“Compagno”, sono gli avvenimenti tragici di Aleppo e la tua reazione a questi avvenimenti, o meglio la tua non reazione, che hanno finito per persuadermi che sia giunta l’ora di scriverti
«Compagno», è da diverse settimane che mi dico di scriverti, e sono gli avvenimenti tragici di Aleppo e la tua reazione a questi avvenimenti, o meglio la tua non reazione, che hanno finito per persuadermi che sia giunta l’ora di rivolgermi a te. Non necessariamente per convincerti, perché credo che malauguratamente è già troppo tardi. Ma almeno così le cose saranno dette e tu non potrai dire che non sapevi.
In nome dell’antimperialismo?
La città di Aleppo è vittima di un massacro, di una vera macelleria che fa inevitabilmente pensare ad altre città martiri come Srebrenica, Grozny, Falluja, ma anche Varsavia e Guernica, o anche ai campi palestinesi di Sabra e Chatila. Le testimonianze dirette che arrivano dalla città, venute da siriani «comuni», e non dai soli membri di un qualunque gruppo armato, sono eloquenti, a fortiori quando sono accompagnate da fotografie o da video. Parole ed immagini che dicono l’emergenza, che dicono l’impotenza, che dicono l’orrore.
Ma tu, «compagno», ti sei sforzato in questi ultimi giorni – se si può considerare che questo esercizio possa avere da vicino o da lontano un qualunque rapporto con una virtù – a spiegare che non era necessario impegnarsi a fianco degli abitanti di Aleppo e che non occorreva denunciare i bombardamenti di cui erano vittime, ancor più che non c’era bisogno di denunciare i soprusi commessi dalle truppe di terra al momento della «liberazione» della città. In altri termini, sei venuto a spiegarci che non occorreva prendere una posizione chiara e determinata contro un massacro pianificato e perpetrato dal regime dittatoriale di Bashar al-Assad e dai suoi alleati, ai primi posti dei quali ci sono la Russia e l’Iran.
Se mi rivolgo a te, «compagno», è perché in passato abbiamo condiviso numerose lotte, in particolare – ma non soltanto – la lotta per i diritti del popolo palestinese. Perché pensavo che, malgrado le nostre divergenze, avessimo dei principi comuni. In effetti non ho nulla da dire alla destra e all’estrema destra pro Putin e/o pro Assad, che dichiarano palesemente il loro sostegno a dei regimi autoritari in nome di «valori» comuni, e che non hanno mai fatto accenno di voler costruire una reale solidarietà con i popoli oppressi.
Ma tu, «compagno», ti fregi di virtù “progressiste”, “antimperialiste”, perfino “socialiste”, “comuniste” o anche “rivoluzionarie”. Ed è in nome di queste virtù che oggi tenti di convincerci che non bisogna stare decisamente al fianco della popolazione di Aleppo assediata e massacrata, e che non bisognerà stare domani accanto alle popolazioni delle altre città siriane già accerchiate e rapidamente distrutte.
Questo non è, lo riconoscerai, che il minore dei paradossi.
«I più cattivi non sono necessariamente quelli che si crede»
Infatti avevo creduto di capire che ciò che costituiva il patrimonio genetico comune della sinistra antimperialista, era di essere al fianco dei popoli schiacciati dagli Stati imperialisti ed i loro alleati. Avevo creduto di capire che in questo patrimonio genetico che sembravamo condividere, non si transigeva con la solidarietà internazionalista. Ed avevo sperato che nonostante le tue posizioni a volte più che ambigue circa la tragedia siriana, il martirio di Aleppo ti avrebbe ricondotto alla ragione, e a casa.
Ma no. Tu ti ostini. Ti ostini a tentare di spiegare che non si può prendere parte a favore della popolazione massacrata di Aleppo. Ti ostini a tentare di spiegare che «le cose non sono così semplici». Ti ostini a tentare di spiegare che in questa «guerra», non ci sono «buoni da un lato e cattivi dell’altro», e che occorre così saper mantenere la ragione e non cedere al semplicismo.
