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HomecultureGalere piene, mafie ricchissime: proibizionismo insostenibile

Galere piene, mafie ricchissime: proibizionismo insostenibile

E’ uscito il Libro Bianco sulle droghe: «la repressione e il proibizionismo hanno fallito». Ma governo e comunità cattoliche bloccano la legalizzazione

di Checchino Antonini

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Dopo alcuni anni di calo, nel 2016 sono tornati ad aumentare i detenuti per reati legati alle droghe. Lo rileva il Libro Bianco sulle droghe, all’8/a edizione, reso noto oggi in occasione della Giornata mondiale contro la droga, in cui si ribadisce che «la repressione e il proibizionismo hanno fallito». E che, fra l’altro, segnala il significativo aumento di segnalazioni di minori per consumo di sostanze illecite, +237% in un anno. Secondo il Libro Bianco (un’iniziativa di La società della ragione onlus insieme a Forum droghe, Antigone, Cnca e Associazione Luca Coscioni), dopo l’importante calo del 2015 è in aumento anche il numero delle persone segnalate al Prefetto per consumo di sostanze illecite: da 27.718 a 32.687 (+17,92%) con una impennata delle segnalazioni dei minori (+237,15%). «Si conferma marginale il peso della vocazione ‘terapeutica’ della segnalazione al Prefetto: solo 122 persone vengono sollecitate a presentare un programma di trattamento socio-sanitario; 9 anni prima erano 3.008. Le sanzioni amministrative riguardano invece il 40,25% dei segnalati. La segnalazione al prefetto dei consumatori di sostanze stupefacenti ha quindi natura principalmente sanzionatoria». La repressione colpisce per quasi l’80% i consumatori di cannabinoidi (78,98%), seguono i consumatori di cocaina (13,68%) e eroina (5,35%).

Dal 1990, 1.164.158 persone sono state segnalate per possesso di sostanze stupefacenti ad uso personale; di queste il 72,57% per derivati della cannabis. Gli affidamenti in prova al servizio sociale, gli affidamenti terapeutici per dipendenti da sostanze, sono leggermente diminuiti al termine del 2016, e costituiscono il 23,35% del totale degli affidamenti e il 12,77% delle misure alternative in corso alla fine dell’anno.

Per quanto riguarda la popolazione carceraria: il 43,26% dei detenuti in Italia è in cella per violazione della legge sulle droghe. 17.733 detenuti al 31/12/2016 lo erano a causa dell’art. 73 del Testo unico che punisce la produzione, il traffico e la detenzione di droghe illecite. Si tratta del 32,52% del totale. A questi si aggiungono 5.868 ristretti per l’art. 74 (associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope), il 10,74% del totale, in calo rispetto al 2015. Inoltre, 13.356 dei 47.342 ingressi in carcere nello scorso anno hanno violato l’art.73; si tratta del 28,21% degli ingressi in carcere: dei 1519 ingressi in più in carcere rispetto all’anno precedente, il 70% (1072) è dovuto a condanne o accuse di produrre, vendere o detenere droghe proibite. Il 25,9% della popolazione carceraria è tossicodipendente; si tratta di 14.157 persone su 54.653, un numero in aumento.

Per l’economista Marco Rossi, la cui posizione è riportata nel Libro Bianco, l’impatto complessivo positivo sui conti pubblici, per effetto di un’eventuale legalizzazione della cannabis, sarebbe di circa 4 miliardi di euro. Per Rossi le implicazioni economiche della regolamentazione della cannabis, assumendo una regolamentazione e tassazione simile a quella del tabacco, consumi costanti e assenza di esportazioni e/o turismo da cannabis sarebbero le seguenti:

– imposte sulle vendite: 3 miliardi di euro;

– Imposte sul reddito: 200/300 milioni di euro

– Diminuzione spesa pubblica sulla sicurezza: 600 milioni di euro.

