Roma, gli sfratti continuano contro le sedi delle associazioni. Nessun riscontro dal Campidoglio. Un coordinamento chiede di riconoscere il “valore sociale” del non profit
ROMA – Le associazioni a Roma continuano ad essere sotto sfratto e a dover fronteggiare richieste di risarcimento insostenibili. L’ultimo sfratto in ordine di tempo non è ancora stato notificato, ma è pronto e, paradossalmente, riguarda un’associazione che da anni collabora con il comune, e ha appena rivinto il bando. La storia l’abbiamo già raccontata: nella capitale centinaia di associazioni ed enti non profit, che avevano sede in locali del comune concessi a canone agevolato, hanno ricevuto lo sfratto e richieste di arretrati per centinaia di migliaia di euro, dopo che il procuratore della Corte dei conti del Lazio aveva considerato irregolari i contratti di locazione. Anche le associazioni erano così finite in quel tritacarne politico-mediatico che era stato definito “Affittopoli”, anche se in realtà si trattava di tutt’altro.
La situazione non è cambiata nonostante quella che era sembrata una svolta. Da aprile ad oggi, infatti, la stessa Corte dei conti ha emesso una serie di sentenze che smentiscono il procuratore e che scagionano i funzionari del comune, che avevano firmato le concessioni e che per questo erano finiti sotto inchiesta. In sostanza, le sentenze riconoscono che le assegnazioni erano state fatte in base a un’ordinanza del sindaco del 1997 e a successive deliberazioni regolamentari comunali (dell’83, del ‘95 e del ’96), che prevedevano l’assegnazione di beni demaniali o patrimoniali indisponibili per attività di utilità sociale a prezzi scontati. E poiché alcune associazioni erano entrate nei locali prima che la procedura di concessione fosse perfezionata, la Corte ha ritenuto irrilevante la tempistica: l’importante è che, nel frattempo, le attività di utilità sociale fossero effettivamente svolte, come di fatto è stato.
A questo bisogna aggiungere che non si tratta di appartamenti o di locali che avrebbero potuto essere messi sul mercato: per la posizione, per lo stato di manutenzione, o per altri motivi. Non a caso appartengono al patrimonio indisponibile, tant’è vero che non si parla di affitti, ma di concessioni. Le associazioni hanno dovuto investire cifre a volte molto alte per lavori di restauro e ristrutturazione e, se lasciati inutilizzati, con tutta probabilità quegli spazi sarebbero stati occupati abusivamente, con tutti i problemi che ne conseguono.
Perché allora gli sfratti continuano? E perché non si trova una soluzione per chi ha già dovuto lasciare la propria sede e ha pagato o sta pagando gli arretrati? Le richieste di proroga agli sfratti non ricevono risposta, né, più in generale, richieste di chiarimenti.
La svolta per le associazioni non è arrivata dopo le sentenze e neanche a giugno, quando il comune ha approvato un’ordinanza in cui si diceva che dovevano essere riesaminati i procedimenti che hanno portato all’emanazione dei provvedimenti di sgombero. Da allora nulla è successo, e anzi, le brutte notizie continuano ad arrivare.
Il Coordinamento Valore Sociale continua la propria battaglia perché il problema venga affrontato con chiarezza e perché anche il comune riconosca il valore sociale delle attività delle organizzazioni non profit per la collettività e per i diritti delle persone e ne tenga conto nei propri rapporti con esse. Con questo obiettivo, le associazioni che hanno aderito al coordinamento hanno scritto una lettera aperta all’Assessore al Bilancio e Patrimonio di Roma Capitale, Andrea Mazzillo, per chiedere “di essere controllati e valutati per il riconoscimento del valore sociale delle attività svolte”. Non solo non temono i controlli, ma chiedono che avvengano più spesso. (Paola Springhetti)
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