iFest incerto: la burocrazia del III Municipio di Roma non ha ancora rilasciato le autorizzazioni richieste. Ma chi organizza non ci sta. Anzi, ci sarà comunque
di Marina Zenobio
di Marina Zenobio
Dovrebbe tornare a Roma l’iFest – Indipendent Festival che, per sua quarta edizione che si dovrebbe tenere nella frescura del Parco Nomentano dal 28 giugno al 2 luglio. E’ considerata una delle iniziative consolidate dell’estate romana, non certo quell’Estate che ormai è diventa un deserto rispetto all’antico progetto di manifestazione culturale destinata a tutte e tutti battezzata, nel 1977, da Renato Nicolini.
Ma abbiamo iniziato con il condizionale perché, a poco meno di due settimana dal suo inizio, il III Municipio di Roma non ha ancora rilasciato le autorizzazioni necessarie. Organizzatrici e organizzatori dell’iFest hanno quindi scritto una lettera alla minisindaca pentastellata Roberta Capoccioni e a Luca Bergamo, assessore alla crescita culturale per ricordargli che, fin dalla scorsa edizione dell’iFest – una iniziativa nata dal basso, dalla passione e dalle scommesse con alcune realtà sociali del III Municipio di Roma che non vogliono arrendersi all’idea che la cultura, la musica e il teatro siano accessibili a pochi – hanno iniziato a discutere con l’amministrazione municipale della quarta edizione. “In questi mesi – scrivono nella lettera– abbiamo costruito il cartellone degli artisti che parteciperanno e iniziato a lavorare al festival. Abbiamo anche chiesto i permessi per l’utilizzo dell’area. Richieste che per ora non hanno ricevuto risposta. Noi ci siamo messi in gioco, a disposizione per un percorso di dialogo, ma dall’altra parte abbiamo ricevuto risposte evasive e opposizioni di natura burocratica”.
L’intoppo starebbe nel fatto che, nello stesso periodo, potrebbero esserci agli eventi nel Parco Nomentano, ma non sarebbe difficile per l’amministrazione municipale verificare e dare una qualche risposta. Invece è il silenzio.
“Crediamo – scrivono ancora nella lettera a Capoccioni e Bergamo – che l’iFest sia un importante esperimento da tutelare, ma per farlo serve una chiara volontà politica. Perché l’iFest rappresenta innanzitutto bisogni sociali che dovrebbero interessare chi governa questa città: far partecipare i cittadini, dare spazio alle realtà associative e territoriali, riempire le periferie di cultura, proporre un’alternativa valida, fatta di musica, colori e parole, ad una città che si sta trasformando solo in un enorme birrificio a cielo aperto”.
Considerando l’importante impegno per l’organizzazione dell’evento, è palpabile la tensione tra gli organizzatori e le organizzatrici dell’iFest che però non hanno alcuna intenzione di tirare i remi in barca e concludo “Noi rimaniamo a disposizione, ma siamo determinati ad andare avanti per la nostra strada e a tenere l’evento in ogni caso”.
Una curiosità. La prima delle quattro edizioni dell’iFEST si tenne nell’estate del 2014. In quella occasione è stato recuperato uno spazio pubblico interno al Parco di Monte Sacro dove, nel 2005, durante una visita del defunto presidente del VenezuelaHugo Chavez, fu eretta una stele in memoria di Simon Bolivar, il “libertator” venezuelano che proprio in quel luogo, nell’agosto del 1805, giurò di liberare il suo paese e tutta l’America Latina dagli oppressori.