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Ben stroncato, cara Murgia!

L’irriverenza della scrittrice sarda Michela Murgia produce clamorose stroncature in tv: da Fusaro a Cracco, da Fabio Volo alla Gazzetta dello Sport che difende cinque atleti stupratori

di Enrico Baldin

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E’ opinione diffusa il fatto che in televisione dilaghino programmi spazzatura. Sia nella tv pubblica che in quelle private le sottoculture da bassofondo cerebrale la fanno da padrone con programmazioni estese ben attente a non solleticare le intelligenze degli spettatori che, oltre a non nutrire grosse pretese, paiono essere lo specchio del dilagare dei programmi televisivi dediti all’assopimento delle coscienze se non alla coltivazione dell’idiozia. Così tra naufraghi che ostentano improbabile sofferenza e pomeriggi di spettacolarizzazione della cronaca nera, tra talk urlati e pieni di luoghi comuni e rotocalchi con scoop inventati, quella fascia di spettatori non allineati che ormai qualcuno definirebbe d’elité (troppo facile col generale scadimento del piccolo schermo) si sente un po’orfana e disorientata.

Cosa analoga succede nell’editoria: a farla da padrone pare essere una letteratura disimpegnata, più preoccupata al suo marketing che al valore della scrittura in sé. Chi entra nella maggior parte delle librerie non potrà fare a meno di notare l’assedio di libri impilati in architetture evidenti e fantasiose schierate per affrontare la distrazione di quel lettore che dribbla i best seller per recarsi alle sue preferenze mirate. Inflazionatissimi “autori” mass mediatizzati oltre ogni limite, che spesso nella vita fanno ben altro e per cui scrivere un libro (o farselo scrivere) è solo un modo per arrotondare in fama e guadagni. Così le librerie pullulano di volumi massicciamente pubblicizzati, scritti a volte da calciatori, a volte da personaggi televisivi, a volte da cuochi, altre volte da giornalisti reinventati cuochi. Meno, molto meno da scrittori talentuosi che in Italia abbonderebbero, ma il cui mercato rende meno di quello garantito da chi non sa scrivere ma che è famoso già di suo.

Fortunatamente non tutta la tv è spazzatura e non tutti i libri sono frivoli. E chi si scansa o detesta questi generi, pur correndo il rischio oggigiorno di essere dipinto come naif, ha comunque possibilità di scelta. A far fare pace con sé stessi, ogni giorno su Raitre è Michela Murgia. La scrittrice sarda, con un passato da precaria e un presente tra scrittura e politica nelle file indipendentiste isolane, da inizio stagione occupa una rubrica fissa all’interno del programma Quante storie condotto dal sempre garbato Corrado Augias (il garbo, qualità rara di questi tempi). La Murgia nei pochi minuti che le sono quotidianamente concessi, elargisce consigli di lettura e commenta libri in maniera tutt’altro che asettica, facendo trasparire tra le sue parole, una passione cristallina per le buone letture.

E per chi detesta la “pornografia editoriale” d’oggi, in particolare, vi è l’ormai collaudata rubrica del mercoledì, dedicata alle stroncature. Sempre con garbo ed eleganza ma anche con un sarcasmo severo, la Murgia nei diversi mercoledì di stroncature intercorsi da inizio stagione, ha stroncato buona parte dei mostri sacri della letteratura pop odierna. La sua stroncatura più nota è quella largamente condivisa nei social che a dicembre riservò a Fabio Volo col suo “A cosa servono i desideri” edito Mondadori. Un libro dalle pagine quasi interamente bianche, intestate da domande a cui il lettore dovrebbe rispondere, insomma un libro sostanzialmente non scritto. «I soldi non sono una giustificazione per pubblicare cose del genere, gli alberi si vendicheranno, non passare nei boschi», affermava la Murgia rivolgendosi al noto conduttore di Radio Deejay, con al suo attivo già diversi libri e milioni di copie vendute. Michela Murgia non è stata meno tenera con il celebre cuoco e conduttore televisivo Carlo Cracco, alla sua ennesima pubblicazione con “E’ nato prima l’uovo o la farina?”: ha paragonato Cracco ad un Papa e il libro ad una enciclica, invitando il celebre cuoco a prendersi meno sul serio.

Sorti analoghe anche per altri personaggi e scrittori pop: da E.L. James autrice del fenomeno letterario “Cinquanta sfumature di nero” che secondo la Murgia «umilia neuroni e amigdala», ad uno dei filosofi più presenti nei palinsesti televisivi, Diego Fusaro, che in “Pensare altrimenti” si produce nella sua ormai nota contestazione alla presunta filosofia gender. Non senza conseguenze invece è stata la stroncatura rivolta al libro “I migliori di noi” dell’egocentrico giornalista Andrea Scanzi, che insultandola per il suo stato fisico le ha risposto, evidentemente offeso, con lo stesso stile con cui un elefante si districherebbe in una cristalleria.

Sempre attenta alle questioni femminili (lo era stata con un libro di Buttafuoco), l’8 marzo Michela Murgia ha fatto eccezione stroncando inconsuetamente un articolo della Gazzetta dello Sport anziché un libro. Difficile darle torto, visto che l’autore tende a trattare da vittime cinque atleti cubani rinchiusi in un carcere finlandese per avere stuprato una donna non degna della compassione della Gazzetta. Anche per la sua sensibilità, oltre che per il suo stile, non resta che augurarsi altre mille di queste stroncature.

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