Sì del Senato all’accordo sul Tav tra Italia e Francia. Ecco perché è un regalo di Natale alle mafie confezionato dal Pd e dalle destre
di Checchino Antonini
Via libera del Senato alla ratifica dell’accordo tra Italia e Francia per la Torino-Lione. Secondo i più attenti si tratta di un autentico regalo alle mafie. «La ratifica dell’accordo tra Italia e Francia, approvato oggi dal Senato e ora in attesa del voto della Camera, è una pessima notizia – commentava ieri Paolo Ferrero, segretario del Prc – miliardi di soldi pubblici buttati per un’opera inutile e dannosa, dopo anni di mobilitazione da parte della popolazione della Val di Susa. Ecco il governo dei poteri forti, che vuole fare una riforma per “tagliare i costi della politica” e risparmiare 50 milioni, mentre butta miliardi dalla finestra per un progetto come la Tav sulla Torino-Lione!».
Il ddl di ratifica, che attende entro il 2016 il sì della Camera per diventare definitivo, è passato dunque ieri con il voto favorevole di tutti i gruppi, ad eccezione di M5S e Sinistra Italiana. Un passo decisivo per l’avvio dei lavori della nuova linea ferroviaria ad Alta Velocità, per i quali è già stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale europea il primo bando di gara da 110 milioni di euro. È l’inizio delle operazioni per la realizzazione del tunnel di base del Moncenisio, mentre sui due versanti delle Alpi due frese continuano a scavare l’una verso l’altra. L’accordo, attualmente all’attenzione della Assemblea Nazionale in Francia, oltre ad approvare il progetto, stabilisce il costo dell’opera – 8,3 miliardi di euro per il 40% coperti da fondi europei – la ripartizione tra i due Paesi, 57,9% a carico dell’Italia e 42,1% della Francia, e recepisce il regolamento dei contratti, estendendo la normativa antimafia italiana all’aggiudicazione e all’esecuzione dei contratti di appalto per la Torino-Lione, che sono regolati dal diritto francese.
Una «giornata storica dopo anni di isteriche discussioni e polemiche», gongola in Aula la controversa figura del senatore Pd Stefano Esposito, ricordando la versione ufficiale secondo cui l’opera consentirà di togliere un milione di mezzi pesanti dalle strade italiane e francesi, con una sensibile riduzione dei gas che provocano l’effetto serra, e di realizzare un interscambio del valore di 130 miliardi. Parla invece di «un’opera inutile, costosa e pericolosa per il futuro del Paese», il senatore Si-Sel Massimo Cervellini, mentre i pentastellati Luigi Gaetti e Marco Scibona definiscono la ratifica dell’accordo uno «scempio della Costituzione». L’intesa, alla fine, passa con 187 sì, una maggioranza «ampia e trasversale», come osserva Mario Virano, direttore generale di Telt, la società incaricata di costruire e gestire la nuova Torino-Lione. «In un momento in cui le forze politiche si stanno duramente confrontando su altri temi, vuol dire che su questo c’è una convergenza molto larga nel Paese», aggiunge Virano, rivelando di avere ricevuto dai partner francesi e dall’Europa «messaggi di grande ammirazione». «Dal punto di vista delle procedure l’Italia è considerata come un soggetto un pò criptico e critico – conclude – in questo caso ha sbalordito i partner per rapidità e concretezza».
«Nell’Aula del Senato ho votato no alla ratifica dell’accordo Italia-Francia per la realizzazione della Tav. Quest’opera non è una priorità e rimangono tutti i motivi di un’antica opposizione, primo tra tutti la permanente contrarietà dei sindaci della valle, per cui alla fine il risultato è una forzatura su un’opera che procede a rilento tra mille dubbi», ha detto, smentendo Esposito, Laura Puppato, capogruppo Pd in Commissione Ecomafie. «Su quest’opera – continua Puppato – gravano contraddizioni irrisolte. Sarà una Tav, ma si prefigura un uso preponderante per il trasporto commerciale (TAC). Il flusso commerciale Italia-Francia è da 20 anni in progressivo calo, Spagna e Francia sono simili all’Italia per cui sviluppi importanti in quella direzione non se ne vedono. Le comunità locali rimangono contrarie. Eppure si è deciso di andare avanti. Io ho votato no alla ratifica dell’accordo, l’opera non è una priorità e resto coerente con la valutazione, sempre manifestata e rimasta immutata che non ci sia proporzione tra costo e benefici».
«Oggi in Senato si è fatto scempio della Costituzione e della Convenzione di Vienna, con un ennesimo favore alle mafie visto che il regolamento contratti non può sostituirsi alla vigente legislazione anti-mafia che in Francia è inesistente», hanno affermato in Senato il capogruppo M5S Luigi Gaetti che è anche vice presidente della Commissione antimafia e Marco Scibona. «Anche con la ratifica degli accordi 2015 e 2016 le norme antimafia non si applicheranno mai agli appalti sul Tav Torino Lione», hanno spiegato Gaetti e Scibona. «Il relatore Sangalli ci ha assicurato che la Convenzione di Vienna permette la delega pattizia per altri organi come è avvenuto per il Regolamento contratti emesso dopo la conclusione della negoziazione internazionale, unica oggetto di ratifica – ha dichiarato Scibona, senatore M5S piemontese – invito il relatore ad indicarmi l’articolo della Convenzione di Vienna che consente tutto ciò. Ma o se lo inventa, perché non esiste, oppure taccia e si dimetta da senatore non essendo in grado di legiferare». «Va aggiunto che se passerà il ‘sì’ alla schiforma Renzi Verdini verrà cancellata ogni autonomia territoriale e Comuni, Regioni e cittadini non si potranno più opporre ad opere inutili e costosissime come queste».
«Sono profondamente convinta che non sia un’opera necessaria né una priorità, anche in termini di costi-benefici». La sindaca di Torino, Chiara Appendino, ha risposto così a una domanda del direttore del Corriere della Sera, Luciano Fontana, sulla Tav Torino-Lione. «A breve, se la Sala Rossa lo decide, ci sarà un Consiglio comunale aperto sulle ragioni del sì e del no alla Torino-Lione. Io esprimo le nostre posizioni, poi non è un sindaco che può bloccare l’opera», ha concluso nel giorno in cui il Senato ha ratificato a larga maggioranza l’accordo tra Italia e Francia per l’avvio dei lavori della Torino-Lione.