Aci Informatica: il governo ci riprova. Un decreto in discussione vorrebbe privatizzare la gestione del Pra cancellando 600 posti di lavoro. Lavoratori in agitazione
di Checchino Antonini
Stanno per piombare su Roma almeno altri seicento licenziamenti. Se la lotta dei lavoratori non riuscirà a sventare le intenzioni del governo Gentiloni. Si tratta dei lavoratori di Aci Informatica e dell’indotto che andrebbero a sommarsi ai 156 di Sistemi informativi Ibm, tanto per citare le mattanze sociali più note, i 1666 di Almaviva e ai duemila esuberi di Alitalia. Una strage di cui il governo è mandante, nel caso delle ultime due, o proprio killer nel caso dei 600 di Aci Informatica, la società per azioni che opera per gestire il Pra, pubblico registro automobilistico per conto dell’Automibil club italiano. Le lavoratrici e i lavoratori di ACI Informatica da questa mattina sono entrati in assemblea permanente per contrastare l’adozione della Razionalizzazione dei processi di gestione dei dati di circolazione e di proprietà di autoveicoli, motoveicoli e rimorchi, finalizzata al rilascio di un documento unico, una proposta di decreto legge, ovvero la pistola che potrebbe presto essere fumante e impugnata dai ministri Del Rio e Madia.
«Quel decreto non è che una truffa ai danni di cittadini e lavoratori» spiega a Popoff, Marco Paolucci, Rsu di Aci Informatica, schemattizando così gli effetti che si produrranno:
– l’aumento dei costi per i cittadini che deriva dallo smantellamento dell’unico presidio pubblico efficiente ed efficace, cioè il PRA gestito dall’ACI;
– il degrado dei servizi per il cittadino, basti pensare allo smantellamento del servizio gratuito – ufficio a domicilio – che il PRA eroga ai cittadini svantaggiati per ragioni di invalidità o ricovero sanitario;
– l’aumento della spesa pubblica, dato che andranno rifatte le procedure informatiche, dovranno essere ricollocati gli oltre 2.900 dipendenti pubblici dell’ACI e trovati gli “ammortizzatori sociali” per gli oltre 600 licenziamenti di lavoratrici e lavoratori a contratto privato, che deriveranno dall’adozione del decreto;
– 600 licenziamenti previsti delle lavoratrici e dei lavoratori di ACI Informatica e del suo indotto (pulizie, mensa, guardiania, manutenzione ecc.).
«La nostra lotta è per la tutela dei nostri posti di lavoro ma anche per la difesa del servizio pubblico al cittadino», dice ancora la Rsu, annunciando un’escalation di iniziative di lotta che sarà possibile seguire anche sul loro sito http://www.autorganizzati.org/ : «Non gli daremo tregua e ricordiamo che fra pochi mesi ci sarà la campagna elettorale politica e per l’elezione del Presidente e del Consiglio della Regione Lazio, non credano questi signori e loro partito di appartenenza, il PD, di potersi presentare in giro per Roma senza dar conto di una politica del lavoro che solo negli ultimi mesi ha prodotto: 1.666 licenziamenti in Almaviva; 2.000 esuberi in Alitalia; 600 licenziamenti previsti in ACI Informatica. Da oggi sentirete parlare di noi ogni giorno finchè la lotta non vincerà e ogni giorno il nostro grido sarà da esempio e richiamo all’unità e il riscatto di tutte le lavoratrici e i lavoratori».
Aci Informatica è attiva con questo nome dal 1976 ed è una spa al 100% proprietà di Aci. I suoi operatori hanno un contratto metalmeccanico anche se lavorano in esclusiva per un ente di diritto pubblico non economico. Questi lavoratori, da sempre più sensibili della media anche rispetto a temi più generali, sono stati protagonisti di dodici giorni di presidio a Montecitorio nel 2007 perché nelle celeberrime “lenzuolate” di liberalizzazioni dell’allora ministro Bersani già veniva messo a rischio il loro posto di lavoro con la medesima logica del governo Gentiloni che, Bersani e i suoi, appoggiano a prescindere. Cinque anni fa, al tempo del governo Monti, il decreto legge 95 noto come spending review, scriveva all’articolo 4 che le società in house della PA dovevano essere cedute a privati entro il 30/6/2013 o chiuse entro il 31/12/2013: ACI Informatica è una società in house dell’ACI. Anche quella volta la mobilitazione raggiungerà il suo apice nella 6 giorni di presidio permanente a Piazza delle 5 Lune, sotto la sede del Senato, con lavoratori di altre società in house della PA a Roma. La mobilitazione otterrà la modifica del provvedimento cancellando “l’automatismo” di chiusura o privatizzazione e rinviando ai vari enti pubblici proprietari.
Ma l’attacco continua.