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Genova, “fuori i fascisti dalla nostra città”

Convegno dei fascisti europei a Genova. L’Anpi chiama i cittadini a raccolta. Si mobilitano sinistra radicale e comunisti. Giovanni Toti in confusione

da Genova, Giampaolo Martinotti

 

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Annunciata per sabato 11 febbraio, in un luogo ancora da definire, la kermesse che potrebbe far convogliare nel capoluogo ligure svariati gruppi europei di stampo fascista e neonazista. Il convegno “Per l’Europa delle Patrie”, organizzato da Forza Nuova, si prospetta come la solita messinscena vergognosa e dovrebbe ospitare tra i suoi relatori personaggi notoriamente xenofobi e razzisti quali Roberto Fiore, leader della formazione neofascista italiana, Udo Voigt del Partito Nazionaldemocratico di Germania, Yvan Benedetti del Parti Nationaliste Français e l’ex presidente del British National Party, Nick Griffin. Movimenti sociali e partiti legalmente riconosciuti a discapito della legge, sempre più spesso al centro di indagini e atti giudiziari, organizzazioni politiche appartenenti alla sedicente “Alleanza per la Pace e la Libertà” (Apf). Certo, pace e libertà. Parole e concetti paradossali per chi in tutta Europa semina odio e ripropone retoriche disgustose alla base di una propaganda confusa e violenta nel tentativo, maldestro ma in minima parte tristemente efficace, di alimentare il malessere degli strati sociali più affranti dall’aumento delle disuguaglianze e della povertà. Razzismo e discriminazioni, sono queste le prerogative di chi vorrebbe affrontare il disastro socio-economico dei paesi europei con ricette reazionarie.

La risposta dell’Anpi

Questi soggetti di estrema destra, al pari di Casapound e della Lega Nord, rappresentano esclusivamente un crogiuolo pregno di revisionismo storico e di quel becero populismo che i fascisti amano predicare per strumentalizzare la profonda crisi provocata dalle sciagurate politiche neoliberiste ad essi tanto care. “Apprendiamo con stupore e tanto sdegno che la nostra città dovrebbe essere sede di un convegno dell’ultradestra europea su invito dei fascisti nostrani. È inaccettabile che ancora una volta si metta in atto un’ulteriore provocazione contro i valori democratici e antifascisti della nostra città”. Inizia così il comunicato con il quale l’Anpi genovese esorta alla mobilitazione la popolazione civile e tutte le forze antifasciste, chiedendo alle istituzioni locali e regionali di “impedire questo affronto alla città di Genova Medaglia d’Oro della Resistenza”. “Lanciamo un appello a tutti i genovesi per una ampia e unitaria mobilitazione. Chiediamo alle autorità competenti di far rispettare le leggi che sono ben chiare e non lasciano dubbi di interpretazione, in particolare la legge Scelba e la legge Mancino che vanno semplicemente applicate. Questa offesa a Genova va impedita, nel rispetto della Costituzione che è intrinsecamente e profondamente antifascista”.

Gli antifascisti genovesi

Alle proteste dell’Anpi fanno eco i comunicati e le dichiarazioni delle varie organizzazzioni e associazioni antifasciste e della sinistra radicale presenti in città. Per Bruno De Martinis, tra i rappresentanti locali di Sinistra Anticapitalista, “la lotta e la mobilitazione antifascista sono più che mai di attualità e devono essere praticate in ogni momento dell’attività politica e sociale da tutte e tutti coloro che si battono per la democrazia, la giustizia sociale, contro la guerra, per la cooperazione tra i popoli” e aggiunge  “la scelta di Genova come teatro di un incontro tanto nauseante è a dir poco stomachevole. Nel clima politico generale, a partire dall’elezione di Donald Trump, opporsi con veemenza alle brutalità causate tanto dai fascismi quanto dalle politiche d’austerità è prioritario per chi si batte per un alternativa (eco)socialista”. La federazione genovese del Prc ha dichiarato che “i movimenti anti-umani che si stanno sviluppando in Europa ripropongono modelli che si richiamano esplicitamente ai governi nazisti di prima della Seconda guerra mondiale. Sarà interessante capire se le istituzioni e le dirigenze delle forze dell’ordine decideranno di concentrare i propri sforzi contro gli antifascisti o difenderanno la Costituzione”. Il collettivo comunista Genova City Strike fa sapere senza mezzi termini che “il convegno dell’ultradestra a Genova è probabilmente una bufala tipica dei neonazisti alla quale i giornali dedicano spazi esagerati. Detto ciò bene ha fatto l’Anpi a dichiarare che vi sarà una mobilitazione. Se il sindaco e qualche altro amministratore sono così preoccupati facciano subito un esposto al prefetto dichiarando la propria opposizione istituzionale. E magari si ricordino che il pericolo fascista diventa reale proprio grazie alle loro politiche impopolari contro lavoratori e sfruttati”. Il PCL scrive sulla sua pagina web che le sezioni liguri non hanno alcuna intenzione di appellarsi alle istituzioni borghesi ma hanno semplicemente ribadito che metteranno in campo tutte le forze possibili per impedire la riunione delle formazioni nazifasciste nella città capoluogo. Non ci riguardano i problemi di ordine pubblico. L’Altra Liguria, nelle parole di Simonetta Astigiano, “respinge con forza la possibilità che si tenga a Genova un raduno dell’estrema destra, con personaggi che non hanno mai nascosto le loro simpatie per il neonazismo, arrivando a negare l’olocausto e ad inneggiare alle SS. Auspichiamo pertanto che a Genova si possa ripetere la grande mobilitazione del 30 giugno 1960 – che vide l’unità di tutti gli antifascisti liguri – per lanciare un forte segnale di rifiuto delle logiche fasciste e razziste”.

