Da Salvini a Gentiloni, da Travaglio alla Cei: come l’inumano è diventato moneta corrente. Come fermare il delirio autoritario, crudele e nazionalista?
di Franco Turigliatto
Questi insopportabili e cupi mesi dell’estate del 2017 segneranno a fondo la storia del nostro paese.
La disumanità per la prima volta è diventata sentimento e comportamento comune nell’opinione pubblica; dopo essere stata sdoganata ed anzi legittimata, come un veleno letale sta percorrendo il corpo dell’intero paese. Essa costituisce la condanna a morte per i migranti e nello stesso tempo è portatrice di futuri disastri antidemocratici sociali e politici per tutti coloro che vivono in Italia; solo se saremo capaci di costruire una azione sociale e di massa nei prossimi mesi che la combatta a fondo insieme ai suoi propugnatori possiamo sperare di disperderla.
Come l’inumano è diventato moneta corrente
Sia ben chiaro: la disumanità è stata sempre presente, non solo nelle ferree leggi del capitale, ma in molte forze politiche. Essa era però, pur sempre, un tabù; solo le forze più estreme della destra avevano il coraggio di esprimerla apertamente, solo in parte diventava luogo comune nei discorsi del bar, sui mezzi pubblici o sulle spiagge. Solo Salvini insieme alle forze fasciste ed alcuni orrendi giornali della destra osava manifestare a voce alta le sue idee reazionarie e razziste.
Tanti altri, per ipocrisia, per conformismo istituzionale, per opportunità, per la storia di un paese segnato dai grandi movimenti solidali di massa delle classi lavoratrici in tempi ancora non lontani e dalla stessa azione pietista e solidarista della Chiesa, si guardavano bene dall’esprimere certe pulsioni profonde attivate dalla grande crisi epocale e di civiltà del capitalismo. Si sa che l’ipocrisia è pur sempre un omaggio alla virtù.
Ma in queste settimane di fronte all‘immane dramma dei migranti, segnato dal rifiuto delle classi dirigenti italiane ed europee di farsi carico dei disastri che le loro politiche in Africa e Medio Oriente hanno prodotto, queste barriere sono cadute. Come ha scritto Revelli su il manifesto del 8 agosto: “Senza trovare quasi resistenza con la forza inerte dell’apparente normalità, la dimensione dell’”inumano”, è entrata nel nostro orizzonte”.
Poche sono le voci, per altro senza grandi mezzi e possibilità, che si sono alzate contro questa barbarie, i siti della sinistra radicale ed anticapitalista, un giornale come il manifesto , (tra gli altri con Viale e Mastropaolo)qualche singolo, ma isolato intellettuale e giurista democratico, alcuni settori cattolici e le organizzazioni non governative, queste ultime prese di mira come capri espiatori.
Un governo infame
Il governo Gentiloni passerà alla storia come uno dei governi più reazionari ed anche violenti della storia italiana; avrà sulla sua coscienza la disperazione e la morte di altre migliaia di esseri umani che fuggono guerra, fame, disastri climatici. Dietro il suo aplomb discreto così diverso dalle esternazioni propagandistiche di Renzi nasconde un’anima nera già manifestatasi in numerosi atti sociali ed economici che l’ha spinto con estrema determinazione ed immediatezza a porre fine, costi quello che costi in termini di vite umane, agli arrivi dei migranti sulle coste italiane. E lo ha fatto in stretta connessione con gli altri governi europei non meno responsabili delle tragedie del mare Mediterraneo e delle sabbie del Sahara.
I deboli e fragili corridoi di passaggio dall’Africa all’Europa, già fortemente ridotti dalla chiusura dall’operazione “Mare Nostrum” col passaggio all’operazione Frontex (il cui nome già indica lo scopo di respingere i migranti), ma tenuti parzialmente aperti dall’azione delle organizzazioni umanitarie nel Mar Mediterraneo, dovevano essere definitivamente chiusi. I migranti dovevano essere rimandati nei lager libici e “la presunta invasione” dovrà essere fermata già prima, nei deserti. Il messaggio è fin troppo chiaro; chi fugge da una situazione insostenibile può morire, ma deve morire il più lontano possibile, lontano dai nostri occhi.
L’uomo che ha realizzato per conto del governo questa “nuova strategia”, come lui stesso l’ha definita, “evitando un’estate di caos” si chiama Minniti, è il Ministro degli interni. Di fronte alle critiche di altri ministri per una scelta così estrema, ha immediatamente ricevuto il pieno sostegno non solo di Gentiloni, ma del Presidente della Repubblica. Minniti ha una formazione e un curriculum che calzano perfettamente con la funzione mortifera che sta svolgendo: quella di un Pci di destra tutto legge ed ordine, stalinista e statalista del tutto ligio alle strutture e alla funzione dello stato borghese.
