Campagna unitaria per denunciare la repressione dell’état d’urgence. In Francia, polizia brutale. La sinistra anticapitalista dalla parte dei lavoratori e dei migranti
Di Alain Pojolat*
Dopo un’estate letale e liberticida – la morte di Adama Traoré, gli attacchi contro i manifestanti anti-nucleare a Bure, arresti anti-burkini, repressione contro i migranti – il riflusso sociale e le brutalità subite durante la manifestazione parigina del 15 settembre impongono all’ordine del giorno la priorità di una vasta campagna contro la repressione e le violenze poliziesche.
Così, giovedì scorso, senza alcun ritegno, i poliziotti disposti lungo il corteo non hanno esitato a scagliare una miriade di granate di “désencerclement” (bombe a mano che racchiudono palle di caoutchouc e gas lacrimogeni o al peperoncino) all’altezza del viso, causando molti feriti. Laurent Theron, attivista del sindacato SUD Santé, è stato gravemente ferito all’occhio dalle schegge di una granata, che hanno colpito il nervo ottico, perdendone l’uso in modo permanente. E decine di manifestanti feriti sono stati soccorsi solo grazie ai vari street médic, mentre la polizia impediva ai vigili del fuoco e alle ambulanze l’accesso al luogo della manifestazione.
Questa violenza poliziesca è insopportabile! Nonostante i numerosi avvertimenti e le polemiche rese ampiamente pubbliche, malgrado la denuncia collettiva davanti al Défenseur des droits (autorità costituzionale indipendente di difesa dei diritti del cittadino), a dispetto delle indagini dell’IGN (la polizia della polizia…), i poliziotti continuano deliberatamente a perpetrare violenze insensate nei confronti dei manifestanti e ci si domanda come sia possibile che queste azioni di polizia non abbiano ancora causato dei decessi. Non si tratta né di “errori” né di una “perdita di controllo”, ma bensì di pratiche atte a terrorizzare imposte dai più alti livelli del potere e delle gerarchie di polizia.
Ancora una volta, le direzioni sindacali hanno accettato di sottomettersi a un umiliante dispositivo di polizia che ha trasformato la Place de la Bastille in una gigantesca gabbia, costringendo i manifestanti a perquisizioni ripetute ed indecenti. Una rinuncia questa, sempre più impopolare tra le componenti sindacali più combattive e tra i manifestanti.
Un’agenda militante per organizzare la risposta
Gli otto mesi di mobilitazione e di repressione dei movimenti sociali hanno portato a molteplici cause giudiziarie. Dopo il movimento Nuit debout, il coordinamento contro la repressione e le violenze poliziesche si propone di mantenere un’agenda delle azioni legali e delle dimostrazioni a sostegno di tutti gli incriminati. Sarebbe superfluo farne l’elenco completo. Tra i 23 appuntamenti già annunciati ed in programma, segnaliamo quelli che per il loro impatto permetteranno le mobilitazioni più ampie e pubblicizzate: il 27 e 28 settembre a sostegno dei dipendenti di Air France a Bobigny, il primo ottobre in solidarietà con i migranti a Calais, il 3 ottobre a Parigi per il processo d’appello intentato da Emmaüs contro alcuni militanti che hanno sostenuto i migranti, il 19 e 20 ottobre al fianco dei lavoratori Goodyear ad Amiens, il 9 novembre a Parigi per il processo di due militanti di La Chapelle debout, l’8 dicembre con Loïc (di Jolie Môme), il 13 dicembre con Adil (postino del 92esimo) e il 31 Gennaio 2017 al processo dei due manifestanti di Bure che si erano rifiutati di farsi prelevare il DNA.
Criminalizzando le azioni sindacali e lotte del movimento sociale “contro la Loi Travail ed il suo mondo”, il governo vorrebbe demoralizzarci e trascinarci dentro percorsi giudiziari infiniti, dissipanti e dispersivi. L’incontro del 19 e 20 ottobre ad Amiens per sostenere i lavoratori della Goodyear potrebbe essere l’occasione per unificare la risposta contro la criminalizzazione. Questo è lo spirito che prevale all’interno della compagine sindacale per quanto riguarda l’iniziativa di assembramento. Il Nouveau Parti Anticapitaliste ha deciso di farne una delle sue priorità e di mobilitarsi ampiamente per renderlo un successo.
Fonte: Hebdo L’Anticapitaliste n.351. Traduzione di Giampaolo Martinotti
* Sindacalista, militante ed ex-portavoce del Nouveau Parti Anticapitaliste (NPA)