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Pisa: la “Casa delle donne che combattono” deve riaprire

Lanciata una petizione diretta al Comune di Pisa per la riapertura di Mala Servanen Jin, in curdo “Casa delle donne che combattono”

pisa sgombero Mala Servane Jin

di Marina Zenobio

Lo scorso 24 maggio, con un dispiego di forze militari davvero imbarazzante e una violenza che ha portato al ferimento di diverse donne, il Comune di Pisa ha voluto mettere fine all’esperienza di Mala Servanen Jin – la Casa delle donne che combattono.
Quello spazio pisano in via Garibaldi di proprietà comunale un tempo era un centro di accoglienza per migranti. Dopo la sua chiusura le Istituzioni della città lo avevano abbandonato al degrado e in poco tempo si era trasformato in una pericolosa discarica, abitata dal disagio nonostante la vicinanza ad una scuola e alla Asl di zona.

Ma l’8 marzo scorso, alla fine di un corteo che aveva attraversato la città di Pisa nella giornata dello sciopero delle donne, indetto dal movimento Non Una di Meno per combattere la violenza maschile sulle donne e la violenza di genere, quello spazio era stato occupato, ripulito e trasformato in un luogo attraversato da donne di ogni età e nazionalità. Luogo di incontro, dibattito e socialità, sicuro dalla violenza, dove si erano attivati laboratori contro le violenze sociali, per il diritto alla salute e l’accesso ai servizi, sulla comunicazione. Dove era partito un corso di autoformazione sulla salute nei posti di lavoro e si era attivata una rete di incontro tra operatori sociali. Dove si produceva arte e cultura. Dove avevano trovato casa tre donne in emergenza abitativa. Era nata  Mala Servanen Jin, che in lingua curda significa Casa delle donne che combattono.

All’improvviso però il 24 maggio il Comune di Pisa, dopo anni di incuria, non solo riscopre quello spazio che aveva dimenticato, ma scopre anche che è stato occupato. E decide di farlo sgomberare a suon di manganelli e lacrimogeni per “una più alta e istituzionale necessità di utilizzo”. Giustificazione però subito smentita dall’assessore alle politiche sociale Sandra Capuzzi secondo cui “la riqualificazione del centro di accoglienza non è più una priorità, non ci sono al momento ipotesi di progetto mentre il precedente ha perso i finanziamenti”.

Ragion per cui le militante di Mala Servanen Jin hanno lanciato sulla piattaforma change.org una petizione per la riapertura della Casa delle donne che combattono, perché la sua chiusura risponde solo ad “un astratto criterio di applicazione della legalità” e si chiedono “come si possa preferire il degrado e il pericoloso abbandono di una struttura costruita con soldi pubblici al suo utilizzo per fini sociali non lucrativi. Non a caso il quartiere si è schierato a fianco delle donne occupanti che, con il loro intervento, hanno oggettivamente riqualificato l’area. In via Garibaldi 192 c’era una discarica. Poi ci sono stati i fiori”.

Le militanti chiedono quindi che il progetto contro le violenze, in nome della dignità e dell’autodeterminazione avviato dalla Mala Servanen Jin possa immediatamente continuare nella stessa Casa in cui era stato avviato.

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