Il delirio autoritario, crudele, disumano, reazionario e nazionalista
Ma per fare questo, per farlo accettare, occorreva che il sentimento di inumanità sotto traccia in larghi settori della società fosse completamento liberato e “giustificato”, occorreva che i migranti, le vittime, diventassero fino in fondo un altro da sé, un pericolo minaccioso, cancellando le ragioni per cui fuggono, fossero disumanizzati colpevolizzando e svilendo i soccorritori all’occhio dell’opinione pubblica. In questo clima di sconfitta del movimento dei lavoratori e democratico e di sonno della ragione, i media e i razzisti di ogni genere hanno potuto produrre così l’ulteriore involuzione della coscienza in larghissimi settori della società, quello che quello che Patrizio Gonnella su il manifesto del 9 agosto definisce “un delirio autoritario, crudele, disumano, reazionario e nazionalista”.
Gonnella denuncia il deragliamento della “zona grigia borghese” che pure in passato aveva manifestato rispetto per coloro che in nome dell’umanitarismo entravano in conflitto con le istituzioni, specificando che: “Quando i partiti di maggioranza (quasi per intero il PD, di opposizione M5S e Lega in primis) movimenti extraparlamentari di destra, pezzi della magistratura, media di massa e opinionisti di vario tipo,.. si muovono tutti con lo stesso linguaggio e nello stesso solco c’è seriamente da preoccuparsi”.
Gli uomini del governo e del PD per raggiungere i loro scopi diretti (stoppare le migrazioni), e indiretti (le prossime elezioni) insieme ai tanti sicofanti e reggicoda presunti difensori della legalità infrangono le leggi più sacre del mare e le fondamentali Convenzioni internazionali che alle prime si ispirano.
E’ la grande vittoria di Salvini e dei fascisti. Per questa strada non si può certo escludere che parti significative di un elettorato arrabbiato e sfiduciato nelle prossime elezioni finiscano per scegliere il partito razzista originale alla sua copia “di sinistra” (??!!)
L’anima nera dei 5 Stelle e le contraddizioni de Il Fatto quotidiano e La Repubblica
Un ruolo fondamentale in questa deriva perversa l’ha svolto il sedicente partito della onestà e della legalità, il M5S. Non ci sono parole per denunciare la funzione svolta in questi mesi contro i migranti e le organizzazioni non governative dal M5S di Grillo e Di Maio. Si è appieno rivelato il suo profondo opportunismo politico, la sua vena reazionaria e l’essere un ulteriore strumento nelle mani delle forze borghesi, un nemico dei lavoratori; questi hanno solo da temere, come sarebbe per le altre forze politiche maggiori, un suo arrivo al governo.
Molto significativo e negativo è anche che un personaggio come Travaglio e il suo giornale, Il Fatto Quotidiano, si siano incamminati su questa strada perversa per sostenere la campagna politica del M5S. Lo hanno fatto in modo aperto contro le ONG, con le interviste ai magistrati che le hanno inquisite, con i titoli del giornale, cercando poi di preservare la loro “anima” e una parte dei loro lettori con interviste od articoli che andavano in altra direzione: complessivamente un disastro vergognoso.
Per quanto riguarda “La Repubblica”, la sua direzione, sembra essere stata spaventata dalla corsa verso l’abisso e ha cercato di salvare la faccia e di contenere l’inumanità dilagante facendo scendere in campo le sue maggiori firme, il direttore Calabresi (“Perché non vinca la propaganda” 8 agosto), l’ex direttore Ezio Mauro (“L’inversione morale” 9 agosto) che scrive: “Di questa estate italiana resterà una svolta nel senso comune dominante, dove per la prima volta il sentimento umanitario è finito in minoranza. E peserà sul futuro.” Massimo Giannini il 6 agosto (“Il silenzio della sinistra”) arriva a scrivere. “C’è solo una cosa che indigna di più, di fronte all’insopportabile ondata della “mitologia social-xenofoba”: l’eclissi della sinistra, la scomparsa della società civile. Non un pensiero, non una parola che riescano non dico a confutare (sarebbe chiedere troppo, in questi tempi di buio culturale) ma almeno ad arginare l’uso politico della paura e dell’odio contro i migranti. Solo un silenzio colpevole, che asseconda quiescente (se non addirittura consenziente) il cosiddetto “sovranismo” della destra, che lucra rendite elettorali all’incrocio fatale tra il malessere identitario e l’impoverimento economico”.
