Puglia, Aqp è ancora una spa malgrado il referendum e l’esito di un tavolo tecnico. Bugie e silenzi di Emiliano. Lo spettro di una trasformazione in multiutility
di Checchino Antonini
L’acquedotto pugliese è ancora una spa. Emiliano, il governatore della Regione per conto del Pd, non risponde, o risponde male, a chi chiede ragione della mancata ripubblicizzazione del servizio idrico. Dopo aver ignorato le lettere aperte che Riccardo Petrella e Alberto Lucarelli hanno provato a spedirgli dalle colonne del manifesto, è stato inchiodato in pubblico dalla stessa domanda mentre prendeva parte alla festa regionale di Sinistra italiana, partito nato dalle ceneri di Sel, partito del suo predecessore Vendola alla guida della Puglia e anche lui mancato ripubblicizzatore dell’acqua.
Ora, bisogna ricordare che Riccardo Petrella, economista politico, docente universitario, tra le massime autorità del campo ormai tredici anni fa, fu chiamato a guidare proprio Aqp da Vendola ma pochi mesi dopo se ne andò sbattendo la porta perché, a suo dire, Vendola non avrebbe mai ripubblicizzato l’acqua. Seguirono altre promesse e un referendum e, infatti, Aqp, l’acquedotto più grande d’Europa, è ancora una società per azioni, una società di diritto privato.
Alberto Lucarelli, giurista e accademico anche lui, è l’artefice della ripubblicizzazione dell’acqua di Napoli a meno di cento giorni dall’insediamento della Giunta De Magistris e del referendum del 2011. Proprio lui, per conto del Comitato Pugliese “Acqua Bene Comune” ha presentato una proposta completa, sui piani tecnico e giuridico, per sottrarre l’acqua, col prossimo modello di governance per Aqp, alle regole di mercato e alle speculazioni finanziarie, garantendo il diritto all’accesso a tutti i Pugliesi, in linea con la volontà popolare emersa chiaramente dal referendum del 2011.
Ma tre mesi fa si è chiuso il tavolo tecnico paritetico tra Regione Puglia e Comitato, istituito dalla Regione, durante il quale lo stesso Lucarelli ha argomentato e risposto a tutti i dubbi e le criticità avanzate dall’ufficio legislativo e dai consiglieri regionali presenti al tavolo tecnico.
«Insomma – scrive il comitato – Aqp può essere ripubblicizzato – trasformato in azienda speciale di diritto pubblico senza se e senza ma». Ma, dopo tre mesi di silenzio assoluto, intervallati da un cambio nel Consiglio di Amministrazione all’insegna dello “spoil system”, Emiliano si è limitato a ripetere, solo perché incalzato, che “Aqp non può essere trasformato in azienda speciale perché è una società troppo grossa”. «Lo stesso patetico e privo di fondamento refrain dell’anno scorso. Affermazione, priva di alcun fondamento – insiste il comitato – con cui aveva provato a liquidare le istanze di ripubblicizzazione più di un anno fa. Valutazione che non ha neppur avuto risalto nel confronto del tavolo tecnico paritetico, da lui stesso istituito e cui la giunta stessa ha partecipato. Siamo sbalorditi e indignati di fronte a un atteggiamento che non sappiamo se attribuire a pressapochismo e mancanza di onestà intellettuale. Se il Presidente Emiliano intende non ripubblicizzare Aqp fa una scelta politica, non tecnica; si assuma quindi la responsabilità politica, senza prendere in giro i cittadini pugliesi».
A tutti i consiglieri regionali, il comitato richiede la convocazione di un consiglio regionale monotematico che faccia definitiva chiarezza sulle intenzioni della Regione riguardo alla futura governance di Aqp, e che la scelta venga motivata, alla luce degli esiti del tavolo tecnico paritetico e del referendum del 2011. In quell’occasione dovrebbe essere data lettura delle lettere aperte di Petrella e Lucarelli al Presidente Emiliano «pretendendo la risposta che il Presidente non ha mai dato (neanche per cortesia istituzionale!!!)». Anche i sindaci, che vivono il disagio di un acquedotto che non rispetta il diritto all’acqua, tagliando il servizio anche ai meno abbienti, dovrebbero attivarsi, secondo “Acqua bene comune”, a tutela dei propri cittadini attraverso, ad esempio, l’organizzazione di un coordinamento degli enti locali per l’acqua pubblica, come avvenuto già nel 2008.
Regione Puglia e Aqp Spa dovrebbero rendere «finalmente» noti i contenuti del Piano strategico commissionato più di un anno fa a “Bain&Company” sul futuro dell’acquedotto, come chiesto dai Comitati e da alcuni consiglieri regionali a più riprese, in nome del principio di trasparenza. Secondo fonti giornalistiche, tra cui noi di Popoff, addirittura l’oggetto di questo studio riguarderebbe un totale stravolgimento della struttura, della composizione azionaria e delle finalità stesse, facendone una “multiservizi” avente, come oggetto sociale, anche la gestione di rifiuti e di energia in un territorio ben più vasto della Puglia, ed espandendosi nel settore dell’enginering anche in campo internazionale.
«Se questo fosse vero (e non è mai stato smentito) sarebbe osceno che una così profonda e radicale trasformazione si pretenda di realizzarla completamente “a porte chiuse”, escludendo totalmente i cittadini rappresentati sia dai comitati per una corretta e democratica gestione delle risorse idriche, dell’energia e dei materiali da recupero (erroneamente chiamati “rifiuti”), sia dai rappresentanti istituzionali (consiglieri regionali, amministrazioni provinciali e comunali). Rappresenterebbe un atto inedito di inaccettabile involuzione autoritaria. Perché si scrive acqua, ma si legge democrazia», conclude il Comitato pugliese “Acqua Bene Comune” assieme ai soggetti aderenti alla campagna “Acqua e democrazia”.
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