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Il Ttip è fallito. Lo ammette il ministro di Merkel

“Il TTIP è fallito”: così il Ministro dell’economia tedesco Sigmar GabrielStop TTIP Italia: “Ma non abbassiamo la guardia. E prossimo Consiglio Europeo metta la parola fine su TTIP e CETA”

di Checchino Antonini

gabriel

Non ci sarà il Ttip – annuncia l’Ansa – l’accordo di libero scambio tra gli Stati Uniti e l’Unione Europea, nell’eredità che Barack Obama lascerà in consegna al suo successore alla Casa Bianca. La previsione viene da Berlino (in Germania l’opinione pubblica e i movimenti si erano ribellati con forza al trattato), con il vice cancelliere e vice ministro tedesco dell’Economia, il socialdemocratico Sigmar Gabriel, che dichiara «di fatto» fallito il negoziato tra le due sponde dell’Atlantico, dando così voce a quanti in diversi pensano da tempo, tra chi si rammarica per l’occasione perduta e chi è invece lieto di archiviare un capitolo dai risvolti terrificanti per la democrazia e la giustizia sociale, e risultato in effetti troppo complicato da scrivere fino in fondo. Ma il cronista dell’Ansa “dimentica” di dire che, nell’intervista alla rete ZDF, Gabriel ha dichiarato che i negoziati sul TTIP sono «di fatto falliti perché noi europei non possiamo accettare supinamente le richiesta americane». E se di fallimento si dovrà quindi parlare, a contribuire sarà stato senza dubbio il clima acceso dalla campagna elettorale in corso per le presidenziali americane. Intanto Donald Trump, il candidato repubblicano, ha giurato guerra agli accordi di libero scambio sull’onda della sua promessa di protezionismo per «rendere l’America di nuovo grande»: in nome di essa ha tra l’altro ha garantito che si libererà anche del Nafta (accordo di libero scambio tra Usa, Canada e Messico), così come di bloccare l’accordo transpacifico voluto da Obama per aprire un corridoio con l’Asia. La democratica Hillary Clinton, pur in un primo momento dalla parte di Obama, ha poi nel corso della campagna elettorale preso le distanze dal progetto, in risposta al dissenso manifestato da una parte consistente dell’elettorato democratico, che su questo punto Hillary rischiava di abbandonare nelle braccia di Bernie Sanders, il suo sfidante alle primarie. L’amministrazione a Washington però ci spera ancora e anche nelle ultime settimane non ha mancato di lavorarci, se non addirittura accelerando e intensificando gli sforzi: a quanto risulta non ha infatti mai interrotto nemmeno durante la pausa estiva i contatti con la controparte europea, alla luce anche del voto britannico sulla Brexit che ha senza dubbio complicato un tragitto già percorso a singhiozzi. Del resto, come ha osservato il tedesco Sigmar Gabriel, in 14 round di colloqui le parti non hanno trovato un’intesa su un solo capitolo dei 27 sul tavolo. Troppo poco e troppo tardi: all’inizio dell’estate era stato anche il ministro italiano dello sviluppo economico Carlo Calenda ad avvertire che il Ttip era in bilico: «Il Ttip – aveva detto – secondo me salta perché siamo arrivati troppo lunghi sulla negoziazione» quindi «sarà molto difficile che passi e sarà una sconfitta per tutti». Sicuramente sarà una sconfitta del suo governo e delle multinazionali.

«Ma non abbassiamo la guardia», annuncia il movimento StopTtip pur ammettendo che le dichiarazioni di Berlino sono «un importante risultato. Un colpo pesante a quei Paesi membri, Italia in testa, che del Trattato Transatlantico era sostenitori in prima persona».

«Una dichiarazione importante perché fa proprie le preoccupazioni della società civile europea e statunitense», dice Monica Di Sisto, portavoce della Campagna Stop TTIP Italia. «Se Sigmar Gabriel sottolinea ciò che da anni hanno sostenuto Stop TTIP Italia e le altre campagne europee, questo non significa che non possa trattarsi di tattica negoziale. Capiremo cosa accade al Consiglio Europeo di Bratislava di settembre dove, tra l’altro, si parlerà anche del preoccupante Accordo con il Canada, il CETA (considerato il precursore del TTIP, ndr), già approvato ma che grazie alle pressioni dal basso abbiamo ottenuto che venga ratificato anche dai Parlamenti nazionali, senza esautorare i nostri Parlamentari da una decisione così importante per l’economia del nostro Paese. Da Bratislava dovrà uscire un secco stop al TTIP e al CETA, come richiesto dalla maggioranza dei cittadini europei».

«Ma un risultato così importante per la società civile non deve farci dimenticare che serve un vero e proprio ribaltamento della politica commerciale europea, ad oggi basata troppo sulla spinta verso la liberalizzazione dei mercati e l’austerità, e troppo poco verso un processo realmente rispettoso delle persone e dell’ambiente», dice anche Marco Bersani, tra i coordinatori della Campagna Stop TTIP Italia.

 

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