Daspo per cinque antifascisti a Genova. Il provvedimento notificato in seguito al corteo contro il convegno di febbraio delle ultradestre. Così lo Stato reprime le lotte
da Genova, Giampaolo Martinotti
«Ero presente al corteo antifascista dell’11 febbraio scorso a Genova. La notifica della denuncia mi è arrivata una dozzina di giorni dopo, il Daspo invece mi è stato recapitato il 22 marzo». Così Andrea, uno tra i cinque antifascisti colpiti dal procedimento repressivo, racconta telefonicamente le sue impressioni a proposito di una vicenda che ha, per molti versi, dell’assurdo.«Pericolosità sociale e attitudine violenta che può essere ricondotta anche allo stadio, i documenti della questura dicono questo; ma noi siamo andati a Sturla per manifestare contro chi avvelena le nostre comunità, sputa odio razziale restando impunito e porta avanti una pericolosa, quanto criminale, propaganda fascista e xenofoba».
Secondo la questura, all’arrivo del corteo organizzato dall’Anpi e dalle forze antifasciste genovesi ci sono state delle tensioni tra i manifestanti e l’imponente schieramento di polizia preposto a protezione del convegno delle ultradestre. Pochi istanti di disordine, ben lontano dagli stadi, che hanno spinto il questore di Genova a comminare il massimo della pena applicabile per il Daspo: 5 anni di interdizione a partecipare agli eventi sportivi. «La Digos ci ha identificati come appartenenti al tifo organizzato – continua Andrea – e il risultato sono 5 anni di Daspo con una firma nel primo tempo e l’altra nel secondo. Eravamo lì davanti per proteggere la città, come avvenne il 30 giugno 1960. Mentre aumentano le aggressioni a sfondo razziale, le intimidazioni e gli atti di discriminazione le istituzioni difendono i neofascisti e reprimono chi lotta dalla parte dei più deboli».
La solidarietà per Andrea e per gli altri antifascisti raggiunti dal Daspo non ha tardato ad arrivare. Il comunicato congiunto di Acad e Osservatorio Repressione puntualizza: «la diffida colpisce chi ha la colpa di aver partecipato a una giornate di mobilitazione sociale antifascista e antirazzista. Questo provvedimento non è un fatto sporadico né semplicemente legale. È un tentativo studiato a tavolino per provare a intimidire chi lotta ogni giorno. Questo nuovo tipo di Daspo potrebbe essere utilizzato in futuro a discrezione della questura per qualsiasi comportamento accusato di ‘turbare l’ordine pubblico’. Questa misura ha lo scopo di intimidire e minacciare non solo le persone colpite direttamente, bensì di far passare la logica delle leggi speciali nei confronti di tutti quelli che non si omologano. Una privazione della libertà inaccettabile che dovrà essere respinta già dai prossimi giorni con mobilitazioni, proteste e ricorsi in ogni sede legale preposta».
Per Sinistra Anticapitalista di Genova «queste vili misure repressive mostrano chiaramente come le politiche securitarie del governo siano tese a colpire tutte e tutti coloro che si ribellano alla logica dell’odio razziale. Nel frattempo, lo Stato difende i veri criminali, fascisti e partiti xenofobi che, al pari degli sciamani neoliberisti, sono da sempre al servizio del capitale e del grande padronato. L’evidente crisi sistemica del capitalismo rappresenta dunque un momento prolifico per rivitalizzare il fascismo in chiave funzionale al sistema di sfruttamento e repressione imposto ai popoli. L’antifascismo è oggi dunque più che mai d’attualità e sarà bene mobilitarsi per dare solidarietà e vicinanza concreta ai compagni antifascisti colpiti dal Daspo».
Il collettivo comunista Genova City Strike fa sapere senza mezzi termini che «l’unico problema reale di ordine pubblico erano venti nazisti che hanno fatto blindare una città profondamente antifascista. Prendiamo atto che comincia a dare frutti l’oscena politica del ministro Minniti. Lo Stato protegge chi semina odio razziale e verso i più deboli in spregio alla Costituzione Antifascista. Noi eravamo lì davanti e rivendichiamo il nostro comportamento a difesa della città. Morte al fascismo, libertà per i popoli».
In queste ore, anche alla luce dei recenti fatti di Roma, altre realtà legate all’antifascismo e alle lotte sociali si stanno mobilitando per contrastare attivamente questa deriva repressiva.