Saluti romani, foto di Mussolini e post antiimmigrati: la Germania archivia l’idea di dare una medaglia ai due poliziotti italiani che uccisero l’attentatore di Berlino. Sindacati incapaci di comprendere
di Ercole Olmi
Saluti romani e foto di Mussolini sui profili social: la Germania non concederà un riconoscimento ufficiale a Cristian Movio e Luca Scatà, i due poliziotti che il 23 dicembre bloccarono e uccisero in un conflitto a fuoco a Sesto San Giovanni Anis Amri, l’attentatore che quattro giorni prima a Berlino si era lanciato con un tir sulla folla uccidendo 12 persone e ferendone 55. Forza Italia e Lega attaccano; i sindacati di polizia prendono posizione. Il governo tedesco, infatti, ha prima considerato e poi accantonato l’idea di un riconoscimento. Causa del ripensamento, le foto che gli agenti avevano postato su Facebook e Istagram creando imbarazzi già all’indomani dell’azione per la quale erano stati salutati come «eroi». Nelle immagini si vedeva Scatà fare il saluto romano, foto di Mussolini e sembra inoltre che Movio abbia pubblicato una bottiglia di Coca-Cola con la scritta Adolf e condiviso post con commenti anti-immigrati. I contenuti furono rimossi.
Ora, però, la Germania ha ritenuto che ci fossero i contorni dell’apologia del fascismo e ha preferito archiviare l’ipotesi di un riconoscimento. I sindacati di polizia italiani, naturalmente, non hanno nulla da ridire sulla subcultura fascistoide e razzista che innerva tantissimi loro iscritti e colleghi, alcune di queste sigle sono dichiaratamente di estrema destra, altre sono più soft e mettono in guardia sui rischi dei social parlando di «errore» e «leggerezza», ma tutti insieme non ci stanno a derubricare l’azione dei loro colleghi da azione di eroismo ad atto su cui stendere un velo.
«Se la Germania non voleva premiare i singoli, poteva premiare il corpo della polizia», osserva Felice Romano, segretario generale del Siulp, ex sindacato unitario della (ex) polizia democratica, che parla di reazione «preoccupante, perché conferma la volontà della Germania di non sentirsi parte dell’Europa», ma di sentirsi l’Europa a cui tutti devono adeguarsi come se il razzismo e il fascismo fossero pezzi pregiati delle radici europee. Ed eccoci a Gianni Tonelli, segretario generale del Sap, noto per la difesa a oltranza dei quattro condannati per l’omicidio Aldrovandi, ora parla di «gesto del tutto inopportuno e figlio della spocchia teutonica. La Germania si nasconde dietro un dito. Forse era meglio se Amri se lo prendevano da soli: non avremmo avuto un ferito ed entrambi gli agenti esposti a un rischio sicurezza». Il noto statista Maurizio Gasparri, Forza Italia, punta il dito contro i «clamorosi fallimenti dell’intelligence e della sicurezza tedesca» e dopo «la vergognosa retromarcia», annuncia «un’iniziativa parlamentare perché l’Italia biasimi i ministri tedeschi». «Alla faccia dell’ingratitudine!», sbotta il leghista Roberto Calderoli, xenofobo di lungo corso, «stupito anche per l’imbarazzato silenzio del Governo italiano. Io – afferma – io sto dalla parte di questi due ragazzi». L’idea di una riflessione pacata per sradicare gli istinti nazisti, sessisti e razzisti dalla cultura delle nostre forze dell’ordine, non sfiora nemmeno la galassia del sindacalismo di polizia. Non è che in Germania manchino i poliziotti lestofanti e nazisti ma, banalmente, è considerato illegale e indecoroso dalle autorità. Le nazioni civili sono imbarazzate da simili sbirri, l’Italia lo è?