Presidenziali Francia, al ballottaggio il liberista Macron e la razzista Le Pen. Crollano socialisti e neogollisti. Melenchon al 19%. Scontri polizia antifascisti a Parigi. E’ la #NuitDesBarricades
di Francesco Ruggeri
Presidenziali francesi: saranno il liberista Macron e la fascista Le Pen a disputarsi l’Eliseo. Terremoto politico in Francia: spariscono dal ballottaggio per l’Eliseo i partiti che hanno governato la Quinta repubblica, i socialisti e gli eredi dei neogollisti. La finale per guidare il paese nei prossimi cinque anni se la giocheranno Emmanuel Macron, centrosinistra liberal, e Marine Le Pen, estrema destra del Front National. Dalla gauche ai Républicains, già da questa sera, sono arrivate dichiarazioni di sostegno a Macron contro il Front National per il 7 maggio.
E’ la #NuitDesBarricades. Poco dopo l’annuncio delle proiezioni del primo turno delle presidenziali francesi, ci sono stati scontri in piazza della Bastiglia, a Parigi, dove si sono riuniti circa 2-300 militanti antifascisti – secondo quanto riferisce Le Figaro – che hanno devastato al loro passaggio vetrine, pensiline degli autobus e arredi urbani. Le forze di sicurezza hanno caricato i manifestanti, alcuni vestiti di nero e a volto coperto, che gli lanciavano contro bottiglie e petardi. Tre persone sono state fermate, secondo la prefettura. I manifestanti si dicono «contro Marine e contro Macron» perchè – sostengono – «qualunque sia il risultato non lo riconosceremo», e promettono «una notte di barricate». Almeno due giovani, uno dei quali adolescente, sono rimasti feriti. I manifestanti si dichiarano «antifascisti» ma anche «antiMacron», sulla base del monumento a place de la République hanno scritto con lo spray «né patria né padrone, né Le Pen né Macron». In fuga dalle cariche e dai lacrimogeni della polizia, contro la quale avevano lanciato oggetti e bottiglie, i ragazzi hanno rotto vetrine di banche e pensiline lungo il boulevard Beaumarchais, che conduce alla République. Una parte dei manifestanti ha raggiunto la place de la Nation.
Ecco le prime parole di Philippe Poutou, operaio della Ford e candidato anticapitalista stimato dai sondaggi poco sopra l’1%:
Naturalmente, in primo luogo, ci teniamo a ringraziare le elettrici e gli elettori che hanno scelto di votare per noi. Con questo voto, hanno voluto esprimere il rifiuto di un sistema di politicanti professionisti spesso corrotti e che permettono che nel nostro paese continui di fatto a esercitarsi il potere dei capitalisti e dei banchieri. Hanno voluto affermare che il cambiamento si farà attraaverso le mobilitazioni e la rottura con questo sistema.
Questa campagna ha mostrato il crescente divario che separa la popolazione da un sistema politico che non ci rappresenta e che, fondamentalmente, non tiene in nessuna considerazione le nostre condizioni di vita, anzi, che le aggrava anno dopo anno… Tutti questi politicanti rappresentano sempre meno gli elettori, soprattutto nei quartieri popolari.
L’elemento inedito di questo primo turno è costituito dall’assenza al secondo turno dei candidati del Partito socialista (PS) e dei Repubblicani (LR). E’ il segno di una grande crisi politica il fatto che i due partiti che hanno governato il paese negli ultimi 60 anni vengano eliminati in questo modo. Ma la presenza al secondo turno di Marine Le Pen e di Emmanuel Macron non costituisce una buona notizia e, ancor meno, una rottura con tutto ciò che subiamo da decenni.
Il FN vuole presentarsi come un partito contro il sistema e che difende i lavoratori, mentre è un partito capitalista come gli altri, che altrettante responsabilità degli altri, che non si batte mai contro i licenziamenti né contro i progetti padronali, che protegge i ticchi e che colpisce le/gli sfruttate/i. Inoltre, questo partito è un grave pericolo perché, con il razzismo, attizza l’odio contro le popolazioni immigrate e di origine immigrata, e la divisione, con lo scopo di deviare l’attenzione delle/dei salariate/i da quelli che sono i veri responsabili della disoccupazione e della miseria.
L’altro candidato sarà dunque Emmanuel Macron, impostore per molteplici ragioni: non è affatto un candidato nuovo fuori del sistema ma una propaggine delle banche e di François Hollande, responsabile quanto lui della politica che abbiamo subito negli ultimi cinque anni. E ci promette di aggravare ancora di più l’austerità e le ineguaglianze.
Il risultato di Le Pen e la crisi politica ci mostrano l’urgenza di riprendere in mano i nostri bisogni, di mobilitarci. Più ancora del 2002 (quando al secondo turno arrivarono Le Pen padre e Chirac, escludendo anche allora qualunque candidato della sinistra, ndt) nei prossimi giorni sarà indispensabile non tanto un «fronte repubblicano» ma piuttosto una larga mobilitazione contro il Fronte nazionale e contro le politiche liberali, in particolare della gioventù. Dobbiamo batterci, nelle aziende e nei quartieri, senza aspettare il risultato del secondo turno.
