L’Europa è una piazza vuota, uno spazio da riempire. Un cantiere, tutto in farsi. Sembra dirci questo Yves Mettler col suo lavoro Europaplatz, Piazza Europa.
L’Europa è una piazza vuota, uno spazio da riempire. Un cantiere, tutto in farsi. Sembra dirci questo Yves Mettler col suo lavoro Europaplatz, Piazza Europa. L’artista svizzero (Morges, 1976), nato ai bordi del lago Lemano ma residente a Berlino da un decennio, è partito da una semplice, concreta domanda. Dov’è l’Europa? Com’è fatto lo spazio fisico che la rappresenta, che riproduce plasticamente il luogo di vita e travaglio di milioni d’europei e nell’immaginario dei migranti che muoiono a decine di migliaia per raggiungerla è meta e rifugio? Non a caso “Dov’è piazza Europa?” è il filmato e al tempo stesso l’interrogativo riecheggiato alla conferenza finale di Confini e oltre, a cura dell’Istituto svizzero di Roma e dell’Università di Basilea. Un convegno che nelle intenzioni dei suoi organizzatori ha inteso fare il punto sulle questioni che assillano il vecchio mondo, a partire dalla sua identità, da reinventare.
Una domanda apparentemente retorica per uno spazio altamente simbolico, quindi, nel lavoro presentato da Mettler. Un’interazione tra cartoline e video, un medium arcaico rielaborato in chiave contemporanea con una videoinstallazione di spazi dialoganti tra loro e con l’interlocutore, l’artista stesso. Un’opera che prende le mosse dall’omonimo collage di cartoline presentate al Centro franco-tedesco di Karlsruhe e dalla precedente installazione al Bozar di Bruxelles. Dove le varie piazze Europa, sparse non solo nel vecchio mondo ma da Biserta in Tunisia a Batumi in Georgia, passando per Mosca, Vienna, Bruxelles e nei tanti centri del Belpaese che hanno nella loro toponomastica una piazza dedicata all’Europa, dialogano tra loro e di sé, reificando l’idea stessa d’Europa in ciò che esse riflettono. Non Roma, che pure all’idea ha dato i natali, coi trattati del 1957, e all’urbanistica un viale che taglia di traverso l’omonimo quartiere all’Eur con la sua architettura fascista, dalla basilica dei santi patroni capitolini all’archivio di stato, sfiorando la nuvolaglia di Fuksas.
Ma l’idea d’Europa, la sua fisicità, è cambiata di molto da mezzo secolo in qua. Da sogno a incubo, da luogo della tradizione classica e culla del cristianesimo, del razionalismo e della tolleranza a crocevia del terrore e mescola di culture non integrate e l’una contro l’altre opposte. Così, l’Europa è in crisi nella sua stessa identità e valori, oltre che alle prese con un collasso sistemico delle sue strutture economiche e unitarie, rigettata dalla cosiddetta marea populista. A un tempo vicina e lontana, astratta e soprattutto distante dall’essere acquisita, l’Europa diventa per Mettler spazio di riflessione artistica, architettonica e politica, a partire appunto da una piazza abbandonata a sé stessa, da riempire di senso prima che di genti.