Oggi si manifesta a Parigi e in tutta la Francia per abrogare il Jobs Act. Studenti, sindacati e sinistra anticapitalista in prima linea. Rabbia per i checkpoint di polizia disposti dal governo
di Giampaolo Martinotti
Riparte oggi il fronte di opposizione nei confronti della Loi Travail, la riforma del diritto del lavoro in senso puramente neoliberista in forza dall’8 agosto scorso. Dopo mesi di proteste e manifestazioni, scioperi a oltranza e blocchi della produzione, i movimenti studenteschi (UNEF, Fidl, UNL), i sindacati dei lavoratori più rappresentativi (CGT, FO, Solidaires, FSU) e la sinistra anticapitalista chiamano i francesi a raccolta per dare vita all’ennesima grande giornata di mobilitazione nazionale (siamo alla 13esima) contro una legge che erode i diritti ed esige una regressione sociale tanto inaccettabile quanto pericolosa.
L’imposizione senza voto parlamentare di quello che viene definito il Jobs Act d’oltralpe ha messo in luce tutta la debolezza del governo guidato da Manuel Valls. Prostrato essenzialmente ai voleri del Medef, la confindustria francese, il premier “socialista” si appresta con questa riforma ad accordare ulteriori 90 miliardi di euro di agevolazioni fiscali alle aziende dopo i 40 miliardi già ottenuti dal patronato con il Pacte de responsabilité. Meno diritti, salari più bassi e tagli lineari da una parte e, dall’altra, più privilegi, egemonia a livello contrattuale e una pioggia di miliardi.
Ma la disastrosa presidenza di François Hollande non verrà ricordata solo per i regali agli industriali francesi e alle multinazionali, o per le sciagurate operazioni militari d’oltremare, l’annullamento dei diritti civili (l’état d’urgence), deciso a seguito degli attentati del novembre 2015, ha dato il via alla creazione di una macchina repressiva violentissima ed esclusivamente funzionale alla soppressione dei movimenti di protesta popolare. La vile strumentalizzazione dello stato di emergenza, fondamentale nell’implementare le fallimentari politiche di austerità, si è presto trasformata in una brutale repressione della lotta in difesa dei diritti, dei salari e delle condizioni di lavoro delle generazioni odierne e future.
La stigmatizzazione mediatica della protesta avvenuta nei mesi scorsi, i divieti di manifestare, l’aumento dei controlli e gli arresti sommari, uniti agli innumerevoli abusi di polizia perpetrati dalla Compagnies Républicaines de Sécurité (CRS) e dalla Brigade anti-criminalité (BAC), non hanno bloccato una mobilitazione intersindacale, ma soprattutto intergenerazionale, che oggi si pone come obbiettivo l’abrogazione della Loi Travail per difendere il codice del lavoro dalla sua catastrofica demolizione. In questo contesto, il Nouveau parti anticapitaliste (NPA) fa appello all’unità dei vari soggetti politici e sociali che costituiscono il fronte d’opposizione perché “insieme siamo più forti e insieme possiamo recuperare lo spazio politico per opporci ai nefasti progetti capitalistici e imporre così la nostra comune agenda sui temi sociali, l’ecologia e la democrazia”.
Il grande corteo parigino partirà tra un’ora da Place de la Bastille e si muoverà verso Place de la République. Il ministro dell’Interno Bernard Cazeneuve, portando avanti la politica repressiva del governo, ha predisposto un imponente servizio di sicurezza che prevede la chiusura delle stazioni della metropolitana lungo il percorso (Bastille, Fille du Calvaire, Saint Sébastien Froissart, Chemin Vert), checkpoint di polizia e reti metalliche per filtrare gli accessi sulla piazza di partenza (per accedervi i manifestanti saranno costretti a sottoporsi a perquisizione) e l’assurdo divieto di unirsi al corteo dopo la sua partenza.
Le immagini nell’articolo sono una gentile concessione della fotografa francese Lily Manapany e possono essere visualizzate sul suo blog personale