In Giordania abrogata la legge che obbliga le donne a sposare l’uomo che le ha stuprate. Ma la cultura del matrimonio riparatore per salvaguardare l’onore della famiglia è dura a morire
di Marina Zenobio
Il Parlamento giordano lo scorso agosto ha votato a favore dell’abolizione dell’art.308 del suo Codice Penale che obbliga le vittime di violenza sessuale, anche se minorenni, a sposare il proprio stupratore “per proteggere – recita la legge – l’onore della famiglia”. Una legge che permette anche allo stupratore che sposa la sua vittima di eludere la legge. L’articolo, in vigore dal 1960, precisa che “se si registra legalmente un matrimonio tra l’aggressione e la vittima, qualsiasi procedimento penale sarà interrotto. Nel caso in cui la sentenza fosse stata già emessa, la stessa sarà sospesa”.
L’abrogazione dell’art. 308 è stata approvata dal parlamento su raccomandazione del comitato di giudici formato per lavorare sulla riforma del Codice Penale, riforma che lo scorso aprile aveva ottenuto l’appoggio dell’esecutivo. La parola ora passa al Senato ma le previsioni fanno ben sperare che la decisione sarà la stessa. Ultimo però che dovrà dare il beneplacito definitivo è Re Abdulla II.
Le donne come corpi
Le aree più conservatrici della società giordana subordina ancora la vita delle donne all’“onore della famiglia”. La parlamentare giordana Wafa Bani Mustafa in una intervista ha dichiarato che spesso i genitori accettano questi matrimoni per ridurre al minimo “la vergogna”, sottolineando però che nessuna ragazza dovrebbe essere “presentata come un regalo” al suo stupratore.
Durante il dibattito parlamentare alcune voci sostenevano che era necessario lasciare l’opzione del matrimonio alle vittime per “proteggerle dallo stigma sociale”, secondo quanto riportato da Ap. A questo riferimento l’avvocata Eva Abu Halaweh, direttrice del gruppo a difesa dei diritti umani Mizan for Law, ha spiegato che percezione del matrimonio riparatore per coprire lo stigma, mette in evidenza il problema di come vengono considerare le donne nel Diritto e nella società giordana, e ha dichiarato che “La legge qui vede ancora le donne solo come corpi, vincolati al cosiddetto onore”. Comunque, anche se mancano dei passaggi per l’abrogazione definitiva dell’art. 308, le associazioni a difesa dei diritti delle donne festeggiano.
“E’ una vittoria per le associazioni ma soprattutto per le vittime di violenza che sarebbero altresì destinate a una vita di abusi. Ora dobbiamo migliorare la legge” ha dichiarato l’avvocata Abu Halaweh riferendosi al reato di stupro.
Da parte di Donor Direct Action , la fondatrice Jessica Neuwirth aggiunge che ora “la Giordania non solo deve assicurare l’applicazione della legge ma anche dare adeguato sostegno alle migliaia di donne che nel corso dei decenni sono state costretta a sposare i propri strupratri e dai quali ora possono finalmente separarsi. Spetta al governo giordano recuperare le risorse per il loro recupero psico-fisico e per il sostegno legale”
Ancora violenza in altri paesi
Secondo Human Right Watch anche altri paesi del Medio Oriente come Libano, Baharain, Irak, Kuwait e Siria hanno ancora articoli simili al 308 del codice penale giordano, così come Algeria, Filippine e Tajikistan. La stessa legge è stata invece già abolita in Tunisia, Egitto e Marocco. In quest’ultimo paese è stata eliminata nel 2014, dopo il suicidio di una minorenne obbligata a sposare il suo stupratore. Ma la cultura patriarcale anche qui è ancora più dura a morire per cui in Marocco, nonostante sia illegale, l’obbligo di sposare il proprio stupratore vige nella pressione sociale e familiare.
Come resta comunque vigente, in tutti questi paesi, “il delitto d’onore”, non riconosciuto dalla legge ma ugualmente giustificato, tollerato e relativamente punito. In molti casi la donna uccisa per “difendere l’onore della famiglia”, davanti le autorità viene fatta passare come suicida o morta a causa di un incidente. E mariti, padri, fratelli, zii o cugini non hanno difficoltà a farsi credere.