Il teologo Leonardo Boff difende Lula, che potrebbe scendere in campo alle prossime presidenziali, e attacca il governo Temer definendolo “vendepatria”
di Leonardo Boff
a cura di Marina Zenobio
Lo scorso 28 agosto, in una intervista a Radio Itatiaia di Belo Horizonte, l’ex presidente brasiliano Inácio Lula da Silva ha “minacciato” che, se sarà necessario a non far vincere l’opposizione, per le prossime elezioni presidenziali del 2018 potrebbe scendere di nuovo in campo. “Sinceramente – ha dichiarato Lula – spero ci siano altre persone disponibili. Ma se l’opposizione pensa di vincere, se pensa che non ci sarà duello e che il Partito dei Lavoratori è finito, può essere sicura di una cosa, se necessario io entrerò in campo e lavorerò affinché l’opposizione non vinca le elezioni”.
Nonostante la condanna di primo grado per corruzione inerente all’inchiesta Petrobras, Lula alza il tiro ma l’opposizione sta già da tempo montando una campagna diffamatoria nei suoi confronti per distruggere il “mito” di Lula, campagna diffamatoria alla quale risponde, tra i primi, Leonardo Boff, teologo brasiliano, esponente della Teologia della Liberazione, corrente progressista della chiesa cattolica latinoamericana.
Popoff propone un articolo firmato da Leonardo Boff e pubblicato il 30 agosto scorso su Alainet, America Latina in Movimento.
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La gravità della nostra crisi generalizzata ci fa sentire come una barca alla deriva, alla mercé dei venti e delle onde. Il timoniere, il presidente (Michel Temer, ndt) è accusato di reati, circondato da marinai-pirati per la maggiora parte (con nobili eccezioni) ugualmente corrotti o accusato di altri reati. E’ incredibile che un presidente, detestato dal 90% dei brasiliani, senza alcuna credibilità né carisma, voglia governare una barca alla deriva.
Non so se è ostinazione o vanità elevata ad un livello stratosferico. Tuttavia, impavido, continua ad essere lì, nel palazzo, comprando voti, elargendo benefici, corrompendo chi è già corrotto per evitare che rispondano, davanti al STF (Supremo Tribunale Federale, ndt), alle dure accuse di cui è imputato. Praticamente è prigioniero di sé stesso perché, dovunque appaia in pubblico, presto arriva il grido “Fuori Temer”.
E’ una vergogna internazionale essere arrivati a questo punto, dopo aver conosciuto l’ammirazione di tanti paesi per le coraggiose politiche in favore della gran maggioranza dei poveri, grazie ai governi progressisti di Lula e Dilma.
La diffamazione, sostenuta da gruppi legati all’establishment internazionale che vogliono allineare tutti alle loro strategie, può cercare di demonizzare la figura di Lula e di annullare il merito dei benefici che l’ex presidente ha dato ai diseredati del paese. Ma non riusciranno ad arrivare al cuore del popolo […] perché nonostante gli errori e gli equivoci, è innegabile che Lula ha sempre amato i poveri ed è stato sempre dalla loro parte. Più che il pane, la luce, la casa, l’accesso all’istruzione tecnica o superiore, lui ha restituito la dignità; ora siamo persone non più condannate all’invisibilità sociale.
Vogliono distruggere Lula come leader politico e come persona. Non ci riusciranno perché la menzogna, la deformazione, la volontà rabbiosa e persecutoria di un giudice giustiziere, che giudica più con la rabbia che con il diritto, non potrà mai sfigurare chi si è trasformato in un simbolo e in un archetipo, in Brasile e nel mondo.
Dicono gli psicoanalisti junghiani che chi si trasforma in un simbolo per la storia della sua vita e per il bene che ha fatto agli altri, diventa indistruttibile. Si è trasformato nel simbolo di un potere politico a beneficio dei più poveri, nella nostra storia segnata da molte ferite. Il simbolo penetra profondamente nelle persone. Salva le parole. Parla per sé stesso. Il simbolo possiede un carattere numinoso che attira l’attenzione, anche degli scettici. Il carisma è l’irradiazione più potente che conosciamo. Lula ha questo carisma che si traduce nella tenerezza per gli umili e nel vigore con cui porta avanti la sua causa libertaria. Essi, prima privi di voce, si sentono rappresentati da lui.
Oltre a simbolo, Lula si è trasformato nell’archetipo di leader attento e servitore. Questo tipo di leader, secondo gli stessi analisti junghiani, serve una causa più grande di sé stesso, la causa dei senza nome e senza alternative. Sostengono anche che questo tipo di leader fa cose che sembrano impossibili. Evoca nei suoi seguaci gli archetipi che superano sé stessi nell’ombra e si sentono parte della società. Ciò si evince nelle parole di molti che dicono: “nel votarlo abbiamo votato uno di noi. Fino ad allora dovevamo votare i nostri oppressori, ora votiamo qualcuno che è uno di noi e che può rafforzare la nostra liberazione”.
L’azione politica di Lula ha una rilevanza storica. Lula è cosciente della sfida formulata da uno dei migliori tra noi, Celso Furtado, nel suo libro “Brasile, la costruzione interrotta” (1992): “La questione è sapere se abbiamo futuro come nazione che conta nella costruzione del divenire umano. O se prevarranno le forze impegnate ad interrompere il nostro processo storico verso la formazione di uno Stato-nazione”
Ciò che fa male è constatare che il governo attuale è impegnato ad interrompere questo processo violando la democrazia e la Costituzione, con aggiustamenti e privatizzazioni fino alla vendita delle terre nazionali agli stranieri.
Si lasciano neo-colonizzare per essere meri esportatori di materie prime, invece di creare le condizioni favorevoli per portare a termine la fondazione del nostro paese. Oltre che corrotti sono vendepatria, cinicamente indifferenti alla sorte di milioni di persone che dalla povertà stanno cadendo nella miseria e dalla miseria nell’indigenza.
Dobbiamo ricordare i nomi di questi politici traditori delle speranze popolari. Rappresentano solo i loro interessi personali e corporativi o degli impresari che finanziano le loro campagne, invece che gli interessi collettivi del popolo. Che le urne li condannino, negandoli la vittoria attraverso il voto.