Domenica 7 maggio, molti vorranno schierarsi contro il FN votando Macron. Noi comprendiamo la volontà di rifiutare il pericolo mortale che rappresenterebbe l’arrivo al potere di Marine Le Pen per qualunque progresso sociale e per l’insieme dei diritti, in particolare per per le popolazioni immigrate e di origine immigrata. Ma vogliamo ricordare che sono state proprio le politiche securitarie e dell’austerità, in particolare quando a concretizzarle è stata la sedicente sinistra di governo, ad essere state la causa della crescita del FN e delle sue idee nauseabonde. Macron non è una difesa contro il FN, né uno strumento capace di far diminuire questo pericolo. L’unica soluzione è quella di riprendere la mobilitazione di piazza, contro l’estrema destra, ma anche contro tutti coloro che, come Macron, hanno imposto o vogliono imporre misure antisociali. L’NPA e i suoi militanti saranno impegnati nelle manifestazioni contro il FN.
A tutti coloro che si sono rifiutati di votare o a cui viene rifiutato il diritto di voto, a coloro che hanno votato Mélenchon pensando di dare un voto di rottura, a coloro che hanno votato per Lutte Ouvriére vogliamo dire stasera che c’è bisogno più che mai di una nuova forza che ci rappresenti, un partito che rappresenti i nostri interessi, uno strumento per le nostre lotte quotidiane, per farla finita con il sistema capitalista, per avanzare il progetto di una società libera dallo sfruttamento e da ogni oppressione.
Nelle prossime settimane saremo in piazza il 1° Maggio, per esprimere la nostra solidarietà internazionale proprio nel momento in cui la Francia prosegue i propri interventi neocoloniali e in cui il boia Assad continua a seminare la morte, ma anche per difendere le nostre libertà democratiche e i nostri diritti sociali. Al di là di ciò, l’NPA vuole continuare a sviluppare, nelle città e nei quartieri popolari, nelle fabbriche, nelle mobilitazioni, nell’azione quotidiana, la campagna che ho condotto con le/i mie/miei compagne/i da parecchi mesi a questa parte. Perché, in questa serata del primo turno, il futuro è ancora la contestazione di questo sistema, tutte e tutti insieme.
Presidenziali francesi: per la prima volta nella storia moderna della Francia, il candidato del partito che ha appena governato il Paese non arriva al secondo turno. «Si volta chiaramente pagina, oggi, nella politica francese», è stato il primo commento di Macron, che ha salutato la folla che lo acclamava. Da Henin-Beaumont, sua roccaforte, Marine Le Pen ha esortato i suoi a votare per lei, «l’unica grande alternativa» contro Macron, «erede di Hollande». Benoit Hamon, vincitore delle primarie socialiste, crolla al 6,5% ed ammette, senza scuse, una «pesante sconfitta elettorale e una sconfitta morale». Francois Hollande, il presidente precipitato al 5% della popolarità prima di decidere di non ricandidarsi, ha telefonato a Macron per congratularsi della vittoria, questa sera. Poco prima era stato il suo primo ministro, Bernard Cazeneuve, ad assicurare Macron del suo sostegno. Per «sbarrare la strada» a Marine Le Pen, anche l’altro sconfitto, Francois Fillon, rappresentante della destra dei Républicains, ha invitato a votare per l’ex ministro dell’Economia: «Non c’è altra scelta». Se la gauche si trova davanti alle macerie di un fallimento politico ed elettorale, con un partito che di fatto non esiste più, non molto meglio sta la destra, tenuta insieme soltanto dalla speranza di arrivare al ballottaggio. Fillon, in un discorso dai toni sobri molto diverso da quelli aggressivi delle ultime settimane, ha ricordato che la desta deve «rimanere unita» in vista delle elezioni politiche di giugno. Sconfitto anche Jean-Luc Melenchon, il leader della gauche radicale, ‘La France Insoumisè, che come prima reazione ha rifiutato di riconoscere immediatamente la sconfitta invitando tutti a dubitare delle prime cifre e attendere lo spoglio delle grandi città. Per lui si profila comunque un ottimo risultato, attorno al 19%, dopo essere partito da molto più in basso e aver rosicchiato voti al rappresentante della sinistra socialista che non ha convinto, Hamon.
Presidenziali francesi: Era un 21 aprile, due giorni in meno rispetto ad oggi, quando nel 2002 il padre di Marine Le Pen, Jean-Marie, lasciò di stucco la Francia e tutto il mondo arrivando inaspettatamente al ballottaggio contro Jacques Chirac, ai danni del primo ministro socialista, Lionel Jospin. Molti vedono in questo 23 aprile una giornata altrettanto storica. Allora, i 15 giorni fra il primo e secondo turno furono un succedersi di manifestazioni «repubblicane» quotidiane, tutta la Francia si allineò dietro Chirac, che trionfò con oltre l’82% dei voti. Stavolta, tutti i sondaggi dicono che non sarà così, le intenzioni di voto al secondo turno hanno dato finora un’oscillazione fra il 60 e il 62% per Macron contro il 38-40% per Marine Le Pen. Macron, sconosciuto al grande pubblico fino a tre anni fa, punta a diventare presidente a 39 anni, un altro primato, portando con sé il centrista Francois Bayrou che a lungo, in passato, aveva rincorso proprio l’obiettivo di Macron, quello di affermarsi in alternativa ai due partiti dominanti. Macron contro Le Pen sarà anche futuro con o senza l’Europa, politica del dialogo contro quella del muro attorno alla Francia e della chiusura delle frontiere. Non c’è stata l’astensione a lungo temuta – l’affluenza è, come per le precedenti presidenziali, attorno all’80% – non ci sono stati attentati o incidenti ai seggi, come si paventava dopo la sanguinosa settimana che ha preceduto queste presidenziali, un’altra circostanza assolutamente inedita. Le premesse per i prossimi giorni non sono le migliori, con immediati tafferugli esplosi alla Bastiglia fra studenti anti-Le Pen e polizia subito dopo l’annuncio dei risultati.