La band Alternative-Rock / Indie-Rock fiorentina al suo primo lavoro sorprende per atmosfere ed eclettismo musicali, oltre i confini di ogni semplice definizione di genere e stile
di Sergio Braga
Con colpevole ritardo ho ascoltato Trenches, primo lavoro degli Stolen Apple, gruppo di Firenze nato nel 2008 dalle spoglie dei Nest, gruppo di rilievo della scena fiorentina. Quindi non musicisti di primo pelo, vista l’esperienza di palco che hanno alle spalle i suoi componenti. La band, che si definisce Alternative-Rock /Indie-Rock, è infatti composta da Riccardo Dugini (voce e chitarre), Luca Petrarchi (voce, chitarre, mellotron, organo e synth), già Nest, cui si sono aggiunti Massimiliano Zatini (voce, basso e armonica), cui si sono aggiunti Alessandro Pagani (voce, batteria, piano e percussioni). Il lavoro è di settembre 2016, etichetta Rock Bottom Records con distribuzione Audioglobe, ma i tempi di redazione possono essere crudeli. Diciamo che per questo motivo l’ascolto è stato molto “meditato”.
Trenches, fin dal titolo, trincee, si presenta come un progetto ambizioso che parte da una domanda in cerca di risposte: “… la mente dell’uomo è in trincea, o le trincee sono nelle nostre menti ?“.
Dodici i pezzi per sciogliere un dilemma che suona come sfida. Musica su cui mi sono sono calato in ascolto, a lungo, senza pensarci, con sempre più convinzione e soddisfazione. Un loop di ascolto che ha fatto emergere tutte le suggestioni palesi e nascoste, percepite elaborate ed annotate.
Si trova molto nel sound di Trenches e degli Stolen Apple. A partire dal post-punk stile dei Joy Division al grunge di Nirvana e Soundgarden, di the Smashing Pumpkins, passando per i Sonic Youth fino all’alternative rock dei Blind Melon e alla neopsichedelia dei The Brian Jonestown Massacre. Senza dimenticare reminescenze di padri nobili come Lou Reed, David Bowie, Bob Dylan ed un pizzico di Rolling Stones (ma solo per insaporire, lato ballades & voices).
Suono sporco, forse volutamente. Voci da raffinare, manca qualcosina nell’impasto – forse un difettuccio di produzione di produzione – compensato da tanta sostanza in termini di immagini sonore evocative. Si sente fibra. Si sente anima.
Trenches è musica di viaggio e da viaggio, da trip. A partire dalla prima traccia, l’incalzante ed acida ballata Red Line, quella con cui decolla il disco. Una volta partiti s’incontra, ad esempio, il punk lacerante di Field of stone (traccia 3) o le suggestioni post-punk che sfumano verso grunge e post-psichedelia di Pavement (traccia 4). Ballate Grunge con echi Rock & Blues come in Living on sathurday (traccia 6), la riflessiva Mystery Town (traccia 7), liquida incursione in territorio desert rock e la delicata e struggente Day Dream (traccia 10), con testo ricavato da una poesia di Daniela Pagani, poetessa scomparsa prematuramente a 22 anni.
Stolen Apple – Falling Grace (OFFICIAL VIDEO)
Altro paio di maniche il tono intimista, da io narrante, di Something in my Days (traccia 8), o la rock / pop More Skin e la più ruvida In the Twilight, che chiude il disco. Sempre ballate che però mettono insieme il Duca Bianco ed il mitico front man dei Velvet Underground, i cui stili hanno evidentemente influenzato soprattutto nell’impostazione vocale i pezzi.
Incalzanti e disturbanti sono Green Dawn (traccia 3) con riff alternative / noise rock alla Thurston Moore, dotata di un’energia sorprendente, Falling Grace (traccia 5), e l’adrenalinica Sold Out (traccia 11), con sfumature punk amalgamate con voci psycho-wave, che con il loro con il suo sound wall che ti tengono inchiodato alla parete e
In Trenches, insomma, grazie agli Stolen Apple ci troviamo di fronte ad un riuscito mosaico di stili e di generi ben assemblati per un prodotto di qualità che merita l’acquisto, l’ascolto e ci fa attendere belle novità per il futuro. Bravi. Prossima data il 30 giugno al Circus Club di Scandicci in concerto con i Pathos.
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