Giovedì 22 settembre in piazza contro il FertilyDay, perché per lo Stato non tutte le genitorialità hanno lo stesso valore
di Marina Zenobio
Si terrà giovedì prossimo alle 17:30, davanti al Ministero della Salute di via Lungotevere Ripa 1, l’assemblea pubblica “IoDecidoDay” organizzata dalla rete romana IoDecido. Il luogo e la data non sono casuali perché coincidono con il discussissimo “FertilyDay” lanciato qualche settimana fa dalla ministra della salute Beatrice Lorenzin che, senza alcun rispetto della volontà delle donne, invita a far figli finché si è giovani perché più il tempo passa più la fertilità è a rischio. Che sarà pur vero ma nelle modalità del lancio del suo evento, Lorenzin ha fatto finta di dimenticare che dietro la rinuncia alla maternità il più delle volte ci sono serie motivazioni di carattere economico.
Durante l’assemblea dell’IoDecidoDay – che fa parte di un percorso molto più ampio di eventi e iniziative che porteranno alla manifestazione nazionale contro la violenza maschile sulle donne e contro la chiusura dei centri antiviolenza che si terrà a Roma il 26 novembre -, si affronteranno temi come l’autodeterminazione dei corpi e delle scelte riproduttive, di sessualità libera e consapevole, di aborto e libertà di scelta, di contraccezione gratuita, della prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili e delle gravidanze indesiderate.
Per la rete IoDecido la campagna lanciata dal Ministero della Salute nel suo FertilyDay non è altro che «un’operazione di propaganda in nostalgico stile da ventennio fascista» e punta il dito contro il Ministero responsabile di «non preoccuparsi della prevenzione e dell’educazione sessuale e affettiva nelle scuole, che taglia i finanziamenti ai consultori pubblici, che non ha nessuna remora a dichiarare che “… i dati, sia a livello nazionale che disaggregati per ciascuna ASL, mostrano che il numero di non obiettori risulta congruo, anche a livello sub-regionale, rispetto alle IVG effettuate» senza prendere in considerazione l’elevato numero di donne che ha sperimentato sulla propria pelle quanto sia difficile trovare, in un ospedale pubblico, un medico che effettui l’interruzione volontaria della gravidanza o che prescriva almeno la pillola del giorno dopo.
IoDecido denuncia anche che per lo Stato non tutte le genitorialità hanno lo stesso valore. Non è un caso, infatti, che il FertilyDay venga organizzato a pochi mesi dal dibattito parlamentare sull’approvazione delle unioni civili, sulla stepchild adoption e sulla gestazione per altri, un dibattito su cui i no di Lorenzin e soci hanno avuto la meglio sui desideri di milioni di italiane e di italiani.
«I figli delle coppie eterosessuali italiane – scrive la rete IoDecido nella sua convocazione – vengono dipinti come l’antidoto contro la crisi economica, ma anche contro l’invasione migrante e l’utilizzo della scienza come strumento per superare presunti limiti etici imposti dalla natura. E’ anche lo stesso Ministero che impone la sterilità forzata a persone trans che modellano il proprio corpo sulla base di una scelta personale e non della sorte biologica che gli è capitata, negando loro la possibilità di immaginarsi genitori e decretando che solo un uomo e una donna possono procreare, che la fertilità è importante, ma non tutta, che è necessario fare figli per risollevare l’economia del paese, ma non tutti i figli vanno bene, non tutte le “famiglie” dovrebbero riprodursi, non c’è spazio per i figli e le figlie di migranti, di coppie non eterosessuali, di persone non cis-gender, di coppie non monogame, di non coppie, di chi non ha un lavoro o una casa o di madri consapevoli. L’unica prole legittima che questo Ministero e questo Governo vogliono è quella che nasce nella famiglia eterosessuale, bianca e socialmente produttiva, la stessa famiglia in cui la violenza di genere e i femminicidi sono all’ordine del giorno. L’unica sessualità che si propaganda è quella a fini riproduttivi, dove informazione e libertà di scelta non sono i prerequisiti ad una genitorialità consapevole, ma forse un limite al “naturale senso materno” che prima o poi dovrebbe sbocciare in ognuna di noi».
L’appuntamento quindi per il pomeriggio del 22 settembre, per continuare ad avanzare sulla riflessione di quanto e come «la mancata libertà di scelta sui nostri corpi, sui nostri desideri sessuali e riproduttivi costituisca una ennesima forma di violenza sulle donne e sui soggetti lgbtqi, una violenza istituzionale, culturale e politiche che non è più possibile tollerare».
Il prossimo evento lungo il percorso verso la manifestazione del 26 novembre, convovato da IoDecido, Di.Re (Donne in rete contro la violenza) e Udi (Unione Donne in Italia) è già stato fissato con una assemblea nazionale che si terrà a Roma l’8 ottobre presso l’Università La Sapienza.
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