Berlino, sgombero violentissimo di uno stabile occupato. Da Bruxelles la denuncia dei promotori della Rete europea per il diritto di dissenso
da Bruxelles, Checchino Antonini
Trecento fermati, due donne svenute, un numero imprecisato di feriti, a Berlino durante lo sgombero di una casa occupata dal 2004 nel quartiere gentrificato di Neukölln, Friedel 54. Una brutalità inconsueta anche per una polizia comunque violenta e screditata da infiltrazioni neonazi e scandali come quello che ha visto 220 agenti implicati in un festino a base di sesso e alcool nella guarnigione accampata ad Amburgo per blindare il G20 in programma tra il 6 e l’8 luglio prossimi. La notizia, rilanciata dal collettivo Berlin Migrant Strikers, è piombata al Parlamento europeo di Bruxelles proprio mentre decine tra attivisti, giuristi, giornalisti ed europarlmentari del Gue discutevano la costruzione di una rete europea per il diritto di dissenso e contro lo stato d’eccezione permanente. E proprio da Bruxelles arriva la stigmatizzazione dell’operazione di Berlino: «Si tratta mica delle prove generali per il G20 di Amburgo come la mattanza di Napoli fu la prova per le violenze di Genova del luglio 2001? – si chiedono le parlamentari Eleonora Forenza e Marina Albiol del Gue, assieme a Italo Di Sabato dell’Osservatorio repressione e Cesare Antetomaso, presidente dei Giuristi democratici, a nome di tutti partecipanti al meeting – chiediamo l’immediata liberazione delle persone arrestate e riprendiamo il loro slogan di stamattina: “Nessuna violenza per alzare la rendita!”». La rete europea, che sta prendendo corpo in queste ore servirà, appunto, a contrastare lo stato d’eccezione permanente e promuovere una campagna di garantismo radicale: «Solo la centralità della lotta all’emergenzialismo potrà garantire le lotte sociali». La Friedelstrasse è stata bloccata dalle cinque del mattino, da 500 agenti, sono stati allontanati i giornalisti e poi è scattata la violenza.