Tiburtino III, ai domiciliari per furto la donna che aveva detto di essere stata sequestrata dagli ospiti di un centro della Croce rossa dando la stura alla canea razzista
di Francesco Ruggeri
E’ stata arrestata dai carabinieri per furto P.P., la donna che a fine agosto raccontò di essere stata ‘sequestrata’ da alcuni migranti tra i cancelli del presidio umanitario di via del Frantoio, alla periferia di Roma, innescando un assedio di alcuni residenti al centro e la consueta gazzarra fascistoide di gruppi come Roma ai romani, Casapound, Forza Nuova e Fratelli d’Italia che, in zona si contendono il lascito elettorale del senso comune più becero e razzista. Secondo quanto si è appreso, la donna è stata sorpresa ieri mattina all’esterno di un supermercato del quartiere con una busta piena di prodotti appena rubati e si trova ora ai domiciliari. Il suo arresto è stato convalidato ai domiciliari, e disposto l’obbligo di firma da parte del giudice monocratico di Roma. Nessun cenno di autocritica da parte di blasonati giornali che, in quelle ore, parteciparono alla messa in moto della macchina del fango contro i migranti. Intanto, la destra estrema, mimetizzata anche con sigle di sedicenti comitati di quartiere, continua a costruire la guerra tra poveri costruendo artificialmente un problema con i migranti del centro.
Raccontiamo la vicenda perchè è emblematica della dinamica di “invenzione del nemico” con cui sia gruppuscoli di squadristi, sia forze politiche istituzionali, costruiscono il proprio consenso distraendo la città da problemi reali come, nel caso del Tiburtino III, la disoccupazione massiccia, il degrado e gli sfratti nelle case Ater, la chiusura delle piccole attività commerciali, la tossicodipendenza, la scarsità di spazi di socialità e cultura.
In trenta, sabato scorso, sono arrivati nel quartiere i militanti di Fn e Roma ia Romani, formazione animata dal noto Giuliano Castellino, con l’obiettivo ufficiale di “liberare il quartiere” dai non ariani e quello celato di attirare i flash dei cronisti attratti solo dal dispiegamento di forze dell’ordine. «Ogni centro d’accoglienza sarà una trincea non abbiamo nulla da temere, perché il quartiere è dalla nostra parte», ha tuonato Castellino accusando la questura di essere «complice dell’invasione dei migranti». Ma alcuni residenti sono scesi, mentre altri si sono affacciati dalle finestre, per gridare ai manifestanti: «Andate via, Tiburtino non vi vuole». Fratelli d’Italia e Casapound si contendono il “merito” del consiglio municipale straordinario convocato per il 13 settembre dalla giunta a guida pentastellata in evidente imbarazzo per via della canea razzista di cui, però, vorrebbe i voti. E una memoria, la numero 15 del municipio, chiede la chiusura del centro della Croce rossa mentre, obtorto collo, il Campidoglio è stato costretto a dire che quel centro è una risorsa.
«Quel consiglio non deve avere luogo, non possono essere razzisti e fascisti a dettare l’agenda politica dei consigli municipali, peraltro su temi che non sono i veri problemi del quartiere», scrive il Nodo territoriale Tiburtino, cartello di associazioni e cittadinanza attiva antirazzista, ha scritto questo: «Come abitanti di questo territorio quest’oggi ci siamo ritrovati nei locali del IV municipio per contestare la scellerata decisione del consiglio municipale di svolgere un consiglio straordinario mercoledì prossimo a Tiburtino III, su pressione di minoritarie aggregazioni fasciste che soffiano sul fuoco della crisi e delle reali difficoltà che vivono tutte le nostre periferie. Abbiamo atteso l’arrivo della Presidente per fare un’unica richiesta: il consiglio di mercoledì prossimo non deve avere luogo, non possono essere razzisti e fascisti a dettare l’agenda politica dei consigli municipali, peraltro su temi che non sono i veri problemi del quartiere, come abbiamo piùvolte denunciato. Siamo consapevoli che la responsabilità di convocare questo consiglio straordinario è di tutti i partiti politici presenti nella conferenza dei capigruppo e sono loro che devono revocare questa decisione. Oppure si assumeranno la responsabilità di aver dato visibilità e legittimità a chi in realtà è il corpo estraneo in questo quartiere come in tutta la città. Chi invece di proporre soluzioni serie concrete solidali, aizza i cittadini in un pericolossissimo scontro del tutti contro tutti. Attendiamo di sapere cosa decideranno. Nel frattempo noi rilanciamo l’appuntamento per l’assemblea pubblica di domani alle 18 al Circolo Arci di via del Frantoio per costruire un percorso di attivazione sul quartiere e ribadiamo che, qualora il consiglio venisse confermato, noi ci saremo, come insieme a tante realtà siamo presenti su questo territorio tutti i giorni per affrontarne i veri problemi. E ribadiamo l’invito a tutta la Tiburtina, tutta la Roma solidale ed antirazzista ad essere al nostro fianco per non lasciare nessuno spazio a razzisti e fascisti!». Luigi Aronica, Maurizio Boccacci, Giuliano Castellino, organizzatori della gazzarra, sono stati accompagnati al locale commissariato di polizia per una denuncia per manifestazione non autorizzata. Forza Nuova aveva provato a girare il divieto spiegando che trattandosi non di una manifestazione o di un corteo ma di una semplice passeggiata per la sicurezza non erano necessari preavvisi. Più o meno la stessa logica utilizzata in occasione di pestaggi da parte di esponenti di questa o quella sigla che vengono rappresentati come virili scazzottate o banali ragazzate.
Tutto è iniziato il 29 agosto. La donna, ora indagata per lesioni aggravate dall’uso di arma, aveva raccontato di essere andata fuori dal centro di accoglienza di via del Frantoio a cercare l’uomo che poco prima aveva tirato i sassi ai suoi figli, di essere stata trascinata per i capelli e sequestrata per circa un’ora assieme al nipote di 12 anni da un gruppo di migranti che avevano chiuso il cancello che dà sulla strada per evitare di farla uscire. Per gli inquirenti avrebbe responsabilità nel ferimento del cittadino eritreo, ricoverato in ospedale con una ferita d’arma da taglio alla schiena, con una prognosi iniziale di 30 giorni. Quella notte, un gruppo di residenti ha assediato il centro accoglienza per migranti. Un gruppo di eritrei, tra cui donne e bambini, che stava partecipando a una messa organizzata dalla comunità di Sant’Egidio in una parrocchia del quartiere è rimasto bloccato all’interno perché fuori si sono radunati gruppi di destra. Poco prima davanti al centro c’era stato un sit-in di protesta di una trentina di abitanti contro la struttura. «I miei figli che erano davanti casa sono arrivati piangendo – aveva detto PP all’indomani dell’episodio, mostrando lividi e graffi – mi hanno raccontato che un migrante ubriaco gli aveva tirato dei sassi. Così con mio nipote di 12 anni sono andata davanti al centro. Era lì fuori e quando ci hanno visti ci hanno trascinati all’interno per due volte. Saremo stati chiusi dentro per circa un’ora. Ho avuto paura, pensavo di morire». Non era vero niente, pare.
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