Brasile: le sparatorie quotidiane e l’allarmante aumento degli omicidi a opera della polizia pongono a rischio l’eredità olimpica. Denuncia di Amnesty e Human Right Watch
di Francesco Ruggeri
Uno scioccante aumento del 103% nel tasso di omicidi a opera della polizia a Rio de Janeiro tra aprile e giugno del 2016 e il 2015 ha frantumato ogni possibilità di un’eredità positiva per i Giochi Olimpici di Rio de Janeiro, ha dichiarato Amnesty International tre giorni prima della cerimonia di apertura.
Secondo l’Istituto di sicurezza pubblica dello Stato di Rio de Janeiro, la polizia della città ha ucciso 49 persone nel giugno 2016, 40 a maggio e 35 ad aprile – più di una ogni singolo giorno. Dal 2009, quando Rio ha vinto la gara per ospitare i Giochi Olimpici, la polizia ha ucciso più di 2.600 persone in città.
“Proprio quando pensavamo che i livelli di brutalità della polizia non avrebbero potuto essere più scioccanti, lo sono. Il Brasile ha perso le Olimpiadi prima ancora di cominciare. L’aumento apparentemente inarrestabile di omicidi a opera della polizia ha messo in serio dubbio ogni possibilità di una eredità olimpica positiva in materia di sicurezza pubblica” ha dichiarato Atila Roque, direttore di Amnesty International Brasile.
“Un’ombra di morte è calata su Rio de Janeiro e sembra che le autorità si preoccupino solo di quanto bello possa essere il villaggio olimpico. Il tempo per le promesse e le parole vuote è finito. Le autorità brasiliane devono prendere urgentemente seri provvedimenti per prevenire ulteriori violazioni dei diritti umani e consegnare alla giustizia i responsabili di tanto dolore”.
“La mancanza di protocolli chiari per controllare l’uso della forza letale e un approccio di sicurezza pubblica totalmente errato stanno facendo ripetere in Brasile i fallimenti dei Mondiali di calcio del 2014. Inoltre gli omicidi della polizia sono aumentati del 40% nel solo stato di Rio de Janeiro e le autorità hanno fatto ben poco per invertire la rotta. La responsabilità deve essere condivisa con l’ufficio del pubblico ministero, che ha il compito di controllare l’attività della polizia e presentare accuse sui casi di omicidi commessi dalla polizia”.
Amnesty International ha inoltre reso noto il primo rapporto mensile sull’applicazione collaborativa CrossFire. L’app, lanciata il 5 luglio, raccoglie segnalazioni di sparatorie e violenza armata da parte di persone che vivono nella città di Rio de Janeiro.
Nel solo mese di luglio, le persone hanno segnalato tramite l’app 756 sparatorie con 51 morti. Le notifiche appaiono in una mappa su www.fogocruzado.org.br. L’app conta già oltre 35.000 download.
Da quando l’applicazione è stata lanciata, in alcune favelas, tra cui Complexo do Alemão e Caxias (Baixada Fluminense), ci sono state segnalazioni quasi quotidiane di sparatorie tra criminali che operano nella zona e polizia. Nel Complexo da Maré, anche molte di violenza armata. Queste comunità si trovano tra l’aeroporto internazionale di Rio de Janeiro e le sedi olimpiche.
“L’app CrossFire raccoglie in una mappa ciò che migliaia di persone soffre ogni giorno nelle comunità di tutta Rio de Janeiro. É ora che le autorità brasiliane intraprendano azioni concrete evitando di concentrarsi su operazioni di polizia pesantemente armate e promuovendo invece politiche di sicurezza pubblica volte a proteggere tutti” ha affermato Renata Neder, human rights advisor di Amnesty International.
“Ciò dimostra inoltre che le autorità del Brasile, così come gli organizzatori delle Olimpiadi, chiaramente non sono capaci di garantire la promessa eredità di sicurezza pubblica e una città sicura per tutti.”
Ai primi di giugno, Amnesty International ha pubblicato il rapporto “Non c’è spazio per la violenza in questi Giochi!”, documentando come un mega evento sportivo come le Olimpiadi aumenta i rischi di violazioni dei diritti umani. L’organizzazione ha lanciato un appello globale agli organismi che organizzano le Olimpiadi e alle autorità brasiliane chiedendo misure preventive per evitare ulteriori violazioni dei diritti umani da parte delle forze di sicurezza. La scorsa settimana, più di 120.000 firme raccolte in oltre 15 paesi sono state consegnate al Comitato organizzatore locale di Rio 2016 chiedendo una politica di sicurezza pubblica che rispetti e protegga i diritti umani.
Per Human Rights Watch e Amnesty International la polizia di Rio che negli ultimi dieci anni ha ucciso più di 8000 persone.
Non di rado si tratta di esecuzioni extragiudiziali: di fronte al sospettato, si spara – senza presunzione di innocenza, senza badare più di tanto all’età, preferibilmente dando un’occhiata al colore della pelle.
Il report di HRW aggiorna il dato del 2009 sugli abusi di forza letali da parte dei poliziotti di Rio: dai 35 casi denunciati allora si è arrivati a 64, di cui 12 avvenuti negli ultimi due anni. Il totale è di 116 persone morte ammazzate; tra loro almeno 24 bambini.
Amnesty International rileva ancora che nel solo Stato di Rio de Janeiro, tra il 2013 e il 2014 (anno in cui si sono svolti i Mondiali) il numero delle persone uccise per mano della polizia è aumentato del 39,4% ed è cresciuto ancora nel 2015 passando da 580 a 645 uccisioni.
Con l’avvicinarsi delle Olimpiadi 2016, la violenza in divisa si è inasprita nel giro di pochissimi mesi e le operazioni repressive nelle favelas hanno fatto diversi morti e feriti tra aprile e maggio. La nuova legge anti-terrorismo è stata approvata dal governo a marzo 2016 e contiene norme più aspre per la libertà di espressione e di manifestazione, che erano state proposte già prima dei Mondiali 2014 quando però non si era riusciti a farle approvare in tempo. Gli avvocati, gli intellettuali, le ONG e gli organismi internazionali per la tutela dei diritti umani l’hanno criticata ampiamente per il linguaggio troppo vago ed è troppo largo il margine che lascia per la sua applicazione arbitraria nei confronti dei social, delle proteste e delle assemblee.
Come se non bastasse, ulteriori restrizioni alla libertà di espressione e al diritto di assemblea pacifica appaiono nella legge appositamente scritta e approvata in vista delle Olimpiadi. Restrizioni che, secondo Amnesty International, potrebbero andare in contrasto con gli standard e le leggi internazionali.
Menino Joel è un documentario del 2012, che racconta la morte del piccolo Joel da Conceição Castro, ucciso da un poliziotto nel 2010, durante un’operazione di polizia a Norde Este Amaralina, Salvador.
Il documentario raccoglie le testimonianze della famiglia di Joel e di alcuni agenti – disegnando un quadro emblematico dell’azione della polizia brasiliana nelle favelas.
Nell’agosto 2013 fu impedita la proiezione del documentario nello stesso quartiere dove morì Joel. La polizia entrò nella sala e bloccò l’iniziativa di Cinemaloca, con la giustificazione che la proiezione “incoraggiava la resistenza alla polizia” .
Il rapporto “Non c’è spazio per la violenza in questi Giochi! Rischio di violazioni dei diritti umani durante le Olimpiadi di Rio 2016” è online all’indirizzo:http://www.amnesty.it/flex/FixedPages/pdf/rio2016briefing.pdf
L’appello per fermare la violenza è online all’indirizzo: http://appelli.amnesty.it/Rio-2016/