Non vi venga in mente di manifestare nel giorno in cui cominciano i saldi. L’incredibile vicenda di tre attiviste femministe che volevano contestare i canoni di bellezza dell’industria della moda
da Barcellona, Dario Sigari
Il 7 gennaio 2009 il collettivo femminista Cau de Llunes organizzò a Tarragona una perfomance per denunciare la pressione estetica, derivata da canoni di bellezza impossibili, imposti dall’industria della moda e della cosmesi, come altra forma di violenza di genere.
Attraveso la lettura di un manifesto, il volantinaggio e un’azione simbolica, consistente nel tracciare, sul marciapiede, col gesso la silhouette di una ragazza, si intendeva far prendere coscienza alla popolazione dei gravi problemi fisici, psichici ed emozionali che generano i disturbi alimentari, e che, nei casi più estremi, possono portare alla morte.
Si scelse il 7gennaio poichè coincidente con il primo giorno di saldi, permettendo di far arrivare il messaggio al maggior numero di persone possibile.
Il tutto però si concluse con un brutale attacco da parte degli agenti della polizia municipale, inseguendo tre attiviste fin dentro l’androne di un palazzo.
7 anni dopo si è giunti al processo e alle sentenze per i fatti di quella giornata.
L’azione organizzata dal collettivo Cau de Llunes, dalla durata di poco meno di 5 minuti, si era già svolta davanti ad altri negozi della città catalana senza alcun incidente. Giunti però davanti al negozio Bershka, a performance già iniziata, comparvero due macchine della polizia municipale che fermarono l’azione dimostrativa, sequestrando il megafono. In seguito all’indignazione e alla costernazione della gente, gli agenti della municipale non hanno esitato a picchiare ed inseguire fin dentro l’androne di un palazzo tre attiviste, e a sequestrare la scheda di memoria della telecamera di una delle persone aggredite.
Le tre attiviste aggredite hano subito presentato una denuncia contro gli agenti della municipale che da canto loro hanno tentato di far passare le persone aggredite come aggressori.
Oltre il danno, la beffa. Santi, Diego e Laia infatti non solo son stati picchiati, insultati, minacciati e vessati all’interno di quel portone, ma son stati persino accusati di disturbo e attentato all’autorità.
Si è così giunti ad un processo dove le denunce si incrociavano tra le differenti parti. E anche il Comune di Tarragona, senza portare avanti nessun’azione per contrastare i fatti, ha deciso di presentarsi come parte civile accanto alla polizia.
Il processo giunto a conclusione il 28 dicembre 2016 ha stabilito condanne esclusivamente per le attiviste, condannandole a pagare una multa di 2.250€ per responsabilità civile e a tre mesi di prigione per attentato all’autorità, oltre all’ineleggibilità. Esse son state però prosciolte dall’accusa di lesioni che si imputava loro.
Gli agenti della municipale sono stati invece assolti da ogni accusa, nonstante i video di TV3, usciti anche in rete, ben testimoniano la loro spropositata reazione repressiva.
Nel comunicato pubblicato dal colletivo del Casal popular Sageta de Foc, legato alle attiviste, si legge come la sentenza conferma l’ingiustizia della legge, “un fatto comune in questo Stato demofobico”. Si accusa inoltre il comune di Tarragona di essere responsabile delle pene inflitte alle compagne di Cau de Llunes e di giustificare e praticare, attraverso i propri agenti della municipale, l’abuso come pratica normale.
In una recente dichiarazione del 7gennaio, una delle attiviste condannate, Laia Estrada, rappresentante della CUP nel consiglio comunale di Tarragona ha avanzato la possibilità che le venga chiesto di lasciare l’incarico pubblico, fatto per il quale però non dimostra preoccupazione. Attaca comunque la sentenza in maniera netta sostenendo come le condanne siano state date esclusivamente sulle testimonianze di un’unica parte, e il comune che va contro gli interessi della cittadinanza.
La decisione se ricorrere o meno contro la sentenza non è ancora stata presa, ma dovrà essere una decisione dei diversi collettivi cittadini.