Il direttorio nazionale dei grillini chiede alla Raggi le teste di Muraro, Marra, Romeo e del nemmeno entrato De Dominicis
di Checchino Antonini
A quanto si apprende in tarda serata da fonti parlamentari il direttorio avrebbe chiesto alla sindaca Virginia Raggi di ridiscutere le nomine di Raffaele Marra (vicecapo di Gabinetto, già uomo chiave della Giunta Alemanno), Salvatore Romeo (capo segreteria), nonché degli assessori Paola Muraro (Ambiente, travolta dalla vicenda che la vede destinataria di un avviso di garanzia) e Raffaele De Dominicis (bizzarro Assessore al Bilancio in pectore indicato dallo studio Sammarco dopo le dimissioni di Minenna che aveva accentrato patrimonio, bilancio e delega alle partecipate). Tutto ciò in una serata segnata da due riunioni parallele al Campidoglio e a Montecitorio. Sui primi due nomi Raggi si sarebbe mostrata possibilista mentre, sempre a quanto si apprende non avrebbe intenzione di rinunciare ai due assessori. Mentre scriviamo, i cronisti sono stati invitati alla Sala del Carroccio per attendere le comunicazioni della sindaca. Ma, dopo un’ora, pochi minuti prima delle 23, è stato annunciato che non ci sarebbe stata la conferenza stampa.
Dieci ore chiusi in una stanza. Dieci ore di conclave in quella che, oltre ad essere una riunione su Roma, è stata una sorta di seduta di autocoscienza. Il caso Roma, sin dalle prime ore del mattino, si trasforma in una sorta di D-day per il Direttorio del Movimento Cinque Stelle in cui tutti, anche quello che per molti è il candidato premier in pectore, Luigi Di Maio, finiscono nel mirino. «Non c’è solo il caso Muraro, c’è il caso Roma», racconta all’Ansa, a metà pomeriggio, uno dei presenti. E il risultato, in tarda serata, è una presa di posizione fortissima nei confronti della sindaca Virginia Raggi: azzerare – come caldeggiato dagli «ortodossi» del Movimento – il «raggio magico» composto da Raffaele Marra e Salvatore Romeo, revocare le contestatissime nomine di Raffaele De Dominicis e Paola Muraro. Nessuno dei Cinque Stelle, almeno fino a tarda serata, parla alla stampa. Nessuno va in TV, nessuno scrive su Facebook o su Twitter. E si ferma anche il tour di Alessandro Di Battista (che rientra da Ischia) per il No al referendum. «Avevamo bisogno di stare insieme», spiega Roberto Fico in una delle poche battute con i giornalisti.
Alla riunione c’è il Direttorio al gran completo, ci sono Stefano Vignaroli e Paola Taverna del mini-direttorio e, sembrerebbe, anche alcuni deputati come Laura Castelli. Tutte le correnti che a lungo si sono scontrate su Roma. E chi era presente racconta di una Carla Ruocco – tra le maggiori sostenitrici dell’ex assessore Marcello Minenna – furiosa al pari di Fico, chiuso in un silenzio social da giorni. Ma più in generale, quella che emerge dal vertice è la distanza che il Direttorio mette in campo con le scelte di Raggi. Una distanza che già nelle prossime ore potrebbe trasformarsi in scontro visto che, almeno su Muraro e De Dominicis, Raggi non avrebbe alcuna intenzione di mollare. Ma ai presenti è chiaro come sia tutto il Movimento ad essere in gioco. Il Direttorio nel corso della riunione sente Beppe Grillo, probabili anche i contatti con Davide Casaleggio.
E poi c’è il caso delle mail sull’apertura del fascicolo nei confronti di Muraro. Mail che secondo alcuni Luigi Di Maio avrebbe ricevuto, tacendo. Raggi nel pomeriggio fa sapere di non aver mandato alcuna mail al vicepresidente della Camera mentre ieri aveva precisato di aver avvertito il mini-direttorio e non il Direttorio pentastellato. «Noi non lo sapevamo», ribadiscono Carla Ruocco e Roberto Fico. resta da sapere se il mini-direttorio abbia, o meno, avvertito un Di Maio descritto quantomai enigmatico da chi era presente alla riunione. «Non poteva non sapere», fa notare con sicurezza un pentastellato individuando il tallone d’Achille al quale da oggi potrebbe far fronte una delle ‘stelle’ del Movimento.