Ludwig. Abel era stato ritenuto infatti più volte “socialmente pericoloso” pertanto la sua libertà era rimasta vigilata dal 2009, anno in cui venne scarcerato. Il complice Marco Furlan definitivamente in libertà nel 2010
da Treviso, Enrico Baldin
Wolfgang Abel è di nuovo libero. Convalidata ieri l’istanza presentata per l’ennesima volta dall’avvocato del tedesco per la revoca dell’obbligo di firma. Abel era stato ritenuto infatti più volte “socialmente pericoloso” pertanto la sua libertà era rimasta vigilata dal 2009, anno in cui venne scarcerato. Il complice Marco Furlan invece tornò definitivamente in libertà nel 2010.
A tanti anni di distanza si chiude definitivamente anche il capitolo penale del secondo componente di Ludwig, la banda che tra gli anni 70 e 80 compì e rivendicò omicidi e stragi verso persone che riteneva non conformi al modello sociale che la banda neonazista si era prefissata. Da tossicodipendenti a prostitute, da nomadi a omosessuali, emarginati, senza tetto fino a religiosi e giovani festaioli. Per la giustizia Ludwig era un duo – quello formato da Abel e Furlan appunto – ed aveva commesso delitti che costarono la morte di dieci persone. Fanatici, nazisti, mentalmente disturbati quanto profondamente intelligenti. Morbosamente amici ed assassini.
Questa la verità giudiziaria, appunto. Perché anche con l’ultimo pezzo il puzzle non è del tutto composto. Innanzitutto c’è quel fantasma chiamato terzo uomo. Un terzo uomo che tra le testimonianze presentate anche in sede giudiziaria apparve durante il duplice omicidio dei due religiosi a Monte Berico, all’incendio alla discoteca “Liverpool”, al rogo del cinema a luci rosse di Milano. Dell’eventuale terzo uomo però non si è mai arrivati ad un nome. Ad oggi ancora un fantasma.
Altro pezzo scomposto è quello della presunta “autarchia” del presunto duo. Possibile che tutti quei morti (a proposito, secondo le sentenze sono dieci ma diversi altri delitti rivendicati da Ludwig non sono stati attribuiti ad Abel e Furlan) siano frutto solo di due autonome menti malate? A destare dubbi in questo caso la pista aperta da Giampaolo Stimamiglio, ex appartenente ad Ordine Nuovo che pochi anni fa ha fatto diverse rivelazioni, parte delle quali riferite alla strage di piazza della Loggia a Brescia che costò la vita a otto persone, oltre al ferimento di altre 102 persone. Stimamiglio permise di individuare tra i presenti alla strage di Brescia un estremista nero veronese, Marco Toffaloni, all’epoca dei fatti minorenne e da tempo espatriato in Svizzera. Stimamiglio sostenne che Ludwig non era un duo ma un gruppo, e che oltre ad Abel e Furlan – colti in flagrante durante il tentato incendio alla discoteca “Melamara” – vi appartenevano altri personaggi che gravitavano attorno ad Ordine Nuovo e ad un’altra organizzazione estremista denominata “Ronde pirogene antidemocratiche”. Quest’ultima, attiva perlopiù ad inizio anni ’80 a Bologna, era una delle tante sigle della galassia nera. A differenza delle altre ma in assonanza con Ludwig, usava il fuoco come mezzo “purificatore”. Per incendiare veicoli, motocicli, giacigli di fortuna e tutto ciò non fosse conforme ai loro canoni estetici. E’certo come Furlan e Abel avessero conosciuto alcuni componenti sia di Ordine Nuovo, sia del gruppo incendiario di cui facevano parte anche due veronesi, e più in generale dell’estrema destra veneta che così spesso rientrò in vicende di stragismo.
Nessuna certezza, ma molte assonanze e alcuni sospetti. Come quella fuga in bicicletta dalla detenzione domiciliare di Furlan che in un battibaleno scomparve nel nulla ad inizio anni ‘90. I suoi avvocati Ghedini e Longo per molto tempo dissero con insistenza che Furlan poteva essere morto. Quattro anni dopo invece venne rinvenuto in Grecia per puro caso, da una caparbia famiglia veronese. Chi coprì Furlan? Chi lo portò in Grecia? Chi gli diede quei 51 milioni di lire rinvenuti dalla Criminalpol nel suo appartamento? Sprezzante come al solito, Furlan disse che in Grecia c’era arrivato da solo (attraversando i Balcani in guerra) e che i soldi se li era guadagnati. Versione a cui non credette nessuno, ma a cui non corrispose alcuna verità alternativa. Solo supposizioni. Come quella della rete internazionale nera che proteggeva neonazisti europei, e che in Grecia aveva già dato ospitalità anche a latitanti di Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale.
Supposizioni, rivelazioni, atti, perlopiù senza seguito. Una verità giudiziaria, un contesto – quello della galassia nera veronese – così fertile ed articolato. Ed un puzzle con dei pezzi mancanti. La definitiva liberazione di Abel chiude un capitolo, ma molti altri attendono di essere sviluppati. Forse anche da Abel stesso.
nulla di nuovo sotto il sole……i criminali nazifascisti godono di protezione nemmeno tanto segreta..dai servizi, che paghiamo noi, dalle cosidette forze dell’ordine, dal tesoro che finanzia i servizi……..e i nazifascisti…..e noi paghiamo…mentre i CC (ciapa ciuc) arrestano gli anrchici………HLVS