Anniversario dei moti del 1960. L’antifascismo scende in piazza a Genova. Contro il decreto Minniti solidarietà ai migranti. Corteo da piazza Alimonda
da Genova, Giampaolo Martinotti
“Il 30 Giugno 1960 a Genova, nella città Medaglia d’Oro della Resistenza, migliaia di lavoratori, operai e studenti scesero in strada per cacciare la feccia fascista”, inzia così il manifesto che chiama a raccolta le tante anime dell’antifascismo genovese. Domani, venerdì 30 giugno appunto, a poco meno di sessant’anni da quelle eroiche giornate di ribellione contro il governo Tambroni e il Movimento Sociale Italiano, e dopo la recente conquista di ben nove seggi da parte della Lega Nord a palazzo Tursi, attivisti, lavoratori, operai, studenti e giovani dei centri sociali marceranno ancora una volta per le strade della “Superba” per dire no alla repressione delle lotte sociali, contro ogni tipo di organizzazione fascista e razzista, contro il decreto Minniti e il Daspo urbano, contro la militarizzazione dei confini in solidarietà con i migranti.
Oltre al grande supporto in fase di programmazione, non mancherà naturalmente la presenza del Circolo 30 Giugno, spazio politico e culturale di libertà e socialità, da quarant’anni anima antifascista e popolare della città: «oggi più che mai c’è bisogno di contrastare le derive xenofobe e fasciste che in questa città stanno prendendo campo come non era mai successo in precedenza. Non dobbiamo dimenticare le nostre radici, Genova ha una solida tradizione antifascista, è una città che si è liberata da sola il 24 aprile! Ma oggi assistiamo a un cambiamento…le scuole sono in mano a collettivi studenteschi di destra, Casapound e Forza Nuova escono allo scoperto. Si sente dunque l’esigenza di ricostruire quello che è stato perso, nelle scuole come nel mondo del lavoro, nelle strade. Perché grazie allo sfacelo socio-economico provocato dalle scellerate politiche del governo Pd – fautore delle peggiori riforme della scuola e del lavoro, e promotore di forme repressive come il decreto Minniti-Orlando – la destra ha rialzato la testa, recupera consensi ed è addirittura entrata nelle fabbriche».
Alla manifestazione hanno aderito anche le varie organizzazioni politiche della sinistra radicale. Per Sinistra Anticapitalista Genova «è importante mantenere viva la memoria del 30 Giugno 1960, e la memoria va mantenuta viva anche attraverso un’opera di attualizzazione. La prossima manifestazione è quindi convocata per contrastare la complessità delle barbarie odierne. Le violente cariche della polizia di piazza Santa Giulia a Torino, o l’identificazione di un attivista – un giovane avvocato “reo” di aver criticato il decreto Minniti-Orlando – avvenuta a Roma durante un’iniziativa di Amnesty International per la Giornata mondiale del rifugiato, non possono essere interpretati come casuali “incidenti” ma come il segno di una più generale stretta repressiva a cui occorre opporsi. In aggiunta, a soli pochi giorni dal corteo antifascista, Casapound ha annunciato l’imminente apertura di una propria sede in città: non sappiamo se si tratti di una provocazione per far salire la tensione intorno al corteo o se ci sia qualcosa di effettivamente reale, ma in ogni caso – se la notizia fosse confermata – occorrerà costruire un’ampia mobilitazione che si opponga a questa eventualità».
Il collettivo comunista Genova City Strike, in un suo commento, accenna anche alle ultime elezioni amministrative e ai disastri del centrosinistra: «il corteo del 30 giugno per noi è importante per rinsaldare il legame con la tradizione antifascista della città. Certo, capita anche a ridosso di un risultato elettorale favorevole ad alcune forze di destra ma il collegamento diretto non lo vediamo. Da anni il centrosinistra a Genova è la fotocopia di quello nazionale. Le politiche contro i lavoratori e le classi più deboli sono state le stesse. Quindi ha vinto la destra xenofoba ma ha sconfitto un’altra destra pericolosa e il dato vero è che non ha votato quasi nessuno. I fascisti di Casapound e Forza Nuova ci sono, agiscono e sono un problema ma in realtà sono l’effetto di politiche scellerate portate avanti dal centrosinistra. La nostra partecipazione al 30 giugno ha quindi il significato di porre con chiarezza che destra economica e destra sociale razzista sono due facce della stessa medaglia».
Senza ombra di dubbio la preoccupante ascesa delle destre, nel nostro paese come nel resto d’Europa, è il prodotto diretto delle fallimentari politiche neoliberiste e d’austerità implementate da quel centrosinistra – targato Pd dal 2007 – che salva le banche e chiude le fabbriche e che per oltre vent’anni ha portato avanti un attacco sistematico ai diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, allo stato sociale, alle famiglie, ai territori, alle piccole imprese e alle classi sociali più disagiate. Ma seppur un collegamento diretto tra la manifestazione e il recente responso elettorale non ci sia, l’aria che si respira in città non è certo delle migliori. Nei giorni scorsi si è infatti materializzata la solita insulsa campagna mediatica tesa a screditare i manifestanti, mentre Fratelli d’Italia ha chiesto alle autorità di vietare la manifestazione antifascista (non è una sorpresa che certi personaggi pretendano di arrestare tale manifestazione). Nel frattempo il segretario regionale della Lega Edoardo Rixi, assessore allo Sviluppo economico in Regione, ha assicurato che l’amministrazione comunale – presieduta dal nuovo sindaco Marco Bucci – farà uscire Genova dalla rete di accoglienza Sprar.
In questo contesto piuttosto teso, non si è fatta attendere una dichiarazione molto netta dell’Assemblea Permanente Antifascista Genovese: «nonostante l’aggressività della stampa cittadina, chiediamo, a tutta la popolazione antifascista, la massima partecipazione al corteo del 30 Giugno, in memoria dei moti del ‘60, per attualizzare il senso dell’essere antifascisti oggi. Il corteo è autorizzato e autodeterminato perché vuole difendere la libertà di partecipazione politica, vuole essere pacifico, ma capace di difendersi in caso di necessità, attraversare la città ed arrivare in piazza De Ferrari per un concerto finale. L’assemblea promotrice è sempre stata pubblica ed orizzontale, al suo interno non esistono divisioni: pertanto bisogna essere tanti e non cadere in provocazioni di alcun tipo né causarne. Sfileremo senza bandiere di partito dietro lo striscione “Genova Antifascista” per sottolineare l’unità del movimento. Ciò che ci unisce è l’amore per una città ribelle, aperta, antirazzista e solidale pertanto chiediamo a tutti una partecipazione che rispetti i luoghi attraversati dal corteo. I giornalisti, che continuano a fomentare odio, paure e narrazioni distorte, volte a seminare razzismo non sono i benvenuti all’interno del corteo, che saprà narrare da solo i suoi contenuti e i suoi obiettivi».
Il concentramento degli antifascisti genovesi è previsto per le ore 19 in piazza Alimonda – la piazza dove nel 2001, durante le drammatiche giornate del G8, fu ucciso Carlo Giuliani – e il corteo partirà pochi istanti dopo alla volta del centro cittadino. Contro fascismo, xenofobia, razzismo e repressione – fattori vitali per il sistema capitalista – non c’è altra via d’uscita che la mobilitazione. Quella di domani a Genova sarà una grande manifestazione, perché al di là di un importante anniversario, è davvero arrivato il momento di “scendere tutti uniti e compatti in strada” per ricordare a fascisti e razzisti che questa città non sarà mai casa loro.