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Prc: Acerbo è il nuovo segretario

E’ ufficiale: Maurizio Acerbo è il quinto segretario nazionale di Rifondazione comunista. Succede a Paolo Ferrero, l’unico segretario uscente a non lasciare il partito nel momento della fine dell’incarico

da SpoletoChecchino Antonini

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Il momento della proclamazione di Maurizio Acerbo

 

E’ ufficiale: Maurizio Acerbo è il quinto segretario nazionale di Rifondazione comunista. Succede a Paolo Ferrero, l’unico segretario uscente a non lasciare il partito nel momento della fine dell’incarico.

134 presenti, due in meno hanno votato, 89 hanno detto sì, 37 no, astenuti 5 e una scheda è stata annullata. La notizia era nell’aria da giorni ma bisognerà attendere le 19.08 per l’ufficialità, quando Gianluca Schiavon proclama l’esito della votazione in fondo a un congresso nazionale, il decimo, segnato dalla contrapposizione tra due linee: la ricerca dell’unità della sinistra, del soggetto unico di cui da anni si discute contro la ricerca dell’unità dei conflitti.

«Vi ringrazio per la fiducia – sono le prime parole di Acerbo – non sono Paolo Ferrero, non vi aspettate che lavori molto come lui, che è valdese, io sono della città di Flaiano quindi ho una visione del mondo più flemmatica. Tempo fa, nel corso di un’inchiesta su un appalto che siamo riusciti a bloccare, ho chiesto un parere a un funzionario statale. Lui mi ha chiesto di quale partito fossi. Alla risposta: “comunista”, ha esclamato “Allora lei non fa politica, lei è un poeta”. Credo sia il miglior complimento che si possa fare a delle comuniste e dei comunisti». Acerbo ha ringraziato Ferrero: «Ha tenuto una barra dritta sulla linea di alternativa che avevamo deciso a Chianciano e non è stato facile».

Ferrero non andrà in pensione. Da poco è stato eletto vicepresidente del Partito della Sinistra europea. Pescarese, classe 1965, Maurizio Acerbo è stato deputato, consigliere regionale in Abruzzo e comunale a Pescara, componente della segreteria nazionale di Rifondazione Comunista, ed è da sempre attivo nei movimenti e nelle lotte sociali e ambientaliste. Ha detto Paolo Ferrero, segretario uscente di Rifondazione Comunista, vice presidente del Partito della Sinistra Europea: «Dopo aver fatto per nove anni il segretario di Rifondazione Comunista sono molto felice di poter passare il testimone a Maurizio Acerbo che con il suo entusiasmo, la sua intelligenza e la sua passione saprà dare un contributo decisivo allo sviluppo del partito, alla costruzione di una sinistra unitaria, al rilancio della lotta per l’alternativa».

L’ultima giornata è stata segnata dagli interventi, in rapida successione, di Eleonora Forenza, prima firmataria del secondo documento, Maurizio Acerbo e dalle conclusioni del segretario uscente. L’eurodeputata ha ribadito le critiche alla linea di maggioranza: «La funzione storica di Rifondazione non è tornare in Parlamento ma, con la ricostruzione del blocco sociale, porsi il problema della rivoluzione in Occidente». Di “opposizione costituente”, la linea che, nel 2008, fece i conti col disastro della Sinistra Arcobaleno, non resterebbero abbastanza tracce, secondo Forenza che ha rilanciato sulla vicenda critica: «Non si può chiedere scusa per il coinvolgimento nel governo Prodi e difendere il governo Tsipras». Anche sul livello della sinistra europea, il dilemma è il medesimo di questo congresso: «Ricostruire il fronte progressista (come persegue l’asse di maggioranza a guida Linke-Syriza) o costruire l’alternativa anche ai social-liberisti.

La sintesi non c’è stata, per ammissione di tutti i protagonisti, ma – sulla scorta dell’adagio dei NoTav, “Si parte e si torna insieme” – da domani si torna al lavoro nei circoli senza una gestione unitaria, ma nemmeno con la fossilizzazione delle diverse posizioni. «Anche i percorsi politici sono importanti per la costruzione del blocco sociale, non c’è contrapposizione», ha replicato Paolo Ferrero senza entrare nel merito di due nodi cruciali della dialettica minoranza -maggioranza: la relazione con le sinistre dialoganti con il Pd o succedanei, lo snodo della capitolazione di Tsipras. Piuttosto, Ferrero s’è concentrato sulla “costruzione del noi”, sulla differenza profonda tra il noi dei comunisti e le dinamiche di soggettivazione del populismo: se il loro noi punta all’eliminazione dell’altro, sia nero, mussulmano, straniero, non padano, i comunisti lavorano per la liberazione di tutti dal capitalismo. Un discorso finale quasi da scuola quadri, al netto dei ringraziamenti finali, che probabilmente puntava più a galvanizzare il partito che a rispondere alle critiche.

