchi affari. Ma chi è Pio Piccini? E qui viene il bello: Pio Piccini era in trattative frequenti con Massimo Morichini, sodale intimo di D’Alema e proprietario a suo tempo della Ikarus, la barca a vela in uso per anni a Massimo D’alema! Anzi Pio Piccini fu coinvolto e arrestato per indagini sul crack Eutelia/Omega, processo per il quale patteggiò la pena; Piccini rese la famosa dichiarazione ai PM Ielo, Greco e Cascini “Ho dato soldi alla fondazione di D’Alema. In cambio speravo di ottenere appalti”. Il Fatto scriveva il 6 luglio 2011 “ Inchiesta sugli appalti aerei, i Piccini che fanno paura al PD. Due fratelli (Sergio e Pio ndr), l’unico testimone morto e l’accusa di tre mazzette ai dalemiani dalla privatizzazione Telecom a Tanzi…”

L’altro aspetto strano. Sono influenti e potenti i Pizza. Ma i Pizza’s Brothers non sono due ma tre: c’è Massimo Pizza. Uomo torbido quant’altri mai. Non ha disdegnato di farsi vedere in compagnia dei due altri fratelli. Ha avuti vari cognomi e vari alias, si presentava talvolta in divisa da alto Ufficiale della Marina Militare o dell’Esercito Italiano, senza essere nelle FFAA italiane. Massimo Pizza ha sempre vantato di far parte dei servizi segreti italiani, con il nome di copertura di Polifemo. Troviamo tracce delle sue anomale azioni ovvero dichiarazioni in Somalia per il caso Ilaria Alpi e sulla strage di Ustica: sono su Panorama e in una interrogazione parlamentare del PRC del gennaio 2000, dove si si sosteneva che Massimo Pizza era il capo della struttura dei servizi “ Ufficio K (in gergo ‘Ufficio killer’) composto sostanzialmente dagli OSSI (Operatori speciali del servizio informazioni), che la seconda Corte d’Assise di Roma ha dichiarato essere eversivi dell’ordine costituzionale”. All’interrogazione non fu mai data, of course, mai risposta. Calabria, amicizie fraterne, servizi. Quanti armadi hanno, o avevano, a disposizione i Pizza?

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