La rivoluzione russa del 1917 ha aperto un orizzonte emancipatorio che non è stato chiuso, nonostante gli inganni e, infine, la brutale restaurazione capitalistica
di Michael Löwy*
“Un simile fenomeno, nella storia dell’umanità, non sarà mai dimenticato (…). Anche se la rivoluzione è fallita (…), la sua profezia filosofica non ha perso la sua forza. Poiché questo avvenimento è troppo importante, troppo connesso agli interessi dell’umanità e la sua influenza troppo grande in tutte le parti del mondo, per non tornare alla memoria dei popoli, in occasione di circostanze favorevoli e al ritorno di nuovi tentativi di questo genere”.
È questo un commento filosofico sulla rivoluzione russa, scritto nel 1998? Non proprio. È Emmanuel Kant sulla rivoluzione francese, nel suo lavoro del 1798 Il conflitto di facoltà! Ma il mio amico Daniel Bensaïd la citava quando discuteva il significato storico dell’Ottobre 1917 …
La rivoluzione russa ha aperto un orizzonte emancipatorio che non è stato chiuso, nonostante le trezze, gli inganni e, infine, la brutale restaurazione capitalistica. I progetti emancipatori radicali del XXI secolo non hanno bisogno di partire da zero: possono basarsi sulle lezioni dell’Ottobre Rosso. Per esempio: per cambiare la società, hai bisogno di un movimento rivoluzionario di massa delle classi subalterne in grado di rovesciare l’apparato statale dominante, di spezzare la griglia della gabbia di ferro capitalistica e di imporre l’appropriazione collettiva dei mezzi di produzione.
Questo non significa che non furono limiti, problemi e contraddizioni, anche nei primi tempi eroici del potere sovietico (1917-23). Nel suo opuscolo sulla rivoluzione russa (1918), scritto in una prigione tedesca, Rosa Luxemburg proclamò la sua solidarietà con i bolscevichi che “hanno salvato l’onore del socialismo internazionale” ma criticò molte delle loro azioni. Alcuni dei suoi commenti critici – sul diritto all’autodeterminazione nazionale o sulla distribuzione della terra ai contadini – sono dubbi, ma altri, in particolare quelli relativi alla democrazia e alle libertà democratiche, sono profondamente rilevanti. Con un intuito profetico, Rosa Luxemburg previde che la limitazione o la soppressione della democrazia e dei diritti democratici nei soviet avrebbero portato alla burocratizzazione e alla dittatura. Il trionfo della burocrazia stalinista dopo il 1924 fu la tragica conferma di questo avvertimento.
Il comunismo nel 21° secolo dovrà includere questa dimensione democratica e libertaria. Ma sono anche comparsi nuovi problemi, che la generazione del 1917 non avrebbe potuto prevedere. Tra questi, la questione ecologica, la distruzione della natura da parte della civilizzazione industriale (capitalista), con conseguenze drammatiche, è forse la più importante. Deve diventare una dimensione centrale nel rinnovamento, nei nostri tempi, del programma rivoluzionario: abbiamo bisogno di una prospettiva eco-comunista.
Credo che ci saranno rivoluzioni emancipatorie anticapitalistiche nel 21° secolo: questa non è una previsione, ma una scommessa. Ma dobbiamo scartare l’illusione disastrosa che saranno una ripetizione della tempesta del Palazzo d’Inverno. Parafrasando il marxista peruviano José Carlos Mariategui: le future rivoluzioni non saranno un’imitazione delle esperienze precedenti, ma la creazione eroica del popolo.
Lunga vita all’immaginazione rivoluzionaria!