Eclissi, oltre il divorzio tra arte e Chiesa. Alla Gnam si presenta il libro di padre Dall’Asta
di Maurizio Zuccari
“Tutta la vera arte è sacra”. Potremmo chiuderla qui, a poche righe d’introduzione, tanto pregna di senso è la locuzione, nel parlare di Eclissi, oltre il divorzio tra arte e Chiesa. L’ultima fatica letteraria di padre Andrea Dall’Asta – Edizioni San Paolo, 139 pagine, 16 euro – affronta il tema a lui caro dell’arte liturgica coèva. Campo assai settoriale nell’arte sacra, ma punto nodale del rapporto tra questa e l’arte contemporanea, e non solo. Già questo potrebbe chiudere il dibattito, dato che la dimensione del sacro è sostanzialmente espunta dall’oggi, ma in realtà lo apre. Anziché chiuderla partiamo da qui, quindi.
Dal sacro come bellezza, non esteticamente intesa ma espressione dell’umano che si fa trascendente, nella sua ricerca del divino. In che modo – si chiede Dall’asta – l’arte liturgica, cioè espressamente pensata per spazi ecclesiali e simbolicamente intesa come rappresentazione e testimonianza di fede, dialoga ancora con gli uomini del proprio tempo? In che modo, cioè, la chiesa dispone ancora di un potenziale comunicativo, dopo il tracollo subito dalla committenza ecclesiastica nel XVIII secolo e il suo scimmiottare il kitsch per larga parte dominante l’arte d’oggi? Un kitsch, come ben sottolinea il padre gesuita, che più che rappresentare la cultura popolare esprime una cultura massificata, resa merce e consumo anche nei suoi più reconditi aspetti.
Il panorama dell’arte sacra odierna, tanto più se liturgica, è sconfortante per padre Dall’Asta che si dilunga in vari esempi di pacchianeria coèva, tesa a riproporre formule incapaci di dialogare con l’oggi, rendendo l’ecclesia discosta dal proprio tempo. Con lo sguardo rivolto a un passato di Chiesa triumphans, dove anche le aperture formulate dal Concilio vaticano II sono rimaste sostanzialmente disattese.
Eccezioni ve ne sono, certo, e tra queste il direttore della galleria San Fedele di Milano porta, pro domo sua, quelle dell’omonima chiesa a due passi dalla Scala, del cui adeguamento liturgico si occupa da anni. E dove hanno trovato casa opere di autori quali Parmiggiani – suo il reticolato di spine in copertina – Paladino, De Maria, Kounellis. Ma un briciolo d’autoreferenzialità è giustificato e forse d’obbligo nell’impegno condotto quasi in beata solitudo nell’asfittico panorama del circuito artistico ecclesiastico, dove neobarocchismi e postfigurativi ripropongono fin nelle pale d’altare una mediocrità da ludoteca cultuale.
Come l’arte sacra possa trasmettere valori di senso in un tempo di post verità; come le varie fedi possano dialogare tra loro attraverso una rappresentazione del sacro capace di rifuggire tanto da perniciosi estremismi quanto da inopportuni sincretismi; come la Chiesa possa farsi di nuovo attrice e interprete del proprio tempo, anche in campo artistico; quali immagini di culto e simboli possano darsi oggi ai fedeli. Sono, queste, questioni che non toccano solo il credente, ma l’essere in quanto tale, ogni persona che voglia traversare questo suo tempo di passaggio senza smettere di pensare a un riscatto possibile, a una redenzione auspicabile. A tutto ciò padre Dall’Asta non offre certo risposte definitive ma traccia un percorso, perché all’eclissi segua la luce.
Presentano il libro domani, 7 giugno, alla Galleria nazionale di arte moderna di Roma, l’autore con il sottoscritto, Marcella Cossu, Marcello Mondazzi, Sidival Fila e Cristiano Grisogoni. Info
http://lagallerianazionale.com/evento/eclissi-divorzio-arte-chiesa-liturgica