Rifondazione resta il pezzo più numeroso e militante dell’estrema sinistra nonostante lo stillicidio di scissioni e di “ritorni a casa” di militanti. Una capacità di resistenza che è stata riconosciuta anche da chi non è mai stato tenero con il Prc come Piero Bernocchi, storica figura dei Cobas, ospite del congresso e protagonista di un saluto vivacissimo disponibile in podcast nel sito di Radio Radicale. «Il fronte sociale e politico – ha avvertito sabato sera – va costruito lontano dalle elezioni. Siete sicuri che loro siano sicuri?», ha chiesto il sindacalista alla platea intendendo per “loro” tutti quei soggetti che da dieci anni non hanno sciolto l’interrogativo se essere la sinistra oppure la sinistra del centrosinistra.

Una risposta indiretta, forse, si può rintracciare nei richiami del neosegretario al popolo del referendum e all’esperienza napoletana di De Magistris. Un dibattito comunque troppo ricco da essere condensato in una corrispondenza a caldo.

La stagione dei congressi s’è conclusa, è passata l’occasione della celebrazione dei Trattati di Roma con la messa in campo di appuntamenti frammentati da parte delle forze della sinistra e largamente sotto le necessità. Ora inizia il cammino, non si sa quanto lungo, verso le elezioni politiche.

Complessivamente risulta che sono stat* 7.284 i/le partecipanti, o meglio chi ha votato, ai Congressi di Circolo per esprimere i 400 delegati che hanno dato vita alle giornate di Spoleto.

Il Documento 1 (Paolo Ferrero, Maurizio Acerbo, Roberta Fantozzi e la Segreteria nazionale uscente; con emendamenti o singole tesi alternative di Dino Greco e/o Fabio Nobile) ha ottenuto 4.996 voti, pari al 71,5%. Il Documento 2 (Eleonora Forenza, Sandro Targetti, Arianna Ussi, ecc.; con tesi tra loro alternative su Unione Europea, Euro, ecc.), un inedito insieme di “identitari/ie” e “libertari/ie”, ha riscosso 1.992 consensi, pari al 28,5%. 296 sono stat* gli/le astenut*.

Al Congresso nazionale 246 saranno i/le delegat* del Documento 1 e 98 quell* del Documento 2.

Nell’ambito del Documento 2, nei Circoli dove è stata richiesta la votazione sulle tesi tra loro alternative, quella sostenuta da E. Forenza, Imma Barbarossa, ecc. ha ottenuto il 31,4% e quella per l’uscita da UE e da Euro il 68,6%.

Il Documento 2 ha preso la maggioranza dei voti in alcune importanti città come Napoli, Genova, Bologna e Bari.

Per un opportuno raffronto, nel precedente Congresso del 2013 furono 12.254 i/le votanti, con il 76,6% al Documento 1 (Ferrero), il 15,0% al Documento 3 (Targetti) e l’8,4% al Documento 2 (FalceMartello). Nel Congresso del 2011 erano stat* 17.041 i/le votanti.

 

1 COMMENT

  1. Se si vuole essere credibili, a mio modesto avviso, bisogno dire chiaramente che mai nessuno accordo potrà essere possibile e sottoscrivibile con il PD, sia a livello nazionale sia a tutti i livelli locali. In molte realtà comunali e regionali il PRC si è rovinato la reputazione e reso poco credibile perché ha sottoscritto accordi con il PD e con altri partiti che non meritavano alcun interesse. E’ stata solo una questione di divisione delle poltrone e non altro, a cui molti compagni hanno partecipato, questo non è piaciuto affatto alla base. Su questo punto, a mio parere, è necessario essere chiari e non fare accordi di comodo, il Movimento 5 Stelle è arrivato quasi al 30% dei consensi negando ogni accordo a chiunque, questo la dice lunga sull’importanza della coerenza. Poi, secondo punto, anche questo lo ritengo fondamentale. La rinuncia ai vitalizi da parte di tutti i consiglieri regionali e parlamentari di Rifondazione Comunista, reputo vergognoso che nel Comitato Politico Nazionale ci siano, attualmente, degli ex consiglieri regionali che percepiscono 6.000 euro circa di vitalizio: è un’offesa per chi percepisce meno di 500 euro di pensione al mese e per chi ha lavorato 40 anni. Se il PRC vuole che cambi il Paese deve iniziare a cambiare dal proprio interno, con qualche rinuncia doverosa.

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