Cucchi e gli altri. Sei mesi per un’indagine parlamentare sui morti “di Stato” con gli stessi poteri della magistratura inquirente. La proposta dei parlamentari di Possibile
di Francesco Ruggeri
A sette anni da una morte ancora gravata da interrogativi e ombre, un gruppo di deputati si è mosso alla Camera per promuovere una commissione parlamentare di inchiesta sulla fine di Stefano Cucchi, deceduto il 22 ottobre del 2009 all’ospedale romano Sandro Pertini sei giorni dopo essere stato arrestato per detenzione di droga. Presentata il 6 ottobre e affidata in sede referente il 21 ottobre alla commissione Affari Costituzionali, la pdl (prima firma Alessandra Bechis), sottoscritta dall’intera componente di Alternativa Libera-Possibile alla Camera, vuole gettare il fascio di luce del Parlamento su altri casi analoghi di morte archiviati, rimasti senza colpevoli o velati da interrogativi che i processi non hanno diradato. Il caso Cucchi – del quale lo scorso 18 ottobre al tribunale di Roma si è svolto l’incidente probatorio fissato dal gip Elvira Tamburelli, con l’audizione dei periti, dalla quale è emerso che le «lesioni contusive» riportate da Cucchi dopo l’arresto del 15 ottobre «non possono essere considerate correlabili» al decesso – è solo una delle pagine di un fascicolo aperto.
Riccardo Rasman, Federico Aldrovandi, Michele Ferrulli, Giuseppe Uva, Gregorio Durante, Bernardino Budroni, Federico Perna, Marcello Lonzi, Manuel Eliantonio, Carlo Saturno, Katiuscia Favero, Stefano Guidotti, Luigi Acquaviva, Mauro Fedele, Aldo Tavola, sono gli altri casi di malapolizia, secondo la deputata di Possibile, sui quali la commissione potrebbe indagare con poteri analoghi a quelli dell’autorità giudiziaria. Le risultanze della recente perizia medico-legale, fa notare la Bechis, «incrementano la fumosità» del caso Cucchi e attribuirne la morte all’epilessia, «rappresenta un insulto all’intelligenza umana». Nel ribadire la stima e il rispetto sia per i magistrati che per l’arma dei Carabinieri, la deputata di Al-P sostiene che «le ombre che si addensano sulla morte di Stefano Cucchi, devono essere diradate oltre ogni ragionevole dubbio per evitare che si danneggi il rapporto di fiducia tra i cittadini e lo Stato». La commissione bicamerale avrebbe quindi la tradizionale struttura degli organi parlamentari di inchiesta: composta da 20 deputati e 20 senatori, nominati dai rispettivi presidenti di Montecitorio e palazzo Madama, assicurando l’equilibrio nella rappresentanza e la «presenza di un componente per ciascun gruppo costituito in almeno un ramo del Parlamento».
L’organo avrebbe sei mesi per concludere l’indagine, avvalendosi degli stessi poteri e limitazioni ‘investigativè dell’autorità giudiziaria, richiedendo e ottenendo ad esempio copie di atti e documenti relativi a procedimenti e inchieste in corso presso l’autorità giudiziaria, organi inquirenti e pure da altri uffici della Pubblica Amministrazione. Data la natura e le finalità dell’ufficio, senatori e deputati avrebbero l’obbligo di mantenere il vincolo del segreto, come riservati resterebbero gli atti di cui la commissione dovesse entrare in possesso nell’esercizio del mandato. La pdl fissa in 50.000 euro il limite massimo di spesa (sostenuto a metà dal Senato e dalla camera), per il funzionamento della commissione. «L’istituzione di una commissione di inchiesta – ha dichiarato Pippo Civati all’Adnkronos – ci sembra un atto dovuto e necessario. Per questo abbiamo sottoscritto la proposta di legge dell’onorevole Bechis. Negli ultimi anni si sono verificati moltissimi episodi di questo tipo che gettano un’ombra pesante nel rapporto di fiducia tra lo Stato e i cittadini. Pur riponendo la massima fiducia nella magistratura e nelle forze di polizia, ci pare necessario fare uno sforzo in più e agire anche con altri strumenti istituzionali per arrivare alla verità e individuare le responsabilità a tutti i livelli».
«Parliamo di processi – ha proseguito Civati – che durano troppi anni e nei quali sono intervenuti troppi elementi opachi e controversi. Non possiamo permettere oltre che nel nostro Paese si parli di ‘morti di Statò. Lo dobbiamo alle famiglie delle vittime, impegnate in una lotta giudiziaria a tratti estenuante, e lo dobbiamo a tutti i cittadini italiani che devono sentirsi garantiti dallo Stato e non messi in pericolo». «Quello della commissione di inchiesta è uno strumento eccezionale, che però dovrebbe servire anche per aprire la strada a altre riflessioni in grado di prevenire simili epiloghi: mi riferisco al fatto che in Italia manca ancora il reato di tortura, con la Corte Europea dei diritti umani che già nel 2015 aveva invitato l’Italia a ‘dotarsi di strumenti giuridici in grado di punire adeguatamente i responsabili di atti di tortura o altri maltrattamenti impedendo loro di beneficiare di misure in contraddizione con la giurisprudenza della Cortè». «Visto che il governo su questi temi latita, impossibilitato a avere una linea definita a causa di Ap-Ncd, il Parlamento può farsi carico di forzare con una Commissione d’inchiesta in attesa che un pacchetto di leggi più ampio metta fine a comportamenti che ledono tutti i diritti civili sanciti nella nostra Costituzione», ha concluso il deputato di Possibile.