Perché tu, evidentemente, «compagno», non cedi al semplicismo. Mai. Ci proponi del resto la tua analisi complessa, piena di alterigia e di sfumature, che somiglia pressappoco a questo: «No, Assad non è un democratico, e neppure i paesi che lo sostengono sono francamente dei modelli. Ma attenzione: la cosiddetta ribellione siriana è in realtà per lo più composta da forze derivate dall’islam integralista, perfino jihadiste, teleguidata ed armata da regimi reazionari come l’Arabia Saudita, il Qatar e la Turchia, o dai padrini occidentali di quest’ultimi, in particolare gli Stati Uniti e la Francia.»
Conclusione: “Prudenza, i più cattivi non sono necessariamente quelli che si crede”.
La popolazione siriana, la conosci?
Il primo problema della tua analisi, «compagno», è che dimentica un attore essenziale: la popolazione siriana. Tu sembri in effetti dimenticare che il punto di partenza degli avvenimenti in Siria non è un intervento saudita, statunitense, qatariano o turco. Nemmeno russo. Il punto di partenza di tutto questo è stato che nel marzo 2011 centinaia di migliaia di siriani si sono sollevati contro un regime dittatoriale e predatore, come in Tunisia, come in Egitto, come in Libia. E che se Assad e i suoi servitori non avessero fatto la scelta di reprimere questa sollevazione nel sangue, con più di 5.000 morti e decine di migliaia di arresti durante il 2011, essi sarebbero caduti sotto la pressione popolare.
E parliamo proprio dell’anno 2011, quest’anno in cui, ricordi, «compagno», ti entusiasmavi per le altre sollevazioni nella regione. «Il popolo vuole la caduta del regime» ricordi? Forse Lo hai anche cantato nelle strade di una città francese, tu che sei così innamorato della libertà, della giustizia sociale e della democrazia. Lo si cantava anche in Siria, con le stesse rivendicazioni economiche, sociali e politiche degli altri paesi della regione toccati dalle sollevazioni, e Riad, Doha, Parigi o Washington non avevano nulla a che vedere con questo. Se ti interessassi da vicino della situazione siriana, dovresti del resto sapere che ogni volta che c’è stata una tregua negli ultimi anni, le manifestazioni sono ricominciate. Che senza l’intervento dell’Iran, della Russia in seguito, il regime sarebbe caduto, sotto la pressione dei siriani, non di qualche migliaia «di combattenti stranieri» – che sono arrivati, per inciso, ben dopo che il regime aveva ucciso migliaia di siriani disarmati, e fatto uscire da prigione decine, addirittura centinaia, «di jihadisti», ti sei già chiesto perché? E che sì, le radici «della crisi» siriana sono veramente la contestazione popolare di un clan e la risposta di quest’ultimo: distruggere tutto piuttosto che perdere il potere e le sue prebende.
A meno che tu non voglia dire che fin dall’inizio i siriani sono «manipolati» dai paesi occidentali, che tutto questo non è che, in fondo, soltanto una questione legata al petrolio, e che la ribellione siriana è stata teleguidata dall’esterno da potenze che devono soltanto schiacciare un bottone perché delle popolazioni si sollevino. Ma non oso neppure pensarlo: non sei di quelli che ritengono che gli arabi sono talmente sciocchi da non essere capaci di pensare da soli e che quando essi si mobilitano per rivendicare «giustizia sociale», a costo di perdere la loro vita, è una forzatura perché sono manipolati da occidentali che pensano al «petrolio».
Non è vero, «compagno»?
Lanciarazzi contro aviazione
Il secondo problema della tua analisi, «compagno», è che metti sullo stesso piano, da un lato, il «sostegno» portato dalla Russia e l’Iran ad Assad e, dall’altro, il «sostegno» portato dagli Stati Uniti, la Francia, la Turchia e le monarchie del Golfo alle forze d’opposizione siriane. Cerchi di far credere che non ci sarebbe una superiorità militare schiacciante del regime Assad e dei suoi alleati e che dopo tutto, per riprendere, modificandola appena, una formula in voga in un paese confinante con la Siria, «Assad ha il diritto di difendersi».
