Con Tajiki sono quattro le persone giustiziate quest’anno in Iran e che erano minorenni all’epoca del reato, nonostante abbia sottoscritto la Convenzione ONU per i diritti delle bambine e dei bambini
di Marina Zenobio
Le autorità iraniane hanno eseguito la condanna a morte del giovane Alireza Tajiki, aveva 15 anni quando fu arrestato,16 quando il tribunale della provincia di Fars, nel sud dell’Iran, lo dichiarò colpevole di omicidio e di “relazioni sessuali forzate tra uomini”, 21quando è stato impiccato, giovedì scorso.
Amnesty International, che ha seguito il caso, considera che il processo al giovane è stato ingiusto e basato sopratutto su confessioni estorte con la tortura. Inoltre ha informato che le autorità di Teheran non hanno rispettato gli “accordi presi in virtù del diritto internazionale” e “hanno dimostrano il più crudele disprezzo per i diritti dell’infanzia”.
“Questo vergognoso atto segna un punto di flessione cruciale per l’Iran e rende evidente la falsità delle affermazioni della autorità quando assicurano di avere un autentico sistema di giustizia per i minori” ha denunciato in un comunicato Magdalena Mughrabi, direttrice di AI per il Medio Oriente e il Nord Africa.
“L’esecuzione di Tajiri, e di tutti gli altri, costituisce una violazione degli obblighi contratti dall’Iran con la Convenzione dell’ONU sui diritti dei bambini, che ha ratificato circa vent’anni fa” la aggiunto Mghrabi aggiungendo che “l’Iran sta dimostrando di non avere la minima intenzione di applicare delle riforme per salvare almeno la vita di persone condannate quando erano minorenni”
Questo accade in un paese dove, nel 2013, la riforma del Codice penale aveva abolito la pena di morte per i minorenni, e dove il giudice ha la discrezionalità di sostituire la pena di morte con una pena alternativa se determina che la persona non aveva ancora raggiunto la maturità necessaria al momento del delitto. Eppure con Tajiki sono quattro le persone giustiziate quest’anno nella Repubblica islamica e che erano minorenni all’epoca del reato.