Sgombero del Rialto, gli assessori grillini si sbracciano per dire “io non c’ero e se c’ero dormivo”. Ma intanto quello che non era riuscito ad Alemanno, Tronca e Marino lo ha compiuto la Casaleggio
di Marco Bersani
Con la solerzia delle migliori occasioni, la polizia municipale di Roma Capitale, inviata dal Dirigente del Dipartimento Patrimonio, a sua volta pressato dalla Corte dei Conti, ha posto i sigilli ad un’esperienza decennale, inclusiva e plurale che ha dato vita e costruito socialità, politica e cultura dentro l’ennesimo edificio pubblico abbandonato da sempre al suo destino.
Chiuso l’ex Rialto occupato, sfrattato il Forum italiano dei movimenti per l’acqua, sfrattati Attac Italia e Attac Roma e decine di altre esperienze.
Dove non sono riusciti ad arrivare Alemanno, il Pd e il prefetto Tronca, il risultato l’ha portato a casa la Casaleggio Associati: si sfratta chi ha vinto un referendum sull’acqua dopo aver predicato (razzolando molto male) l’acqua pubblica in tutti i blog e comizi.
Uno sgombero che è una cartina di tornasole di cos’è oggi la democrazia: il Consiglio Comunale di Roma solo alcuni giorni fa aveva approvato una mozione per bloccare gli sgomberi degli spazi sociali e culturali, e, mentre si mettono i sigilli, gli assessori grillini si sbracciano per dire “io non c’ero e se c’ero dormivo”.
Naturalmente, tutto si è svolto nella legalità.
Quella di chi abbandona edifici per decenni e si scaglia con chi quegli edifici li ha resi parte viva della città.
Quella di chi considera opera pubblica di prioritario interesse generale 900.000 mc. di cemento truccati da stadio, per risolvere i debiti del costruttore Parnasi con Unicredit.
Quella di chi predica la democrazia diretta e sgombera tutte le esperienze nate dal basso.
Spegnete le stelle, cari grillini e restituitele al cielo. In mano vostra illuminano solo il cinismo che vi accompagna.