I segni sul corpo di Macarena Valdés, attivista cilena contro la costruzione di una centrale idroelettrica nella Regione dei Fiumi, non dicono “suicidio” ma “omicidio”
di Marina Zenobio
E’ passato poco più di un anno da quando, il 22 agosto del 2016, l’attivista ambientalista Macarena Valdés è stata trovata morta nella sua casa di Tranquil, nel territorio Mapuche di Panguipulli, Regione dei Fiumi, 850 chilometri a sud di Santiago del Cile. A trovarlo il più grande dei suoi tre figli di soli 11 anni e frettolosamente la Procura locale archiviò il caso come suicidio per impiccagione. Una versione a cui però non hanno mai creduto né il marito, Rubén Collìo, né le sue e suoi compagni di lotta impegnati da tempo in una dura battaglia contro la costruzione della centrale idroelettrica sul rio Tranquil portata avanti dalla holding austriaca RP Global. “I segni sul corpo della donna – denuncia il Coordinamento Giustizia per Macarena Valdés, che riunisce più di trenta tra organizzazioni sociali, ambientaliste e studentesche che esigono verità e giustizia per la morte l’attivista cilena – contraddicono ogni ipotesi di suicidio” ad avvalorare la tesi dell’omicidio ci sono poi le minacce di morte ricevute da Macarena pochi giorni prima della sua morte da parte di sconosciuti su una jeep della RP Global protetta dai carabinieri che “consigliavano” alla donna e ad altri attivisti di “astenersi dalla lotta contro la costruzione della centrale idroelettrica o ne avrebbero pagato le conseguenze.”
La “negra”, come veniva chiamata affettuosamente Macarena dai suoi cari e compagni, ha pagato il suo impegno con la morte ma il coordinamento che chiede giustizia e verità a suo nome da un anno non si è fermato mai. Ha raccolto tutte le prove possibili e le ha presentate alla procuratrice Ana Maria Anbalòn, all’inizio di agosto il caso è stato presentato al Consiglio dell’Onu per i diritti umani, il 9 agosto il medico forense internazionale Luis Ravanel Zepeta ha raccolto tutte le prove per richiedere la riesumazione e l’autopsia del corpo di Macarena da parte del Servizio di medicina legale. Secondo Ravanel Zepeta l’esame autoptico fatto il giorno dopo la morte dell’attivista mapuche risulta incompleta e, soprattutto, si evidenziano segni di una impiccagione post mortem. Cosa che non coincide con il referto dell’autopsia che parla di suicidio per impiccagione. Dubbi ragionevoli che devono far riaprire il caso. Il rappresentante legale della famiglia di Macarena Valdés, Marcelino Collio ha accusato di negligenza gli organismi preposti per la mancanza di risposte alle richieste della comunità. Finora la burocrazia cilena ha trovato ogni forma per rallentare il percorso verso la nuova perizia richiesta dalla famiglia, dalle compagne e dai compagni di Macarena. Nei prossimi giorni la procura locale dovrebbe esprimersi se riaprire il caso o archiviarlo definitivamente.
Per fare maggiori pressioni in tal senso, in occasione del primo anniversario di quello che sembra essere sempre con più evidenza un assassinio, il Coordinamento Giustizia per Macarena ha organizzato una giornata di protesta a livello nazionale e sono state tantissime le iniziative, le assemblee e le marce che hanno chiesto giustizia per la “negra”, da Valdivia a Santiago, da Panguipulli a Tranquil.
Gli abusi della RP Global
La costruzione della centrale idroelettrica, contro la quale Macarena si batteva, è iniziata nell’ottobre del 2015 senza che fosse stato redatto, da parte del Servizio di valutazione ambientale cileno alcuno studio sull’impatto per l’ecosistema locale e senza consultare le comunità mapuche che vivono nella zona interessata dal progetto e che si sono rese conto di cosa stava accadendo solo quando hanno visto arrivare le ruspe e i macchinari della RP Global. Inoltre, denuncia l’Osservatorio latinoamericano sui conflitti ambientali (Olca), il devastante terremoto del 1960, distrusse diverse abitazioni proprio dove ora la multinazionale austriaca sta sbancando, e dove sono rimaste sepolte diverse persone della comunità di Panguipulli.
[…] foto tratta da Popoffquotidiano […]