Abruzzo. Mobilitazione alla Hatria di Teramo e alla Honeywell di Atessa in difesa dei posti di lavoro. E a Pescara per il diritto alla casa si finisce anche in tenda
da Pescara, Alessio Di Florio
Stanno partendo le lettere di licenziamento. E’ l’ultima svolta negativa della vertenza alla Hatria, storica azienda di sanitari abruzzesi. “Non è ancora finito”, gridano gli operai in un grande evento pubblico con vari artisti locali fissato ad un mese dall’inizio dello sciopero continuativo. Forse il 25 ottobre un incontro al Ministero dello Sviluppo Economico tenterà in “zona cesarini” di salvare tutto. Ma il destino di 55 operai ad oggi sembrano segnati. Un anno fa era partita già la cassa integrazione straordinaria per 170 lavoratori, ormai scaduta. E già nei mesi scorsi i sindacati avevano chiesto chiarezza alla proprietà e alle istituzioni, temendo per il futuro dello stabilimento. La fabbrica nel gennaio 2014 è stata acquistata dalla Cobe Capital, un fondo di investimento americano. E, dichiarò già nel dicembre scorso la CGIL, “non è chiarissimo il motivo per cui questa azienda sia stata acquistata, se per un rilancio, se per spezzettarla, se per una mira speculativa”.
Sono mobilitati da oltre un mese ormai anche i lavoratori della Honeywell di Atessa. Uno sciopero ad oltranza che andrà avanti fino ad ottenere chiarezza sul futuro. E mantenimento degli attuali livelli occupazionali. L’azienda nell’incontro del 17 ottobre al Ministero dello Sviluppo Economico ha dichiarato che entro un mese chiarirà le sue scelte. L’azienda è tutt’altro che in crisi. E negli anni ha sviluppato anche eccellenze di livello mondiale, sottolineano i sindacati. La scelta di delocalizzare altrove, il cui timore ha portato alla mobilitazione i lavoratori, può quindi essere animata solo dalla ricerca di bassissimo costo del lavoro in realtà dove ci sono meno tutele che in Italia. Abbandonando così coloro che per anni hanno dedicato tutto all’azienda, portando agli attuali altissimi livelli. Ancora più duro il commento di Rifondazione Comunista che ha titolato un proprio manifesto “Honeywell Garrett prende i soldi e scappa”. L’azienda, sottolinea il partito guidato da Maurizio Acerbo, “vorrebbe scappare in Slovacchia” dopo aver usufruito di ingenti contributi pubblici (oltre 7 milioni di euro negli anni quanto ottenuto secondo i dati riportati nel manifesto, a cui aggiungere un altro miliardo di euro di risparmio fiscale) per “pagare bassi salari e magari usufruire di nuovi incentivi”. Accanto a lavoratori e sindacati si stanno schierando in massa i rappresentanti istituzionali del territorio. I sindaci in fascia tricolore il 13 ottobre sono anche scesi in piazza con i lavoratori durante le ore di occupazione della SS652 fondovalle sangro. Sabato 14 ottobre il Comune di Lanciano ha organizzato un concerto per raccogliere fondi che sostengano i lavoratori in sciopero, un nuovo concerto con analoga motivazione ci sarà il 29 ottobre a Casalbordino.
Oltre al diritto al lavoro anche in Abruzzo è a rischio il diritto alla casa. Il 10 Ottobre l’Unione Inquilini ha organizzato la sesta giornata nazionale “Sfratti Zero”. In un sit in a Pescara è stata rilanciata la proposta di riutilizzo degli immobili pubblici e privati ad uso abitativo. Servono “azioni concrete, introducendo una tassazione fortissima e progressiva per gli immobili sfitti, con la possibilità per i sindaci di poter attivare lo strumento della requisizione nelle situazioni di più acuta sofferenza abitativa” propongono i rappresentanti locali di Unione Inquilini e Rifondazione Comunista. E proprio a Pescara da mesi una famiglia vive in tenda per protestare contro la situazione abitativa che sta vivendo. La famiglia di Roberto Cucinotta e Alessandra Marsilii, residente ad Alanno, da tempo sta portando avanti un fortissimo scontro il proprio comune. Dopo che la propria casa è stata dichiarata inagibile, a causa di un canale di scolo che Roberto e Alessandra accusano essere “abusivo”, l’amministrazione di Alanno aveva offerto una casa popolare. Ma, presentando anche varie fotografie, la famiglia Cucinotta ha respinto l’offerta per la presenza di “muffa e infiltrazioni”. Anche perché una delle figlie ha seri problemi di asma e quindi non potrebbe viverci.