Ma osi realmente comparare, da un lato, le migliaia di «consiglieri militari» e l’armamento iraniani, le migliaia di combattenti di Hezbollah e, soprattutto, l’aviazione russa (e i veicoli e l’armamento pesante forniti dalla Russia, seconda potenza militare mondiale) che vengono in appoggio ad uno Stato ed un esercito regolare e, dall’altra parte, le armi leggere, i lanciarazzi e i lanciamissili vetusti forniti o finanziati dalle monarchie del Golfo o la Turchia e le armi leggere, i lanciarazzi, qualche arma anticarro e i sistemi di comunicazione e i dispositivi di visione notturna forniti, con il contagocce, dagli Stati Uniti e la Francia?
Sai che ciò che chiedono le forze d’opposizione siriane dall’inizio sono dei missili antiaerei, per potersi difendere dagli aerei della morte di Putin e di Assad, e che sono gli Stati uniti che hanno sistematicamente messo il loro veto alla consegna di tali armi? Sai che all’inizio dell’anno 2014, dopo il fallimento della conferenza di «Ginevra 2», i sauditi per la prima volta hanno suggerito di consegnare lanciamissili alle forze di opposizione siriane, che gli Stati uniti si sono opposti, e che non hanno cambiato posizione dopo? Gli Stati uniti che non volevano, che non vogliono, che queste armi cadono «nelle mani sbagliate», e che non vogliono soprattutto che l’apparato di stato siriano sia distrutto visto che, contrariamente ad altri, hanno tirato i bilanci del loro brillante intervento in Iraq.
Ti pongo una domanda: dove sono, le armi terribili delle forze d’opposizione? Pensi seriamente che Assad avrebbe potuto bombardare quartieri interi con elicotteri che volano a bassa quota se gli oppositori siriani avessero disposto di un reale armamento?
E ti ricordi che nel maggio scorso l’ambasciata della Russia in Gran Bretagna, che deve tuttavia essere ben informata e che, se avesse prove del sovrarmamento degli oppositori di Assad, le esibirebbe, era ridotta a twittare delle immagini estratte di un videogioco (!) «per dimostrare» che le forze d’opposizione siriane ricevevano armi chimiche?
Allora siamo seri, ti va?
Chi ha distrutto la Siria?
Il terzo problema della tua analisi, «compagno», è che dimentichi semplicemente un dato fondamentale: i fatti. Poiché potrai sempre dirmi che quello che ho appena scritto è impossibile da provare, anche se ci sono gli attori principali di questo «non sostegno» e «i non sostenuti» che hanno testimoniato, e che continuano a farlo, ma forse, dopo tutto, essi sono dei bugiardi di prima categoria.
Ma se vuoi assolutamente prove, accontentati di aprire gli occhi e di porti una semplice domanda: come mai la Siria ha potuto essere distrutta? Quando commenti le immagini delle città rese al suolo dicendo che c’è «violenza da entrambi i lati», tu occulti un dettaglio: chi possiede le armi necessarie per distruzioni di tale ampiezza? Per dirlo differentemente: chi può condurre dei bombardamenti? Dove sono gli aerei delle forze d’opposizione siriana? Dove sono gli elicotteri delle forze d’opposizione siriana? Dove sono i loro tanks? Nascosti sotto terra, come la superpotente armata di Saddam Hussein che minacciava il mondo intero? Quanto le forze d’opposizione siriane hanno distrutto aerei? Sai che nel 2013, quando hanno abbattuto due elicotteri, si trattava di un evento così tanto raro che lo hanno celebrato in grande pompa e che hanno diffuso ovunque immagini della loro «impresa»? Due elicotteri! All’epoca, non ho potuto impedirmi di pensare agli abitanti di Gaza che celebrano la caduta accidentale di un drone israeliano…
«La coalizione» guidata dagli Stati Uniti interviene militarmente, tu obietti. Ma puoi farmi la lista dei bombardamenti condotti da questa «coalizione» contro le forze armate del regime di Assad o contro le forze armate che lo sostengono? No, non perdere il tuo tempo a cercare, poiché mi informo io stesso ogni giorno presso fonti sicure: secondo il regime di Damasco ed i media che girano i suoi comunicati, fonti che non si può affatto sospettare di volere dissimulare questo tipo di bombardamenti, la cosa è accaduta… due volte. La prima volta, nel dicembre 2015 (4 morti), nella regione di Deir ez-Zor, «la coalizione» che smentisce di avere mirato all’esercito siriano e che afferma di aver bombardato Daesh. La seconda volta, nel settembre 2016 (tra 50 e 80 morti secondo le fonti), vicino all’aeroporto di Deir ez-Zor, «la coalizione» riconosce questa volta di avere bombardato le posizioni del regime e presenta scuse ufficiali a Bashar al-Assad ed a Vladimir Putin.
