Grosseto, un esposto dell’Associazione Antimafie Rita Atria e della figlia Barbara, fa riaprire le indagini sulla morte di Alberto Dettori, testimone della strage di Ustica vittima di un inverosimile suicidio
di Alessio Di Florio
Ustica, un altro passo verso la totale e completa verità su una delle maggiori stragi della storia della Repubblica Italiana? La speranza c’è, nonostante la ricerca sia stata una delle più depistate degli ultimi quarant’anni. Dopo la sentenza che ha accertato la falsità della firma di Pertini sul decreto di radiazione di Mario Ciancarella, a seguito di un esposto presentato alla procura di Grosseto dall’Associazione Antimafie Rita Atria e dalla figlia Barbara, sono state riaperte le indagini ed è stato riesumato il corpo di Alberto Dettori. Dopo la pubblicazione della notizia, l’Associazione Antimafie Rita Atria (in un comunicato congiunto con Barbara Dettori) ha affermato di essere già a conoscenza della riapertura ma, “in linea con quello che è lo stile dell’Associazione”, “di non compiere alcuna ulteriore dichiarazione, in ossequio alla Magistratura inquirente e al riserbo delle indagini” esprimendo “viva soddisfazione per il riscontro della Procura sul nostro esposto”.
La notte della strage Dettori era radarista a Poggio Ballone. A Mario Ciancarella confidò due frasi, tralasciate dalle indagini ufficiali sulla strage e riprese nel 1999 solo dal quotidiano Liberazione, rivelatrici di cosa accadde quella notte. Il quotidiano, grazie alla collaborazione dello stesso Ciancarella, uscì con una serie di articoli nel quale approfondiva la ricerca della verità, e denunciava quel che era stato omesso dalle indagini “ufficiali”.
“Capitano siamo stati noi …” e “Capitano dopo questa puttanata del mig libico …”, parole che squarciano il buio sulla fine del DC9 dell’Itavia (compagnia abruzzese portata al fallimento da una vera e propria campagna denigratoria). Alberto Dettori fu trovato morto, impiccato, il 31 marzo 1987. Una morte liquidata all’epoca come suicidio, le indagini furono subito archiviate. L’esposto presentato nei mesi scorsi punta a far luce su cosa accadde, documentando che Dettori fu (come Sandro Marcucci e Silvio Lorenzini) ucciso, testimone scomodo di quella notte del 1980. “Siamo stati noi capitano, siamo stati noi a tiralo giù” rivelò Alberto Dettori al solo Mario Ciancarella. Frasi, dichiarò nel dicembre scorso l’avvocato Goffredo D’Antona (legale dell’Associazione Antimafie Rita Atria e di Barbara Dettori), di cui “non esiste una qualche prova audio” ma che rimangono “nella memoria” di Ciancarella. Il capitano radiato con firma falsa di Pertini, sottolineò D’Antona, “non è il solo ad affermare che quella notte il radarista aveva visto qualcosa di spaventoso. Lo dicono soprattutto i suoi familiari. Era sconvolto e proprio a loro più volte disse che non poteva raccontargli quello che aveva visto quella sera, un modo probabilmente per tutelarli. Cercherà di parlare solo con Ciancarella per ovvi motivi: lui era un ufficiale, oltre che il leader del Movimento democratico delle forze armate, elemento che avrà convinto Dettòri a fidarsi di lui”. “Tornò a casa stravolto. Sul radar aveva visto tutto. Alberto aveva visto tutto e aveva dato l’allarme. Qualcuno lo picchiò e gli disse fatti i cazzi tuoi”. Alla vedova Dettori, sottolineò ancora il quotidiano Liberazione, “non gli hanno riconosciuto neanche lo stato di servizio così non ha diritto alla pensione e ad uno dei tre figli è stato impedito di fare il poliziotto”. “Mio fratello non poteva essersi suicidato – è la convinzione espressa in un’intervista nel 2013 anche dalla sorella Antonietta (deceduta due mesi dopo l’intervista) – era un uomo solare e aveva un solido equilibrio interiore che gli derivava dall’amore per la sua famiglia, per il suo lavoro e per l’Aeronautica. Quando ci avvertirono della sua morte e andai a Grosseto, capii subito che i miei dubbi avevano un fondamento. Da parte dei militari sentii infatti nei nostri confronti una grande freddezza, quasi ostilità. E poi quelle pressioni sulla moglie perché non chiedesse un’inchiesta sulla morte di Alberto. Per non parlare dell’autopsia non fatta. Ma come, mio fratello era stato trovato impiccato a un albero, a un ramo obiettivamente troppo in alto, e non si è voluto verificare se sulla mani avesse le tracce dell’arrampicata?”. Alberto Dettori, sottolineò la sorella, negli ultimi anni era “improvvisamente cambiato. Era preoccupato, impaurito. Il suo stato di tensione emotiva era peggiorato da quando era tornato dalla Francia, dove aveva seguito un corso di aggiornamento. Poi parlai con mia cognata e la sorella di mia cognata. E loro mi raccontarono di come Alberto fosse tornato a casa molto turbato il giorno dopo la tragedia di Ustica”.