Giusto, solo che Giannini sta parlando di una sedicente sinistra e per di più mette nello stesso sacco i progressisti di governo e quelli di piazza. Non ci risulta che La Repubblica e lui stesso abbiano dato voce alle forze della “sinistra di piazza”, e tanto meno che abbiano valorizzato la sua opposizione al governo e alle sue scelte, a partire dal rigetto delle politiche di Minniti.
Per di più La Repubblica non è certo esente da gravi responsabilità. Con tanti suoi articoli, con le sue titolazioni ha favorito la dislocazione dell’opinione pubblica in senso reazionario, oltre ad essere uno strumento di sostegno del governo e del PD.
Dare a Cesare….
Infine diamo a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio.
I vescovi cattolici si sono schierati a fianco del governo e di Minniti, in aperta contraddizione con importanti settori del popolo cattolico. Il messaggio è chiaro ma altrettanto chiaro è il silenzio totale in questa materia del Papa, così tanto apprezzato anche a sinistra, mentre le cronache giornalistiche lo danno intento a cercare di comprendere l’attuale società attraverso l’opera di Bauman e ad approfondire gli Esercizi spirituali di Ignazio Loyola. Certo, gli esercizi spirituali perché gli esercizi materiali della Chiesa sono strettamente collegati ai poteri terreni dominanti; la Redenzione è pur sempre per un altro mondo.
Il silenzio della classe deve finire per ritornare umani
Ma oltre al silenzio di una certa sinistra collegata alla borghesia, c’è un altro silenzio che pesa ancor più sulle dinamiche sociali attuali, è quello delle forze sindacali confederali che semplicemente non hanno espresso né parola, né iniziativa alcuna. Non è un caso perché i loro gruppi dirigenti sono legati da tempo alle compatibilità capitalistiche a cui hanno assoggettato le lavoratrici e i lavoratori provocando la loro apatia e passività.
E infatti è proprio la presenza e l’azione del movimento operaio come soggetto politico che manca in questa fase storica e che accentua a dismisura le dinamiche così negative che abbiamo richiamato. E’ difficile, anzi impossibile, costruire la solidarietà tra gli sfruttati, renderla credibile, smascherare i personaggi alla Salvini e alla Meloni, contrastare la banalizzazione dell’inumanità e le divisioni senza l’iniziativa attiva della classe.
La classe lavoratrice è storicamente il soggetto portatore della giustizia, della solidarietà e prima ancora della democrazia. E’ certo vero che non sempre su grandi questioni civili e dei diritti, siano state le forze del movimento dei lavoratori ad esserne gli iniziatori, ma è anche altrettanto vero che solo con l’attivazione e l’assunzione da parte della classe di queste tematiche è stato possibile coinvolgere l’intera società e vincere grandi battaglie battendo padroni ed avversari politici. L’elenco è lungo, dal voto alle donne, al divorzio, alla legge per l’interruzione della gravidanza, alla difesa dei diritti democratici della costituzione com’è avvenuto ancora il 4 dicembre 2016.
Resta un soggetto fondamentale per la difesa della solidarietà contro le barbarie incombenti; serve una sua riattivazione intorno a un programma di difesa dei suoi diritti sociali ed economici quindi di unità di tutti i lavoratori, quindi di solidarietà coi migranti. Anche perché il movimento dei lavoratori è chiamato a fronteggiare questa nuova sfida inevitabile, come rispondere ai drammatici rivolgimenti in corso e alle nuovi migrazioni? Prima trova un programma coerente, lavorando per l’unità di tutti gli sfruttati e prima sarà possibile prospettare un nuovo futuro di giustizia contro ogni tipo di barbarie.
Per questo le pur modeste forze della sinistra radicale ed anticapitalista sono egualmente importanti. La loro voce è modesta, ma tanto più necessaria perché oggi occorre andare contro controcorrente e serve il loro massimo impegno. Nelle prossime settimane, nell’autunno devono spendere tutte le loro forze per cercare di rianimare un ciclo virtuoso di lotta sociale, combattendo contemporaneamente i padroni e il suo governo e le forze della destra razziste e fasciste.
Spetta a loro il compito di ridare credibilità alla battaglia per la giustizia sociale, i diritti, la solidarietà degli sfruttati, cioè aiutare uomini e donne, le classi lavoratrici a riprendere la loro umanità.