Un altro 30 giugno 1960?

Sono passati poco meno di sessant’anni dai giorni in cui la “Superba” si ribellava al governo Tambroni e al V congresso del MSI. Organizzata proprio all’interno di uno dei tanti alberghi cittadini, l’iniziativa politica dei fascisti aveva contribuito ad alimentare un moto di protesta compatto e determinato. “Noi siamo decisi a difendere la Resistenza. Lo consideriamo un nostro preciso dovere: per la pace dei morti e per l’avvenire dei vivi, lo compiremo fino in fondo. Costi quel che costi”; queste parole, pronunciate da Sandro Pertini nel suo celebre discorso del 28 giugno, avevano letteralmente infuocato gli animi dei tantissimi giovani, camalli, ex partigiani, studenti universitari e operai, donne e uomini che ancora una volta scesero in piazza per difendere Genova dalla vergogna fascista. Non è semplice racchiudere questa storia in poche righe, ma è certo che la “città della Lanterna” non ha mai dimenticato quella rovente giornata d’estate né ha mai smarrito la sua vera anima. Oggi come allora, proprio l’omonimo Circolo 30 Giugno – spazio politico e culturale di libertà e socialità, da quarant’anni anima antifascista e popolare del capoluogo ligure non ci sta: “Come ogni anno ci troviamo davanti alle solite provocazioni fasciste. Purtroppo non ci stupiamo più di come lo Stato e le istituzioni utilizzino diversi trattamenti: a noi (antifascisti) cariche e denunce, a loro (fascisti) libertà di parola, “luoghi segreti” e finanziamenti economici. Proprio “loro” che fanno dell’odio verso il “diverso” una pratica quotidiana. La storia di Genova passa attraverso il 25 Aprile del 1945 e il 30 Giugno del 1960: questa è una città di scambi culturali, etnici e di integrazione, oltre ad essere una delle città simbolo della Resistenza italiana. Il nostro circolo si costituisce sui principi dell’antifascismo e della solidarietà e perciò ci opporremo a questa infamia con ogni mezzo necessario”.

Toti e la libertà di manifestare

La crescita dell’estrema destra in Europa, dinamica complessa e in alcuni casi relativamente marginale, non rappresenta unicamente il frutto acerbo del moderno processo di lobotomia culturale e di impoverimento imposto ai popoli dalle classi dominanti internazionali. Intimidazioni, vere e proprie aggressioni o espisodi di intolleranza, che spesso restano singolarmente impuniti, sono il risultato dell’agibilità di manovra concessa a vario livello a un certo tipo di organizzazioni dallo spirito profondamente razzista, misogino, omofobo e antioperaio. “Credo che chi ha combattuto per fare di Genova una Medaglia d’Oro per la Resistenza, e quindi renderla una città libera e democratica, l’ha fatto anche perché si possano ospitare convegni di chi non la pensa come lui”, ha dichiarato Giovanni Toti. Il fascismo non è un’opinione ma un crimine, e forse sarebbe bene ricordarlo anche a un presidente della Regione Liguria evidentemente un po’ confuso. Infatti, prima di rilasciare certi commenti, e di scaricare la questione delle autorizzazioni su questura e prefettura, proprio lo stesso Toti – solo qualche mese fa – aveva definito l’ex partigiano e presidente della Repubblica Pertini un “esempio”. La maggior parte dei diritti e delle libertà che ancora oggi sopravvivono (a fatica) davanti alla furia devastatrice del capitalismo, rappresentano alcune delle più meravigliose vittorie della pluridecennale lotta contro quei regimi nazifascisti che tra gli anni ’20 e ’40 del secolo scorso devastarono il continente – e non solo – e misero letteralmente in ginocchio l’Italia e la sua gente.

Genova non può essere prestata all’ennesima tetra passerella delle ultradestre più miserabili e pericolose. Sicuramente, l’impegno plurale delle forze antifasciste cittadine andrà al di là dei possibili nulla osta rilasciati da autorità confuse, svogliate o compiacenti. Resta il fatto che accordare il benché minimo spazio politico a questa accozzaglia nazifascista costituisce un reale attentato alla democrazia contro il quale vale la pena di lottare oltre la semplice indignazione. Quando al tavolino si conclude l’intensa chiacchierata con De Martinis, un paio di ragazzi, dopo aver ascoltato la nostra conversazione per alcuni minuti, si perdono tra i carruggi intonando un ritornello che fa “fuori i fascisti dalla nostra città”.

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