Solidali con il popolo greco! Una carovana attraversa la Francia a sostegno degli ambulatori autogestiti
da Poitiers, Ilaria Fortunato
La solidarietà non ha frontiere, né appartenenza culturale: essa abbraccia l’internazionalismo ed estingue cinismo, indifferenza, distanze. Una carovana sta attraversando la Francia a sostegno degli ambulatori greci: una necessità presentatasi con il manifestarsi delle conseguenze prodotte dalle misure d’austerità imposte dall’UE e dal FMI che ha scatenato, nel settore della salute e non solo, una crisi devastante. Non si tratta esclusivamente di una questione d’etica o di umanità, poiché l’essere solidali è già di per sé un atto politico. “L’efficacia di un azione condotta sul terreno è cardinale” ci spiega un volontario durante l’evento che si è svolto questo giovedì presso la cittadina francese di Poitiers, rievocando le carovane sindacali che in passato hanno apportato un considerevole aiuto al Vietnam e al Nicaragua e rimarcando l’impellenza di un “rinnovo della tradizione del movimento operaio”, al fine di promuovere la solidarietà tra i popoli contro gli attacchi delle politiche d’austerità.
Dopo cinque anni di “guerra economica e sociale” la Grecia ha visto salire il tasso di disoccupazione al 28%. 30.000 senza-tetto popolano Atene, le pensioni hanno subito una diminuzione del 25%, il budget destinato alla salute è stato ridotto di un terzo e il tasso dei suicidi di un Paese che aveva la più debole percentuale d’Europa è raddoppiato.
Un terzo della popolazione non gode di alcuna copertura sanitaria e il 40% della popolazione hatrascorso lo scorso inverno senza riscaldamento.
Il popolo greco, sottomesso al tempo lavorativo più elevato d’Europa, non è stato dispensato dai rumor che lo ritengono responsabile della crisi a causa del supposto mancato pagamento delle tasse (in realtà indirettamente detratte dagli stipendi).
C’è da ricordare che lo Stato greco costituisce un importante importatore di armi (i cui maggiori fornitori sono Francia e Germania) e che la spesa militare ammonta a 13 miliardi annuali.
Inoltre, i 150.000 rifugiati che hanno attraversato la Grecia hanno ricevuto l’esclusivo sostegno delle ONG, come ad esempio l’associazione l’Altro Essere Umano, che ha rifiutato il premio alla solidarietà elargito dal Parlamento Europeo, dacché l’Europa ha loro negato ogni sorta di aiuto medico. E’ in questo travagliato contesto che la popolazione greca ha ritenuto imprescindibile ed essenziale un audit del debito, al fine di discernere gli interessi del popolo dagli interessi finanziari privati, rimembrando l’annullamento incontestabile che è stato riservato al debito tedesco all’occupazione nazista che ha avuto luogo sul territorio greco dal 1941 al 1944.
Cardinali sono gli esempi dell’Ecuador, che ha annullato nel 2007 il 72% del debito nazionale o l’Islanda e l’Argentina che hanno ottenuto una considerevole soppressione del debito grazie ad una forte mobilitazione popolare.
Dal 2010 la Grecia ha conosciuto 10 piani d’austerità allo scopo di destabilizzare il ristretto mercato greco, produrre profitto per la finanza e destinare i fondi europei alla ricapitalizzazionedelle banche. Nel 2015 la vittoria di Tsipras e del NO al referendum contro le politiche della Troika, aveva in un primo momento riacceso un’ormai estinta speranza: speranza rapidamente tradita dalle negoziazioni del Terzo Memorandum, seguite dalla privatizzazione incontrollata dell’educazione e del patrimonio pubblico. Il 12 Novembre 2015 la Grecia ha conosciuto il suo sciopero generale.
400.000 persone hanno manifestato ad Atene contro le manovre dell’austerità e le assemblee cittadine hanno visto una grande diffusione sul territorio nazionale alla ricerca di un’alternativa politica, sociale, umanitaria.
La situazione politica e sociale attualmente vissuta dalla Francia si inscrive all’interno di proporzioni meno importanti rispetto allo scenario greco, ma costituisce un processo che si accelera ad una velocità disarmante e che rende i due Paesi spaventosamente compatibili. La soppressione degli impieghi e l’aumento del tempo lavorativo scatenati dalla distruzione progressiva del Codice del Lavoro inaugurata dalla legge El Khomri rileva la presenza di una minaccia europea scagliata dalla BCE e dal FMI. Questo non fa che sostenere, inoltre, la necessità di una lotta collettiva e internazionalista che possa scagliarsi violentemente contro le politiche antisociali dell’UE, che possa abbracciare una mobilitazione massiccia e solidale a favore della costruzione di Europa dei popoli.