In Francia, dilaga il malcontento nel settore dell’automobilistica, la lotta degli operai di GM&S e la ripresa delle lotte generali contro la Loi Travail
da Poitiers, Ilaria Fortunato
In Francia dilaga il malcontento per le centinaia di operai dell’industria automobilistica GM&S a rischio di licenziamento che hanno manifestato questo martedì presso il sito Peugeot di Poissy, nell’Yvelines, prima che questo venisse evacuato dalle forze dell’ordine.
In attesa del giudizio del tribunale di Poitiers, che giovedì si esprimerà sulla proposta di recupero lanciata dall’impresa d’equipaggio GMD e che prevede la preservazione di 120 posti di lavoro su 277, la collera dei lavoratori non mostra alcun cedimento bensì una solida coordinazione e solidarietà operaie che si sono rivelate nel corso delle numerose operazioni di occupazione e di blocco della fabbrica negli scorsi mesi, brandendo come risultato non solo gli intensi disagi provocati al traffico automobilistico, ma una perdita economica per i padroni di oltre sei milioni di euro.
“Difendiamo i nostri impieghi, il nostro futuro”, ha dichiarato Franck Cariat, delegato sindacale CGT e operaio presso l’industria GM&S da più di 20 anni.
La direzione padronale, tuttavia, sull’onda della difesa di un sempre più feroce capitale, non ha cambiato le carte in tavola: l’amministratore delegato del gruppo automobilistico PSA (il cui fatturato annuale supera il miliardo di euro), Carlos Taveres, predilige la dislocazione della produzione dei pezzi automobilistici al fine di ridurre la spesa aziendale e massimizzare i profitti, a scapito di una classe lavoratrice sempre più abusata dalla ferina competitività del mercato capitalistico.
Malgrado le pressioni esercitate dal governo, le intimidazioni espresse nei confronti dei salariati e le minacce di ricorso a possibili procedimenti giudiziari in seguito alla cessazione dell’attività lavorativa durante il mese di maggio, gli operai GM&S si dichiarano pronti a ricominciare la lotta al fine di poter difendere, con fermezza, la globalità delle loro rivendicazioni.
Il conflitto si farà più duro, hanno dichiarato i lavoratori, se non si potrà raggiungere lo scopo previsto in partenza. Questi esigono, infatti, che “il sito di La Souterraine viva. Non sei mesi o un anno, ma con una strategia industriale chiara, netta e precisa”, come aveva dichiarato Dénis Bréant, sindacalista della CGT metallurgia, durante la mobilitazione che avuto luogo il maggio scorso.
Nel caso in cui questa richiesta non venga soddisfatta, i sindacati hanno prontamente reclamato, inoltre, 75mila euro di indennità extra-legale per ciascun licenziato e un “degno piano sociale” per un personale che supera la media dei 50 anni di età.
Quello che è chiaro, è che l’attuale situazione nella quale versano gli operai dell’industria automobilistica non è un caso isolato. Questo si iscrive, infatti, nelle politiche antisociali messe in atto dal governo Macron e nelle linee direttive della rivisitata Loi Travail che, con l’inversione della gerarchia delle norme e l’eliminazione progressiva della rappresentanza sindacale, tenta di affermarsi con pugno di ferro contro una classe operaia sempre più stremata e le cui pressioni da questa subite aprono varchi monumentali verso un piano sempre più legittimo di licenziamenti abusivi. Il Medef (la francese Confindustria) fa scendere in campo contratti ben più caduchi dei CDD (contratti a tempo determinato) e la precarietà si fa parola d’ordine con delle remunerazioni che si modificano sulla base della singolarità dell’esigenza imprenditoriale e che si rivelano esenti dall’osservanza di normative collettivamente stabilite. Anche le indennità in caso di licenziamento illegale vengono arbitrariamente ridotte, così come le legali tempistiche di ricorso.
L’appello lanciato dalla CGT vede dunque la giornata del 12 settembre come debutto di una nuova mobilitazione e si prepara a costruire un fronte comune di lotta per far fronte agli attacchi sempre più irriverenti della Loi Travail “XXL” (contratti di lavoro negoziati a livello aziendale e non più nazionale; meno regole per le aziende con meno di 50 dipendenti; liberalizzazione dei contratti a tempo determinato) contro la classe lavoratrice. La necessità di uno sciopero generale che spinga il paese verso un arresto economico contro le leggi del profitto del mercato capitalistico si fa sempre più viva, e come gli operai di GM&S hanno mostrato, l’autoorganizzazione e la l’unità sociale tra i vari settori della classe proletaria costituiscono una forza di mobilitazione inamovibile per ogni movimento sociale. Per di più, la classe operaia non si identifica come il solo e unico bersaglio delle politiche del grande padronato: il governo Macron ha infatti già adottato strategie finanziarie a detrimento della classe studentesca, attraverso la riduzione degli APL (sovvenzioni statali che contribuiscono al pagamento dell’alloggio), e a favore di un elitismo sempre più marcato con la riduzione delle tasse sulla fortuna ed una futura selezione universitaria che circoscriverà l’accesso alla cultura ad una sempre più ristretta classe sociale.
La giornata del 12 settembre sarà dunque un momento di convergenza per tutte le branche sociali colpite dalle leggi anti-operaie e anti-studentesche del governo Macron, nella speranza che questa costituisca la prima fase di una lunga e determinata mobilitazione adeguatamente supportata dalle organizzazioni sindacali, al fine di impiegare a dovere tutta la forza della lotta di classe.