Per un impatto complessivo sui conti pubblici di circa 4 miliardi di euro. A questi si aggiungerebbero una probabile riduzione, non stimabile, dei costi sanitari ed un miglioramento dei conti economici nazionali derivante dalla sostituzione delle importazioni illegali con coltivazione nazionale per circa 500 milioni di euro. Una regolamentazione restrittiva della cannabis non avrebbe ricadute occupazionali particolari, se non la sostituzione/emersione dei posti di lavoro illegali per massimo circa 75.000 unità, con saldo occupazionale addirittura negativo (gli spacciatori sono stimati in circa 100.000 unità). In caso di un regime meno restrittivo, sul modello olandese, si potrebbe invece ipotizzare fino a 300.000 nuovi addetti nei coffee-shops da aggiungersi ai 75.000 impegnati nella produzione.

Gli altri contenuti del Libro Bianco: rispetto alla macchina della punizione (Anastasia e Cianchella) e alle violazioni dell’art.187 del Codice della Strada (Bassi), all’interno del Libro Bianco di quest’anno nella sezione dedicata ai Fatti si trovano anche: la comparazione con la carcerazione in Europa (Scandurra), le evoluzioni giurisprudenziali (De Caro e Santoro), il consumo di cannabis nella popolazione giovanile (elaborazione CNCA su dati CNR), i miti e i fatti delle droghe alla guida (Bignami), il sistema dei servizi (De Facci e Bellosi), la riduzione del danno nei Livelli Essenziali di Assistenza (Cecconi e Bortone, Amerini). Le politiche non possono che partire dagli impegni internazionali assunti dall’Italia a UNGASS (Perduca e Zuffa), per poi guardare alla rivoluzione americana (Fiorentini). Le possibili implicazioni economiche della legalizzazione della cannabis in Italia (Rossi) e il ruolo di innovazione della Riduzione del Danno (a cura di Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza e Forum Droghe) chiudono il quadro. In conclusione i commenti di Leopoldo Grosso, già Portavoce del “Cartello di Genova” e Presidente onorario Gruppo Abele, e di Rosanna Dettori, Segretaria confederale Cgil.

Ma la sottosegretaria Boschi non ha orecchie per intendere, il proibizionismo è un pilastro del liberismo del Pd: «Il Parlamento sta seguendo la sua agenda. Al momento stiamo attuando delle politiche che cercano di rendere consapevoli i giovani sugli effetti delle droghe», dice nelle stesse ore dell’uscita del Libro Bianco Maria Elena Boschi a margine del seminario «Donne e droghe, dalla politica alla buona pratica» parlando dell’approvazione del ddl sulla legalizzazione della cannabis entro la legislatura.

Oscurantista la proposta del Ceis, uno dei colossi cattolici del settore comunità di recupero: «L’Italia non ha bisogno della dipendenza collettiva. Bisogna dire un no forte e deciso a ogni forma, anche minima, di legalizzazione di qualsiasi tipo di sostanza». Così dice il presidente del Centro Italiano di Solidarietà don Mario Picchi, Roberto Mineo, in occasione della 30/ma Giornata internazionale contro l’abuso di droghe e il traffico illecito che ci celebra il 26 giugno di ogni anno. «La droga – prosegue Mineo – è un’emergenza educativa che viene acuita da un malessere della nostra epoca che affligge soprattutto i giovani. Per risolvere il problema servono politiche della prevenzione a livello pubblico, servono strutture apposite, investimenti, un lavoro costante e in profondità». «Coloro che – aggiunge il presidente del CeIS – portano avanti istanze pro cannabis nel nome di un libero arbitrio inconsistente con il diritto della collettività, coloro che propongono la legalizzazione per contrastare la criminalità organizzata, coloro che propongono la legalizzazione della produzione e del commercio della droga nella speranza di trarne profitto, tutti coloro che con la scusa di giustificare l’ingiustificabile finiscono con l’accettare l’inaccettabile, ebbene tutti costoro diventeranno parte del problema droga e se ne dovranno assumere in toto la responsabilità civile e politica». Le narcomafie s’inchinano commosse a ogni tributo al proibizionismo senza il quale, banalmente, non esisterebbero.

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