Riassumendo, ed eccetto errori da parte mia (nessuno è infallibile), «la coalizione», che rivendica circa 5.000 «bombardamenti» sulla Siria, ha bersagliato due volte, dall’inizio della sua campagna di bombardamenti nel 2014, il regime Assad, di cui una volta «si è scusata». Da annotare, dunque, nel vostro taccuino: «le autentiche operazioni militari condotte “dalla coalizione” hanno riguardato Daesh e altri gruppi “jihadisti”, e non Assad ed i suoi alleati».
Per finire, alcune osservazioni «preventive»
Ci sono molti altri problemi con la tua analisi, «compagno», ma non voglio approfittare del tuo tempo. Del resto, pur avendo avuto spesso l’occasione di discutere a voce con te di questi «problemi d’analisi» confrontando, la tua «geopolitica» ed il tuo «antimperialismo», i fatti e la cronologia reale degli eventi, so che non ti piace troppo questo, i fatti. Sono veramente troppo testardi.
Poiché è molto più semplice provocare o seminare confusione con post e commenti su Facebook o in forum di discussione che prendere il tempo per avere uno scambio un po’ preciso e argomentato.
Allora nel caso in cui tu fossi comunque tentato di cedere alla facilità e volere giocare a questo piccolo gioco, ti sottopongo alcune osservazioni «preventive»:
• Prima di dirmi che difendo le stesse posizioni degli Stati uniti, della Francia, dell’Arabia Saudita, del Qatar, di Bernard-Henri Lévy o di qualche altro «compagno ingombrante», ricorda che, se si ragiona in tal modo, tu difendi da parte tua le stesse posizioni della Russia, dell’Iran, del generale Al Sissi, di François Fillon o di Marine Le Pen, e chiediti se è un’argomentazione.
• Prima di dirmi che Israele ha bombardato, dal 2011, in una quindicina di riprese, posizioni del regime di Assad, e che coloro che sono contro Assad sono dunque con Israele, ricorda che nel giugno scorso Putin dichiarava, al termine di una riunione con Netanyahu con il quale aveva appena firmato molti accordi commerciali, quanto segue: «Abbiamo evocato la necessità di sforzi congiunti nella lotta contro il terrorismo internazionale. Su questo piano, siamo alleati. I nostri due paesi hanno un’esperienza importante in materia di lotta contro l’estremismo. Dunque rafforzeremo i nostri contatti con i nostri partner israeliani in questo campo». E chiediti se è un’argomentazione.
• Prima di dirmi che la ribellione siriana si è appellata ai paesi occidentali per ricevere armi e beneficiare di un appoggio militare conseguente, in particolare aereo, e che questo nasconde inevitabilmente qualcosa, ricorda che le forze curde che ammiri tanto – giustamente – da quando hanno respinto Daesh a Kobané hanno fatto esattamente la stessa cosa, e che esse hanno ottenuto quest’appoggio, al punto che hanno ringraziato pubblicamente gli Stati uniti del loro sostegno, e chiediti se è un’argomentazione.