Nelle scorse ore l’Associazione Antimafie Rita Atria ha chiesto a Mattarella, ricordando le sue parole alla vigilia dell’anniversario della strage di Ustica l’anno scorso, a “rimuovere le opacità” sulla radiazione di Mario Ciancarella. “Una delle prima opacità da ripulire con molta energia visto che già la sentenza del Tribunale di Firenze, ha levato ogni ombra di dubbio” scrive l’Associazione denunciando che “per coloro che da anni cercano la Verità a tutto tondo non c’è spazio né nelle sedi istituzionali, né sulle maggiori testate italiane (ma siamo nelle retrovie per libertà di informazione e questo è noto)”. Il Presidente della Repubblica, leggiamo ancora nel comunicato, “non considera che nella strage di Ustica le Vittime sono più di 81” ma “un numero così alto di morti tra chi ha avuto a che fare anche indirettamente alla sera del 27 giugno 1980 non può semplicemente definirsi frutto di un disegno del destino cinico e baro. Per non parlare poi che neanche la sfortuna più totale avrebbe consegnato alla storia la perdita dei tracciati radar a Boccadifalco di Grosseto e il rogo del registro del controllore del traffico aereo dei voli su Grosseto compreso il 27 giugno 1980. (tracciati di quel radar dietro al quale si trovava il Maresciallo Mario Alberto Dettori… “suicidato”)”. In conclusione del comunicato pubblicato nelle scorse ore l’Associazione Antimafie Rita Atria denuncia “la documentazione non è stata resa interamente pubblica visto che sulla strage di Ustica molti documenti non è possibile consultarli perché coperti dal segreto militare. Un bel gioco delle tre carte… Giusto per fare un esempio:
– C’è ancora il segreto di Militare sulla documentazione inerente all’esercitazione militare che si svolse con l’Awacs, i caccia militari di Grosseto e Cameri, il Pd 808 , ll C47 , il Mig inoffensivo. (Dietro il radar a Poggio Ballone c’era Mario Alberto Dettori).
-Non esistono o non sono consultabili o sono secretati i verbali di distruzione dei volumi con le strip dei piano di volo e progresso volo dei voli di Cameri , Grosseto, Pisa, Pratica di Mare, Licola e Marsala.
– Non sono consultabili i registri della R.i.v di Roma, la maggior parte dei registri e della documentazione radaristica nelle basi aeree militari italiane di Cameri, Grosseto, Pisa, Pratica di Mare, Licola e Marsala, i libretti di volo di chi partecipò all’esercitazione militare: l’Awacs Usa, i caccia di Grosseto e Cameri, il Pd 808 , il C47 e la documentazione del pilota del Mig”.
Non ho parole. Sono sempre stato certo che non era stata una bomba. Poi i morti si dimenticano, ogni tanto c’è qualcuno che prova a far riaprire le indagini ma ogni giorno che passa è sempre iù difficile. Gli anni passano, le persone dimenticano , cambiano, ed è questa la forza di chi vuole mantenere l’oblio su queste cose. Il povero Sig. Ciancarella a chi si deve rivolgere per avere giustizia lui e per far parlare e confessare i pochi che sanno ormai, per “pagare la sete di giustizia ” dei famigliari delle vittime ? Leggendo questi articoli e guardando le date mi accorgo che sono passati più di 30 anni. 30 anni , ma sono tanti, tantissimi. Si può sperare almenoche ci sia qualcuno che almeno in punto di morte abbia il coraggio di dire tutto quello che sa facendo nomi e cognomi ? Speriamo.