Confermata carcerazione preventiva per il presidente di Amnesty Turchia, accusato di aver scaricato sul cellulare una app “sovversiva”
di Marina Zenobio
Nonostante un tribunale turco abbia decreto la libertà per dieci degli attivisti di Amnesty International arrestati lo scorso luglio sull’isola di Buyukuda, dove stavano organizzato un convegno sui diritti umani e tra i quali c’era anche la direttrice dell’organizzazione, Idil Eser, un altro tribunale, quello di Smirne, ha prorogato la detenzione preventiva per Taner Kilic, responsabile locale di AI, con l’accusa di terrorismo.
Kilic è detenuto da giugno nel carcere di Izmir, la procura gli contesta il fatto di aver scaricato il programma ByLock, una applicazione di messaggeria ad accesso libero che si suppone sia utilizzata dai simpatizzanti di Fethullah Gülen, il predicatore e politologo turco, studioso dell’Islam che, secondo Ankara, è stato il cervello del tentativo di golpe del 2016. In realtà, dopo il tentativo fallito del cosiddetto golpe, decine di migliaia di persone sono state arrestate per aver scaricato sui propri cellulari ByLock, anche se la stessa Procura ha stimano che il numero degli utenti turchi può superare le 215.000 persone. Kilic, che è stato anche uno degli avvocati di Gabriele del Grande, ha dichiarato di non aver mai scaricato l’app in questione e AI ha incaricato il vaglio da parte di due informatici legali indipendenti che sono arrivati alla conclusione che sul cellulare di Taner non c’è traccia di ByLock.
Kilic e gli altri dieci attivisti erano stati anche accusati di programmare una rivolta popolare durante la marcia del leader dell’opposizione Kemal Kiliçdaroglu (Partito popolare repubblicano), una marcia di migliaia di turche e turchi partita il 15 giugno da Ankara e arrivata a Istanbul il mese dopo, per chiedere giustizia per le migliaia di detenuti e detenute falsamente accusate di terrorismo. Accusa comunque cadute almeno per dieci degli attivisti di AI.
Il segretario generale di Amnesty, Salil Shetty, ha dichiarato in un comunicato che ogni possibile pensiero positivo nei confronti della giustizia turca, provocato dalla liberazione dei dieci militanti di AI, è svanito con la notizia della proroga della detenzione per Kilic. “In 24 ore – ha denunciato Shetty, abbiamo visto le due facce del sistema giudiziario turco. Da una parte concede la libertà dall’altra la toglie con accuse senza fondamento”.
Amnesty International ha promesso che continuerà la sua campagna per la liberazione del dirigente locale dell’organizzazione e di tutti e tutte le militanti impegnate nella difesa dei diritti umani detenute nelle carceri di Erdogan.