• Prima di dirmi che la ribellione siriana, anche se si sarebbe potuto avere all’inizio della simpatia per essa, è oggi ostaggio di forze reazionarie derivate dall’islam politico, e che alcune di queste forze non esitano a prendersela violentemente con i civili o, variazione sullo stesso tema, che è realmente tragico bombardare civili ma è perché i terroristi si nascondono fra loro, quando non li utilizzano come scudi umani, ricorda che questo è il discorso di quelli che vogliono giustificare le campagne di bombardamenti mortali su Gaza, e chiediti se è un’argomentazione.
• Prima di dirmi che gli insorti siriani sono «alleati oggettivi» con Daesh, ricorda che Daesh è stato cacciato da Aleppo all’inizio del 2014 da quelli che si stanno facendo oggi massacrare da Assad, rifletti sul concetto di «alleato oggettivo» e chiediti se è un’argomentazione. Puoi anche riconsiderare, se non sei convinto, ciò che è stato ricordato sopra a proposito dei veri obiettivi dei bombardamenti della coalizione, e chiederti una seconda volta se la mossa dell’«alleato oggettivo» è un’argomentazione.
• Prima di dirmi, infine, che coloro che denunciano Assad e Putin «dimenticano» di denunciare i massacri commessi dalle grandi potenze occidentali e dai loro alleati, sappi che fra quelli che si mobilitano per Aleppo, siamo numerosi a esserci mobilitati per Gaza, contro gli interventi militari in Afghanistan, in Iraq, in Libia o altrove, e che non rinunciamo, contrariamente a te che hai scelto di non essere in strada ieri sera per denunciare la macelleria in corso, alla nostra coerenza politica, ai nostri ideali e all’antimperialismo. E chiediti se questa è un’argomentazione.
Ecco dunque, «compagno», ciò che volevo dirti. Il tono non è molto piacevole, ne convengo, ma questo è niente a confronto dell’indifferenza, a volte anche del dispetto che tu manifesti riguardo al martirio di Aleppo.
Farai ciò che vuoi di questa lettera, ed hai ovviamente il diritto di continuare a riempirti della tua visione «geopolitica» di corte vedute e del tuo «antimperialismo» pavloviano mentre i siriani crepano sotto le bombe di Putin e di Assad, e sotto i tuoi occhi.
Qui non si parla di un esercizio di retorica su Facebook per commenti interposti, ma di migliaia, di decine di migliaia di vite. Non si parla di una divergenza tra noi sulla valutazione di questo o quell’avvenimento, ma del tuo silenzio complice o delle tue miserabili contorsioni di fronte ad una delle più grandi tragedie del nostro tempo. Non si parla di un semplice disaccordo politico, ma di un’autentica rottura.
Non so quando ci parleremo le prossima volta, «compagno». Ma quello che so, è che se tu persisti, e malauguratamente credo che lo farai, non ci saranno neppure più virgolette, perché non ci saranno più dei compagni.
Ti lascio con il Che, che ha qualcosa da dirti:
«Soprattutto, siate sempre capaci di sentire nel più profondo del vostro cuore qualunque ingiustizia commessa contro chiunque, in qualunque parte del mondo. È la qualità più bella di un rivoluzionario.»
P.S. No, non ho messo note. Non è nelle mie abitudini non indicare dei riferimenti, ma probabilmente avrai capito che è volontario. Poiché dato che sei molto capace di fare ricerche su Internet (ed altrove?), sappiamo molto bene entrambi che potrai trovare tutte le fonti utilizzate qui.
“Prima di dirmi che Israele ha bombardato…ricorda che nel giugno scorso Putin dichiarava,”
quindi UNA dichiarazione di Putin equivale a svariati bombardamenti sionisti in appoggio ai tagliagole.
La credibilità di quest’articolo è tutta riassunta in “argomenti” del genere.
Lettre à un faux-frère
http://www.levilainpetitcanard.be/articles/blog/lettre-a-un-faux-frere_230825153