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Il lavoro sporco di Salvini a Genova

Genova, Salvini sbarca al circolo dei portuali e la città si prepara all’arrivo dei leghisti. Gli antifascisti avvertono Salvini: «Hai scelto la città sbagliata per provocare»

da GenovaGiampaolo Martinotti

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Matteo Salvini sbarcherà a Genova per parlare di “lavoro”. Il segretario federale della Lega Nord, partito razzista dalla tradizione antioperaia, sarà ospitato proprio nei locali del Cap di via Albertazzi, la storica sede del Circolo Autorità Portuale. Al di là della chiara vena provocatoria di un convegno leghista programmato a pochi giorni dal 25 Aprile in una città Medaglia d’Oro alla Resistenza, il fatto di avere accordato l’utilizzo di un luogo dalle radici operaie e antifasciste a chi semina odio e disprezzo per il “diverso”, non poteva altro che raccogliere le più accese rimostranze da parte dei tanti soci e del mondo portuale e operaio cittadino. Di fronte al Circolo nei giorni scorsi sono comparse diverse scritte contro il leader del Carroccio: «Hai scelto la città sbagliata per provocare, Salvini via da Genova. Mai con Salvini» e «Vergogna, via da Genova».

Il breve comunicato del Collettivo Autonomo dei Lavoratori Portuali non lascia spazio alle ambiguità: «Qualunque siano i motivi e le condizioni oggettive che si possono trovare, la scelta di ospitare Salvini al Cap è uno schiaffo a tutto il movimento operaio a Genova. Posti come il Cap sono stati costruiti e gestiti da lavoratori e operai che avevano e hanno radicato nel cuore e nella testa l’antifascismo. È giusto che un circolo sia la casa di coloro che mantengono almeno un legame con quella tradizione. Questo fa si che il Cap dove noi ci incontriamo, discutiamo, giochiamo a calcio, teniamo eventi è come casa nostra e ci sentiamo di difenderlo. Proprio per questo chi semina odio, divide i lavoratori in base al colore della pelle, parla di bruciare i campi nomadi e di affondare i barconi dei profughi in quel posto non dovrebbe neppure entrare. Perché le sue idee e quelle dei suoi sodali sono l’antitesi di tutta la storia del movimento operaio e democratico genovese. Non possiamo sopportare una simile vergogna e chiediamo ai gestori del Cap, a cui continuiamo a volere bene e il cui lavoro rispettiamo, di ripensarci. Per quel che ci riguarda la casa in cui Salvini può vomitare il suo odio razzista non potrà più essere la nostra».

Il presidente del circolo Danilo Oliva, ex ds, spiega che la decisione è stata presa dal direttivo a nome dei 4mila soci del Consorzio autonomo del porto, alla faccia dello statuto che chiede a ciascun socio di “impegnarsi ad affermare dentro e fuori dal circolo il valore e la dignità delle persone, al di là di ogni differenza di sesso, di razza o religione, la cultura e la pratica della tolleranza, della pace, della cooperazione e della solidarietà”, ossia tutto quello che Salvini si guarda bene dal fare.

Al tempo della caccia ai migranti per decreto e delle leggi predisposte alla repressione delle lotte sociali e del dissenso, l’idea di salvaguardare i diritti democratici e la democrazia stessa – seppur con tutti i propri limiti – dando voce, e spazio, a personaggi grotteschi e schieramenti politici che utilizzano una retorica brutale, fatta essenzialmente di mistificazioni e xenofobia, è di per sé abominevole. Purtroppo, la sensazione è che la controversa decisione presa dal direttivo del Cap – sicuramente con un po’ troppa disinvoltura – rientri a pieno titolo nel turpe schema in cui i più beceri opportunisti della politica vengono messi in condizione di poter vomitare liberamente i propri rigurgiti fascisti.

Nel frattempo, a gettare benzina sul fuoco ci ha pensato il governatore della Liguria, Giovanni Toti di Forza Italia: «Salvini verrà a Genova a parlare in modo pacifico di lavoro, una cosa di cui la Liguria ha bisogno: se qualche imbecille vuole fare confusione o lasciar parlare solo chi vuole lui, è intollerabile per la democrazia».

Ma le scritte di protesta apparse attorno ai muri del Cap – uno tra i circoli più stimati negli ambienti operai genovesi – suonano come un avvertimento per il leader leghista: «Hai scelto la città sbagliata per provocare». La delusione e la rabbia di chi ancora crede fermamente nei valori tramandati dalla Resistenza sono certo difficili da nascondere. In queste ore gli antifascisti locali, insieme alle varie anime della sinistra radicale, si stanno mobilitando per capire come poter respingere al meglio l’unico sbarco che giustamente va respinto: quello di Matteo Salvini.

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